Enews 525, mercoledì 2 maggio 2018

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  1. La strada è appena agli inizi. E niente autorizza a dire che ci sarà il lieto fine. Ma le immagini che provengono dalla Corea fanno brillare gli occhi anche dei più burberi. Conosciamo le difficoltà, gli orrori, le atrocità di quella guerra. Sappiamo distinguere tra una democrazia solida e una dittatura feroce, ma sappiamo anche che ci sono dei tornanti della storia in cui è impossibile non provare un’emozione forte. Distruggere un confine è politicamente molto più difficile che costruirlo. La diplomazia e la politica non hanno una sfida più grande di questa: rimuovere un muro virtuale o fisico. Perché costruire i muri riesce a tutti.
  1. I media italiani stanno parlando poco di una questione strategica per il nostro futuro: la battaglia della presidenza Trump sui dazi. Rischiamo molto, su questo tema. E credo che sarebbe utile parlarne di più e meglio. Vi segnalo questo tweet del ministro Calenda che riassume bene la posizione del Governo. In questi anni abbiamo lavorato moltissimo sull’export, ottenendo risultati formidabili. Giudico pericolosa la mancanza di attenzione da parte dell’opinione pubblica europea, e soprattutto italiana, su un tema che è cruciale per il mantenimento dei nostri posti di lavoro.
  2. A proposito di lavoro. Oggi sono usciti i dati ISTAT: la disoccupazione giovanile continua a scendere e adesso siamo al 31,7%. Ricordo solo che quando abbiamo iniziato a governare la disoccupazione giovanile era oltre il 44%. Mai accontentarsi. Ma a chi pensa che si debba mettere in discussione il JobsAct rispondo che sarebbe assurdo, visti i risultati. Ognuno ha diritto alle proprie idee, ma questi numeri parlano chiaro: il JobsAct ha aiutato questo paese.
  3. Mentre i risultati occupazionali migliorano, la situazione politica non vede novità. Centrodestra e Cinque Stelle si sono spartiti in modo scientifico le poltrone, ma non riescono a governare. Personalmente credo che la linea che il PD ha tenuto, la linea del “tocca a loro”, sia quella più giusta. Qualcuno dei nostri amici e compagni di partito – come Piero Fassino ieri sera a Porta a Porta – ha chiesto al PD di allearsi con il Movimento Cinque Stelle per un nuovo bipolarismo centrosinistra-centrodestra. A me sembra un errore. Chi ci ha votato, lo ha fatto sulla base di una proposta radicalmente alternativa al Movimento Cinque Stelle. Un’alleanza con i grillini tradirebbe il mandato degli elettori. Non ci divide soltanto una campagna elettorale basata sugli insulti, sugli attacchi personali e sulle promesse irrealizzabili: ci divide un’idea di futuro, dal reddito di cittadinanza ai vaccini. E io che ho sempre combattuto la logica del partito-azienda di Berlusconi non credo che sia nel DNA del PD finire alleati con l’azienda-partito di Casaleggio. Rispetto chi vuol fare quell’accordo, ma credo di avere il dovere – prima ancora che il diritto – di illustrare le ragioni del mio radicale dissenso. A “Che tempo che fa” con Fabio Fazio ho parlato delle motivazioni di questa posizione. Qui trovate l’intervista integrale. Vi chiedo di guardarla, perché non capisco le polemiche che ne sono seguite. In due mesi ho fatto una sola intervista, che peraltro ribadisce la linea ufficiale scelta dal PD in Direzione e rispetta l’esito del voto: non è possibile per noi votare la fiducia al Governo Di Maio. Lo pensa la stragrande maggioranza della nostra base, del nostro elettorato, dei nostri gruppi parlamentari. Non smetterò di dirlo, in tutte le sedi. Del resto la campagna elettorale l’abbiamo finita con questo messaggio qui: non si tratta di una ripicca, ma del rispetto per chi ci ha votato.
  4. Alla luce di questo ho invitato tutti gli amici del PD all’unità anche in vista della direzione di domani. Lorenzo Guerini ha proposto questo documento (molto sobrio, nello stile che è proprio di Lorenzo) per evitare polemiche. Io l’ho firmato come molti altri parlamentari e membri di Direzione: no al Governo Di Maio o Salvini, sì a lavorare insieme sulle regole del gioco, no a polemiche inutili.

Pensierino della Sera.
Che bello vedere il Giro d’Italia partire nel nome di Gino Bartali. Non solo gigante del ciclismo mondiale, ma anche straordinario uomo che ha salvato decine di ebrei. Bartali per noi è un simbolo. Anche se si lamentava sempre “Gli è tutto sbagliato, gli è tutto da rifare”, metteva il cuore in tutto e non si arrendeva mai. Ed è stato un campione nella vita, non solo nello sport. Quel meraviglioso spettacolo che è il ciclismo parte omaggiando un grandissimo uomo. Bello. Perché questo è un dono unico che lo sport possiede: tenere insieme il divertimento con i valori più nobili. Buon Giro a tutti.

Un sorriso,

Matteo