Enews 614, lunedì 27 gennaio 2020

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Enews 614, lunedì 27 gennaio 2020   

Buongiorno e buona settimana a tutti! 

1. Emilia Romagna. La vittoria ha il nome di Stefano. Le temute elezioni regionali si concludono con la vittoria netta di Stefano Bonaccini in Emilia Romagna e con la prevedibile vittoria della destra di Jole Santelli in Calabria. Le pagliacciate di Salvini non hanno funzionato: anzi probabilmente hanno spaventato parte dell’elettorato moderato, decisivo in Emilia Romagna come nel resto del Paese. Ieri il messaggio emiliano romagnolo è stato chiaro: il buongoverno batte il populismo. Il riformismo sconfigge la demagogia. La serietà vince sull’improvvisazione. Davanti ai problemi c’è chi dimezza la disoccupazione e chi citofona al condominio. Gli Emiliano romagnoli hanno scelto chi ha portato risultati, non chi ha esasperato i problemi: il sovranismo si batte così. Come al solito, nelle chiacchiere del giorno dopo ogni commento è amplificato e così gli stessi che un anno fa ci spiegavano come Salvini avrebbe governato per 30 anni oggi ci dicono che la Lega è finita. Eviterei le esagerazioni. Se Salvini è chiaramente lo sconfitto delle regionali di ieri, la sfida nazionale è ancora lunga e tortuosa. E il vincitore di ieri si chiama Stefano di nome, Bonaccini di cognome. Senza la sua testarda dedizione il risultato sarebbe stato diverso. Viva Bonaccini. Viva l’Emilia Romagna.

2. L’Assemblea Nazionale. Ho sempre contestato l’approccio di chi attribuisce un significato nazionale al risultato regionale. Dunque non saremo noi a caricare di valenza politica il dato oggettivamente sorprendente del Movimento Cinque Stelle o la fuga dei moderati da Forza Italia, perché i moderati con Salvini non si sentono a casa. Noi pensiamo che il Governo debba preoccuparsi di governare e riportare la crescita in Italia. Per questo, sabato 1 e domenica 2 febbraio, da Cinecittà, Italia Viva lancerà idee e proposte per smuoversi dalla stagnazione e rilanciare sui contenuti. L’Assemblea Nazionale sarà una grande occasione per far sentire la voce di chi propone e di chi non vuole cadere nella trappola populista. Si parte sabato alle 11.30 e si finisce con il mio intervento domenica alle 11.30. Chi vuole partecipare all’Assemblea è il benvenuto e può iscriversi qui. Chi vuole dare una mano per finanziare l’evento è altrettanto il benvenuto e può farlo qui. Dopo quello che è accaduto in queste settimane per Italia Viva non c’è semplicemente uno spazio: c’è una prateria. È tempo di iniziare a cavalcare.

3. Gli innocenti in carcere e la battaglia di civiltà. Nei prossimi giorni discuteremo di misure economiche e di sblocco dei cantieri. Mi colpisce ad esempio vedere come in tutte le vicende di cronaca di questi giorni c’è un riferimento costante all’utilizzo illecito del reddito di cittadinanza: in Calabria addirittura percepiva il reddito di cittadinanza un cittadino proprietario di una Ferrari. Ne riparleremo. Ma l’argomento di maggiore impatto, a mio avviso, dei prossimi mesi sarà come il riformismo possa sconfiggere la visione giustizialista della società. Dopo una polemica a "Otto e Mezzo" tra il ministro Alfonso Bonafede e la giornalista Annalisa Cuzzocrea, si è aperto un dibattito sugli innocenti che finiscono in carcere. Io stesso sono intervenuto con questo post. Ma quando Marco Travaglio, punto di riferimento del grillismo su questi argomenti, ha scritto in un suo editoriale: “Non c’è niente di scandaloso se un “presunto innocente” finisce in carcere” credo che si sia toccato il punto più basso. Ha risposto in modo ineccepibile Gaia Tortora, giornalista de La7 e figlia del grande Enzo Tortora. Ma ciò che serve al Paese è una mobilitazione di coscienze per fare della battaglia garantista una battaglia culturale di tutte e di tutti. Noi di Italia Viva ci proveremo in tutte le sedi: Parlamento, Assemblea Nazionale, iniziative sul territorio. Se i media vi abituano a non considerare uno scandalo la carcerazione di un innocente, riflettete: i prossimi potreste essere voi. Questa è barbarie, non giustizia.  

4. Intanto nel mondo…

- Il virus che arriva dalla Cina preoccupa e non poco. La preoccupazione per la diffusione di epidemie e pandemie è da anni al centro di tutti i tavoli globali ma individuare una corretta strategia di risposta davanti alla rapidissima diffusione del virus è oggettivamente complicato. Le autorità cinesi stanno dando messaggi molto forti e netti. I prossimi quindici giorni saranno decisivi. Intanto un pensiero affettuoso e commosso ai medici.

- A livello europeo sono invece i giorni della Brexit: confesso che mi fa tristezza vedere i nostri amici inglesi abbandonare la casa comune europea. E tuttavia bisogna che l’Europa si svegli. Perché se conosco Boris Johnson credo che farà di tutto, anche l’impossibile, per trasformare la Brexit in un successo almeno sul breve periodo: shock fiscali, campagne promozionali, accordi commerciali. Davanti al dinamismo che Londra metterà in campo dopo quattro anni di immobilismo istituzionale, sarà interessante vedere la risposta di Bruxelles. Capiranno i leader europei che non è più tempo per rinviare?

- Infine le primarie americane. Attendo con impazienza ciò che accadrà nelle prossime settimane tra i Dem americani per capire come si svilupperà l’alternativa a Trump. Il 2020 politico inizia con le primarie in Iowa e si concluderà a novembre con la scelta del nuovo inquilino della Casa Bianca: ci attende una lunga cavalcata. Affascinante come tutte le elezioni americane.

 

Giornata della Memoria: Ieri il "Corriere della Sera" sottolineava come ormai siano rimasti solo in 13 i sopravvissuti italiani ai campi di sterminio e alla Shoah. Penso a chi ho avuto la fortuna di incontrare, di ascoltare, di abbracciare. E credo che tutti noi non siamo semplicemente connazionali di quei sopravvissuti, ma in un certo senso figli, eredi, testimoni. A noi tocca portare la fiaccola della memoria. Contro le follie di chi imbratta i portoni come in Piemonte la settimana scorsa. E contro l’odio di chi sta riportando l’antisemitismo nella politica di diversi paesi europei. Mai più. Mai più. Mai più.





Un sorriso,



P.s.: Kobe Bryant era una leggenda del basket. E la sua tragica scomparsa non cancella le cose incredibili che ha fatto sotto canestro: un mito non muore. Ma un uomo di 41 anni che muore insieme alla figlia tredicenne è innanzitutto un uomo di 41 anni che se ne va nel pieno dei suoi giorni abbracciato alla sua piccola. Il basket piange la leggenda e noi che amiamo questo sport sappiamo chi era Kobe Bryant. Ma sarà l’età, sarà l’età della figlia, saranno i ricordi delle sue interviste, anche quelle in italiano, da ieri non riesco a non pensare all’uomo prima che all’atleta. Riposa in pace, Kobe.