Enews 1045 giovedì 26 giugno 2025
Buongiorno a tutti.
Dopo le nuvole e soprattutto dopo le bombe dei giorni scorsi, qualche segnale di speranza arriva dal cessate il fuoco tra Israele e Iran. È evidente, come ha detto il cardinale Pizzaballa nei giorni scorsi, che la pace nella Regione non si raggiungerà mai senza la soluzione alla questione Gaza. E io aggiungo: non potremo mai essere realmente felici finché le nostre sorelle persiane non avranno il diritto di tornare a fare quello che facevano fino a mezzo secolo fa. Vale a dire studiare, ballare, vivere in libertà.
Ma come dicevamo nell’ultima enews la politica estera è un’attività che richiede tenacia e tempi lunghi. Intanto valorizziamo ciò che è stato raggiunto, sottolineando come il prossimo passaggio non può che essere l’estensione degli Accordi di Abramo con il pieno riconoscimento del diritto all’esistenza per Israele, la nascita reale dello Stato di Palestina con la guida ovviamente araba ma non legata ad Hamas, la creazione di rapporti diplomatici tra tutti i Paesi dell’area. Intervenendo in Senato ho fatto un lungo ragionamento sulla situazione geopolitica ma ho dedicato qualche secondo proprio al fatto che il Medio Oriente sta meglio di dieci anni fa. Molto meglio. E molto si deve alle leadership arabe riformiste. Quelle per intenderci che io difendevo mentre mi attaccavano tutti, ma il tempo – lo sappiamo – è davvero galantuomo.
La politica estera fatta dal governo Italiano in questa vicenda è stata invece imbarazzante. Guardate che cosa ha fatto Tajani (ecco qui il nuovo reel) e se vi viene da ridere, fermatevi. Anche se non ci credete, è davvero lui il capo della nostra diplomazia. La Prima Repubblica aveva mille difetti ma teneva gente così in panchina, non alla Farnesina.
In Senato abbiamo ascoltato e risposto alle considerazioni di Giorgia Meloni. Io ho fatto quattro domande alla Premier. Giorgia Meloni ha scelto espressamente di rispondere agli altri e non a me. Qui trovate il mio integrale su YouTube.
Da un lato la capisco: scappa, perché non sa che cosa dire.
Dall’altro provo imbarazzo per lei: nella storia della Repubblica italiana MAI il Capo del Governo si era rifiutato di rispondere a domande dell’opposizione in Aula. Si dice che domandare è lecito, rispondere è cortesia. In Parlamento rispondere è un obbligo costituzionale: il Governo viene in Parlamento per rispondere all’opposizione, non per fare una passeggiata, non per sgranchirsi le gambe, non per prendere una boccata d’aria.
Il Governo è venuto in Parlamento e alle mie domande la Meloni non ha risposto.
Avete letto su questo qualche commento indignato di qualche commentatore? No.
Amici cari, viviamo tempi strani. Intercettano i giornalisti e stanno tutti zitti, anche molti giornalisti. Quasi tutti. Pensano che stando buoni nessuno faccia loro nulla? Non si rendono conto che Fanpage e Dagospia sono solo l’inizio? Pensano che stando zitti e buoni saranno al riparo nei prossimi mesi? Io non sto difendendo una singola redazione, sto difendendo la Costituzione, la democrazia, lo Stato di diritto. E mi sconvolge essere l’unico a farlo. È vero che sono tra i pochi a poterselo permettere perché non ho paura delle conseguenze personali. Ma mi domando: dove siete finiti tutti? Quando sarà chiaro che cosa sta succedendo in questo Paese come giustificherete il fatto che siate stati così tanto in silenzio?
Lasciano che la Meloni ignori i suoi doveri costituzionali in Parlamento perché tanto non ha risposto a Renzi e non si rendono conto che, indipendentemente da me, questo diviene un precedente. Oggi non risponde a me, domani non risponderà ad altri. Ieri ha fatto una legge ad personam contro di me, domani la farà contro altri.
Ma viviamo tempi incredibili dove la verità fa paura alla Premier che scappa dal confronto. E fa paura a tante redazioni che temono di mettere in pagina Paragon o il mio discorso perché il miglior modo per zittire Renzi, secondo loro, è ignorarlo.
Ragazzi, ci siamo già passati. Più ci ignorano e scappano, più ci esaltiamo.
“Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono. E infine vinci”.
È già accaduto, accadrà di nuovo. Alla fine ci daranno ragione. Come per il Medio Oriente o per il Governo Draghi. Come per le Unioni Civili e per le politiche economiche stile JobsAct o Industria 4.0. Basta aspettare.
Per questo l’Assemblea Nazionale di Italia Viva del 5 luglio a Genova si intitola: “Si può fare”. Ho scritto questo nella lettera di invito: Cari amici
come sapete Sabato 5 luglio a Genova è convocata alle ore 11 l’ASSEMBLEA NAZIONALE di ITALIA VIVA.
È un momento delicato della vita politica internazionale e non solo: chiedo anticipatamente scusa a voi e alle vostre famiglie se vi chiedo di passare con noi un (prezioso) sabato d’estate. Ma abbiamo bisogno di parlarci ed ascoltarci.
L’appuntamento è presso l’Auditorium dell’Acquario (Ponte degli Spinola).
La scelta di Genova forse non è la più comoda, in attesa della fine dei tanti lavori previsti sul territorio ligure, ma è simbolica ed ha un doppio valore: dieci anni fa la sinistra cominciò a dividersi proprio in Liguria con l’assurda guerriglia interna contro l’allora candidata Presidente della Regione Lella Paita. Oggi, dieci anni dopo, lo sforzo unitario ha portato a vincere a Genova con Silvia Salis, che porterà il saluto da sindaca ai nostri lavori.
Un sorriso, vi aspettiamo a Genova
Matteo Renzi
E naturalmente alla Leopolda, come sempre, presenteremo le nostre proposte per il futuro. Chi vuole si iscriva prima possibile.
Vi aspetto con il sorriso più grande di sempre,
Matteo
PS. Il lavoro per la Tenda riformista sta andando avanti. Molto avanti. Molto più di quello che sembra. Se vogliamo vincere le Elezioni del 2027 servirà farla finita con lo scontro ideologico e creare una forte componente riformista nel centrosinistra. Altrimenti ci ritroviamo La Russa o Lollobrigida al Quirinale. Potete immaginare che cosa accadrebbe?