Enews 1069 lunedì 27 ottobre 2025

La situazione internazionale continua a monopolizzare, giustamente, l’attenzione dei media. L’accordo commerciale tra Stati Uniti e Cina è molto importante per entrambi i Paesi e si materializza qualche giorno dopo che è saltata – o meglio: rimandata – la possibilità dell’incontro di Budapest tra Trump e Putin. I maliziosi potrebbero immaginare che è interesse della Cina non arrivare rapidamente a un accordo di pace tra Russia e Stati Uniti. Quello che interessa a tutti, spero, è che non sia il popolo ucraino a pagare il prezzo maggiore di quello che ogni giorno che passa si conferma uno sconvolgimento globale che vede l’Europa sempre più ai margini. In modo meno simbolico e austero, gli eventi di queste settimane segnano una nuova Yalta, dove le potenze mondiali definiscono i nuovi equilibri.

L’Europa di Ursula von der Leyen e Giorgia Meloni scrive rapporti, organizza riunioni, inventa regolamenti. Ma la verità è che non tocca palla perché Bruxelles è in mano ai burocrati e Roma purtroppo non ha la minima idea di cosa proporre. Ne ho parlato su Avvenire, qui.

Torneremo su questi argomenti, promesso. Come torneremo sulla grande opportunità che abbiamo con Casa Riformista: chi vuole dare una mano, anche senza iscriversi a Italia Viva, si faccia vivo anche direttamente con me. L’email è sempre quella: [email protected].

Ma oggi vorrei concentrarmi su un unico punto: la legge di Bilancio.
Attenzione: non mi interessa il chiacchiericcio. Meloni aveva promesso 25 miliardi per i dazi e 15 miliardi per la casa e non ha messo un centesimo in Legge di Bilancio su queste voci ma nessun opinionista scrive che la Premier ha mentito al Paese. Salvini parla di tutto e del contrario di tutto ma non si accorge che Giorgetti, ministro del suo partito, gli taglia i soldi delle metropolitane, delega del suo ministero. Tajani… beh che gli dici a Tajani? In una settimana si è fatto smentire da tutti: dalla Meloni sull’Europa, da Salvini sulle Banche, da Lupi su tutto. E dire che dovrebbe rappresentare la Farnesina nel momento di massima crisi geopolitica dai tempi della fine della Seconda Guerra Mondiale.

I soldi per le marchette ci sono: dalle piccole come quella venuta fuori ieri con la storia della sagra del fungo porcino di Lariano a quelle grandi come il CNEL. Questo Governo ha dato ai pensionati minimi una cifra di 4-6€ in più e al pensionato Brunetta una cifra di 240.000€ in più cambiando la legge ad hoc per lui. Pensano alle supermarchette e non pensano ai supermarket dove il ceto medio fa sempre più fatica per l’aumento soprattutto degli alimentari. Non solo degli alimentari, ma soprattutto degli alimentari.
Non mancano i soldi: manca la visione del Paese. E mi stupisce che Confindustria continui a tenere un atteggiamento sdraiato sul Governo. Dopo questa legge di Bilancio in piazza dovrebbero andare insieme sindacati e datori di lavoro. Insieme. Perché non c’è niente per nessuno. E soprattutto non c’è niente di quello su cui avevano fatto i titoli per mesi: dazi, tasse, piano casa.

Ci rendiamo conto che il debito pubblico crescerà, la pressione fiscale crescerà, il numero di italiani che fuggono crescerà, il costo della vita crescerà e la Legge di Bilancio non ha un’idea che sia una? Ecco perché la Meloni vuole parlare solo di crisi democratica, di massimi sistemi, di attacchi alla sua famiglia (ma quando mai?). Se invece la porti sul terreno del confronto economico le bugie non reggono più. Eh, ma i giornali internazionali dicono che l’Italia è più solida rispetto alla Francia. Ma è ovvio: oggi purtroppo sono tutti più solidi del Governo francese, persino il burro è più solido del Governo francese.

L’Italia potrebbe giocare una grande partita perché la stabilità del Governo è un fatto istituzionalmente positivo per un Paese. Potrebbe essere protagonista sulla scena internazionale, fare proposte in Europa, lanciare un piano Paese come quello che abbiamo indicato alla Leopolda. Nulla.
Quando eravamo al Governo abbiamo proposto un’idea di Paese che magari non era condivisa ma era completa: diritti civili, diritti sociali, Terzo settore, JobsAct, Industria 4.0, abbassamento delle tasse, un euro in cultura un euro in sicurezza, lotta alla burocrazia, riforma della PA, flessibilità in Europa, eccetera…
Allora la Meloni ci attaccava dicendo che bisognava vendere un aereo di Stato che sembrava il problema per tutti i populisti. Sull’Air Force Renzi non so quanti punti ho perso nei sondaggi e dire che non era per me, visto che serviva ai ministri e alle delegazioni. Bene, negli scorsi mesi la Meloni ha comprato – almeno – quattro aerei di Stato, bellissimi, Gulfstream, i top. E io ovviamente non faccio polemica su questo: se li hanno comprati, immagino che servissero e dunque hanno fatto bene gli uffici. Ma la differenza tra noi e loro è che noi parliamo di idee per il Paese facendo politica, loro ci buttavano addosso polemiche infime facendo i populisti.
Qui c’è un grande tema da porsi: sbaglio io a non diventare populista come loro? A non ripagarli con la stessa moneta?
Penso di no, amici. Penso che sia giusto mantenere un tono diverso. Proporre la StartTax, il limite alla pressione fiscale, gli investimenti sull’educazione e il rientro dei cervelli, il progetto giovani che abbiamo annunciato alla Leopolda.

Noi non siamo come loro. E per batterli non possiamo diventare come loro. Anche perché sarebbe inutile: i populisti quando ti trascinano sul loro campo sanno maneggiare il fango meglio di noi.
Dobbiamo fare uno sforzo diverso: far diventare Casa Riformista il luogo del buon senso. Della proposta. Del sogno. E però non dimenticare gli ideali perché i numeri senza l’anima sono niente, in politica.
Questa è la partita dei prossimi mesi.
Se ci date una mano sarà bellissima giocarla insieme.

Un sorriso,
Matteo