Enews 526, venerdì 11 maggio 2018

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Buongiorno amici.

Dalle prossime E-News torneremo a parlare di altro, non solo di politica politicante. Vorrei condividere con voi molti pensieri, dalla questione Ilva su cui condivido il tweet del ministro Calenda, all’accordo sull’Iran. A Sana, la ragazza italo-pachistana cresciuta a Brescia e uccisa in Pakistan. Dagli autobus di Roma, autobus che prendono fuoco un po’ troppo spesso (e guardiamo gli aspetti positivi: siamo l’unica capitale europea in cui se esplode un autobus in centro tutti pensano alla manutenzione e non a qualcosa di più grave) fino alle belle parole di Papa Francesco ieri in Toscana nelle cittadelle di Nomadelfia e Loppiano.

Però le ore che stiamo vivendo per la formazione del Governo sono ovviamente molto intense e dunque condivido con voi questo pensiero, chiedendovi di aiutarmi nella riflessione con le vostre email, con i vostri suggerimenti, con i vostri spunti. La mia email è sempre: [email protected].

Oggi tanti dicono: il governo Lega-CinqueStelle non piace all’Europa. Probabile, dico io. Aggiungo: non piace nemmeno a me, nemmeno a molti di noi. Ma dobbiamo parlarci chiaramente, amici: quello che conta non è ciò che piace a noi o alla Commissione Europea, ma ciò che piace agli italiani.

Il 4 marzo il popolo ha parlato. E se la democrazia è una cosa seria, adesso tocca a loro; altrimenti tanto varrebbe non votare.
Salvini e Di Maio hanno la maggioranza in Parlamento, con buona pace di chi diceva che il Movimento Cinque Stelle è un partito di sinistra. Devono rispettare le promesse folli e irrealizzabili che hanno lanciato e rilanciato sui social e nelle piazze: riusciranno a fare una sola aliquota al 15% (flat tax) e dare 1.680€ netti al mese alle famiglie senza lavoro con due figli? Cosa racconteranno a chi farà la fila per il reddito di cittadinanza? Proveranno davvero a rimpatriare 600.000 persone e chiudere Ilva, bloccare Tav e Tap, fermare le grandi Opere? Avranno la forza di cancellare Jobs Act, Buona Scuola, le nostre leggi sui diritti civili e sociali?
Hanno promesso tante cose. E su quelle promesse hanno vinto: chiederemo conto delle loro bugie elettorali, ogni giorno. Perché la democrazia non è uno scherzo e dopo questa esperienza di governo giallo-verde sarà chiara a tutti la differenza tra l’estremismo delle promesse a vuoto e il buon senso delle riforme. Sto ricevendo tante email di persone che hanno voglia di non arrendersi, di ripartire, di darci una mano. Teniamoci in contatto, amici, perché non sarà uno scherzo nemmeno la nostra opposizione, durissima. Diremo con forza NO quando si tratterà di dare la fiducia al Governo. Ma a differenza di altri lo faremo rispettando sempre le Istituzioni e il Governo della Repubblica. Perché noi siamo diversi da chi insulta, da chi odia, da chi illude. E lo dimostreremo anche dall’opposizione. Coraggio amici. Ci aspetta una strada lunga, facciamola insieme.

A chi invece sostiene che dovevamo fare l’accordo con il movimento 5 stelle: qui potete trovare le nostre ragioni.

Naturalmente abbiamo molte cose da dirci e molti argomenti da approfondire. Lo faremo anche sabato 19 maggio in occasione dell’Assemblea Nazionale del PD in cui aprirò i lavori spiegando quali sono a mio avviso le cause della sconfitta e come ripartire. Chiunque voglia parlare di una seria analisi dovrebbe prima leggere questo pezzostraordinario di Alastair Campbell.

Qui trovate la mia intervista con Giovanni Floris

Pensierino della Sera. Due anni fa abbiamo approvato la legge sulle Unioni Civili. Lo abbiamo fatto rischiando, perché non c’erano i numeri e dunque mettendo la fiducia. Oggi lasciamo dopo quattro anni la guida di questo Paese con gli italiani che hanno più diritti e meno tasse, più crescita e meno crisi aziendali. Certo, in molti passaggi siamo stati divisivi, come due anni fa. Ma se sei un leader in certi passaggi devi correre il rischio di porre la questione di fiducia, mettere in conto la possibilità di dividere. E forse di andare a casa, come è successo col Referendum. Siamo fatti così, noi: le battaglie si possono vincere e perdere. Ma non si può mai rinunciare a combatterle. Meglio essere divisivi e mandare avanti il Paese che tenere tutto fermo come è accaduto in passato per lunghissimi anni.

Un sorriso,
Matteo