Enews 1012 venerdì 31 gennaio 2025

Buongiorno a tutti.

Enews di venerdì per un giorno speciale. Esattamente dieci anni fa il Parlamento eleggeva Sergio Mattarella al Quirinale.

Raggiungere l’obiettivo fu molto più difficile di come viene raccontato oggi. Era il Parlamento dei 101 franchi tiratori e molti fingono di dimenticarlo. Era un passaggio stretto, delicato: l’Italia rischiava molto. A distanza di dieci anni tutti possono vedere come quella scelta che ha avuto tante conseguenze abbia fatto bene al Paese. E alla fine dei conti fare il bene del Paese è l’unica cosa che conta davvero. Almeno: per quelli come noi conta solo questo.

Auguro di cuore al Presidente Mattarella buon lavoro per il futuro.

Sulle vicende di queste ore. Il Parlamento non si riunisce – ed è una cosa enorme, che sta passando sotto silenzio – perché il Governo non vuole riferire in Aula sulla vicenda del generale libico prima arrestato e poi riportato a casa con il volo di Stato. La Premier commenta questa vicenda sui social, negli eventi organizzati da Nicola Porro, con le veline ai giornalisti amici che si scaldano in sua difesa come ha fatto uno scatenato Bruno Vespa ieri davanti a milioni di italiani. Ma in Parlamento non vengono perché – ci hanno spiegato – c’è una indagine in corso e non possono parlarne.

È incredibile come nessuno faccia notare che è gravissimo che il Governo cancelli di propria iniziativa l’informativa al Parlamento del Ministro dell’Interno. Ci stiamo ormai abituando al Governo che non risponde alle interrogazioni dei parlamentari dell’opposizione (le nostre sono puntualmente ignorate ed è una grave lesione democratica), che non fa due letture piene dei provvedimenti, che cambia la legge di bilancio di notte con maxi emendamenti non discussi da nessuno. Adesso abbiamo un Governo che non viene in Parlamento ma invia video senza contraddittorio alle redazioni amiche. Il dibattito pubblico non è più nelle sedi della democrazia liberale ma polarizzato nei talk degli amici e dei nemici.

Intendiamoci. Gli argomenti di cui parlare sono complicati e interessanti. Io rispetto le opinioni di tutti, anche di chi parla senza una grandissima cognizione di causa.

È giusto che un criminale libico sia riportato a casa in questo modo? C’è un interesse di Stato? Chi lo dice? È in ballo la sicurezza nazionale? Dov’è finita la caccia ai trafficanti di uomini in tutto il globo terracqueo? La presenza di Eni in Libia è un elemento di questa decisione? Questi argomenti sono tutti complessi da affrontare.

Per questo serve la politica, per questo serve il Parlamento.

Meloni ha scelto un’altra strada. Spostare il dibattito da questo argomento alla politicizzazione della giustizia. Si parla di toghe rosse, di avvisi di garanzia a orologeria, di complotti. È andata davvero così? La scelta della procura di Roma è stata tecnicamente corretta? Ci sono frizioni tra la procura e Chigi per i voli di Stato? Quello di Lo Voi è un atto dovuto o un atto voluto? Il problema è la separazione delle carriere? L’obbligatorietà dell’azione penale? E anche qui sarebbe interessante approfondire, ma non si può fare. Perché in campo non ci sono i giocatori: il terreno di gioco è pieno di ultras.

Ultras che giocano con le regole che ha voluto la Premier, ancora una volta bravissima a rigirare la frittata. O come dicono gli esperti: a imporre la narrazione. Tutti a parlare di lei sotto attacco delle toghe rosse, nessuno a confrontarsi sul merito delle questioni. Fratelli d’Italia è – assieme ai Cinque Stelle – il partito più giustizialista che siede in Parlamento ma oggi è diventato la casa del garantismo.

Chapeau.

Sarà proprio di questo che parleremo nel libro “L’Influencer” che uscirà nelle prossime settimane:

Una Presidente del Consiglio dei Ministri che controlla ogni spazio dell’informazione e che riesce sapientemente a non parlare del PIL fermo a quota 0 nel quarto trimestre 2024, degli 80€ cancellati a milioni di italiani da un errore della legge di Bilancio, delle liste d’attesa.

È la politica di oggi, bellezza. Del resto se Trump – dopo un terribile incidente aereo costato la vita a decine di persone a Washington – con i corpi ancora da recuperare dà la colpa alle politiche di “diversity” di Obama e Biden, imponendo quella narrazione, non stupiamoci se anche da noi il problema non è più governare il Paese, ma governare la comunicazione.

In questi casi ciò che serve è innanzitutto un gigantesco investimento educativo e culturale, soprattutto per le nuove generazioni. Sapremo farlo? Noi ci dobbiamo provare. E questa sarà la sfida più affascinante dei prossimi mesi. Una strada con tanta salita da fare e tanta fatica assicurata. Ma proprio per questo: la nostra strada.

Un sorriso,

Matteo.

PS. A proposito di notizie che non leggerete. Nel frattempo è ripartito il servizio traghetti tra Italia e Albania. Lo chiamo così, servizio traghetti. Perché non prendiamoci in giro. Abbiamo centinaia di poliziotti e carabinieri in Albania a sprecare i soldi dello Stato anziché essere sul territorio a difendere gli anziani, i più deboli, le ragazze nelle stazioni. Abbiamo un boom di immigrazione irregolare. Nel gennaio 2025 (governo Meloni) sono sbarcati in Italia un numero di migranti superiore del 130% al numero di migranti sbarcati nel gennaio 2024 (governo Meloni). E cosa fa il nostro Paese? Spende milioni e milioni per prendere 49 migranti (quarantanove) e portarli in Albania. Quattro vengono riportati indietro perché – al solito – ci eravamo sbagliati. I 45 rimasti, in fila per sei con il resto di tre, sono il grande successo della nostra Premier che combatte così i trafficanti di uomini. Ma davvero nessuno ha il coraggio di dire che questo progetto è una follia?