Enews 986 martedì 6 agosto 2024
Buongiorno a tutti e buon agosto.
Noi oggi siamo in Senato a votare gli ultimi provvedimenti prima della pausa estiva.
Stasera sono su La7, alle 20.30 a In Onda con Telese, Aprile, Cuzzocrea.
Prima di staccare definitivamente per le ferie ricordatevi per favore l’appuntamento di giovedì mattina – 8 agosto – quando sfideremo il caldo in tante piazze d’Italia per insistere sulla raccolta firme per il referendum contro l'Autonomia. Io sarò al banchino di Largo di Torre Argentina a Roma alle 10.30.
Un mese fa ci hanno presi per matti quando siamo stati tra i primi a lanciare un referendum contro la legge di Salvini e Calderoli.
Ora il numero di firme che sono state raccolte dimostra che l’argomento è molto più sentito di quello che si pensasse.
Dicevano che il referendum fosse un autogol: è una straordinaria opportunità per fare politica.
L’8 agosto chiedo a tutti i dirigenti territoriali di Italia Viva allora di andare in mezzo alla gente a raccogliere altre firme: la sfida di raggiungere il quorum non è impossibile. Ma per farlo occorre far passare il messaggio di come questa autonomia aumenta le diseguaglianze al sud e peggiora la burocrazia al nord.
E serve un lavoro capillare sul territorio, facciamolo insieme.
Tre argomenti per l’Enews di questa settimana.
Il primo, la politica estera.
Stiamo col fiato sospeso per ciò che potrà avvenire nelle prossime ore in Medio Oriente, dopo l’annunciata risposta militare iraniana contro Israele.
Spero con tutto il cuore che si eviti l’escalation e che dal giorno dopo la comunità internazionale riprenda l’iniziativa diplomatica bloccata all’improvviso dopo che nelle ultime settimane aveva fatto dei grandi passi in avanti.
Vi confesso che ho accolto con un sospiro di sollievo la notizia del riuscito scambio di prigionieri tra Stati Uniti e Russia.
Ovviamente restituire la libertà a chi si è macchiato di crimini orrendi non è la cosa più gradevole sotto il profilo etico.
Ma se la guardiamo politicamente l’idea che Mosca e Washington tornino a parlarsi e a chiudere dei compromessi è una notizia fortemente positiva.
Anche nei periodi più bui, anche nei momenti più difficili è fondamentale che la diplomazia dialoghi e produca risultati.
Lo scambio di Ankara è un’ottima notizia in questo senso. Al netto dell’emozione delle immagini del rilascio, peraltro sapientemente rilanciate – come era naturale – dalla Casa Bianca, in questa particolare fase elettorale.
Ah, a proposito: al momento Kamala Harris ha saputo cambiare la narrazione. Trump è in difficoltà, è nervoso, soffre il cambio di ritmo della campagna.
Questo dimostra quanto fosse fondamentale il passo indietro di Biden, su cui anche molti di voi mi avevano scritto nelle settimane scorse.
Vedremo il dibattito televisivo del 4 settembre sulla Fox, sempre che sia confermato.
Tra i tanti problemi a livello planetario, pensate ad esempio alla crisi in Bangladesh o alle crescenti tensioni in alcuni stati africani, segnalo la vicenda del Venezuela di cui quasi nessuno parla più. La dittatura di Caracas ha gettato la maschera truccando le elezioni in modo persino grottesco.
Siamo al fianco delle donne e degli uomini del Venezuela, specie in questo periodo in cui sembra che Maduro possa farla franca per l’ennesima volta.
Viva il Venezuela, viva la libertà, viva chi non si arrende.
Il secondo, le Olimpiadi.
Io amo le Olimpiadi in modo viscerale perché sono il trionfo dello sport ma anche perché hanno un significato che va oltre la singola disciplina.
Continuo a cliccare sul medagliere, mi interesso delle discipline più sconosciute, mi emoziono davanti alla grandezza dello sport e delle emozioni che solo lo sport può regalare e che nessuna intelligenza artificiale potrà riprodurre. Perché lo sport è intelligenza emotiva, non artificiale.
Trovo allucinante, tuttavia, che alcuni politici abbiano cercato di strumentalizzare molti eventi di questa Olimpiade.
Persino argomenti serissimi, per molti aspetti da approfondire, come ad esempio quello dei criteri scientifici per essere ammessi alle gare femminili sono diventati oggetto di polemiche globali. E la nostra Premier, ovviamente, non si è tirata indietro da abile influencer qual è: abbracciare “come una mamma” la pugile italiana ritiratasi dal confronto con la rivale algerina e veicolare interviste al Tg1, post sui social, e comunicazioni planetarie serve ad alimentare la narrazione della Giorgia influencer, non della Premier Meloni.
Quel tema lì meriterebbe una riflessione fatta in modo serio da medici ed esperti, e ovviamente di conseguenza anche dal mondo della politica, ma non in modo superficiale da ministri del Governo italiano che mettono bocca su tutto per tirare su dieci like senza sapere di cosa si sta parlando davvero. La riduzione di ogni questione seria a banale slogan è il segno della vittoria del populismo e della sconfitta della politica.
Non so quanti post ha fatto Salvini sulle Olimpiadi e quanti sui ritardi dei treni (su cui peraltro si è aperto un bel dibattito sui miei social): provate a contarli?
Dall’altro gli oggettivi errori organizzativi dei francesi, dalla barzelletta della balneazione pulita nella Senna fino alla mancanza di aria condizionata nelle camere degli atleti, sono diventati oggetto di confronto geopolitico.
Ragazzi, quello che hanno bevuto gli atleti del triathlon nella Senna ha ben poco di politico: si chiama in un altro modo. Eviterei di specificare, che dite? E mentre mi emozionavo per le tante medaglie (che spettacolo, amici, che spettacolo!), ho provato allora a rilanciare su un messaggio politico io:
“Le Olimpiadi sono uno spettacolo per chi ama lo sport. In questa edizione tutta l’attenzione del mondo politico è andata sulle regole del pugilato femminile con contorno di polemiche geopolitiche a non finire. E con la Premier Giorgia Meloni che si è subito messa in posa, in modalità influencer, pur di avere spazio sui Tg.
Mi sarebbe piaciuto che i media dessero spazio anche a un’altra immagine, non solo alla foto della Meloni che abbraccia la pugile italiana.
Perché se dobbiamo portare la politica alle Olimpiadi, allora facciamolo bene: c’è un’atleta che viene dall’Afghanistan, si chiama Kimia Yousofi. La sua gara non è stata granché, è vero: sportivamente ha fallito. Ma guardate il suo messaggio potentissimo e bellissimo. Rivendica diritti ed educazione per le ragazze afghane che l’Occidente pavido ha consegnato ai Talebani con una fuga vigliacca e ipocrita. Martedì interverrò in Aula, al Senato, sulla situazione internazionale. E con me porterò la foto di questa ragazza, simbolo e testimone di tutte le donne afghane costrette a rinunciare alla Scuola, all’Università, al proprio Futuro.
Guardate questa foto. Dice molto del coraggio di una donna, dice molto del fallimento della comunità internazionale a Kabul”
Voi che dite? Vi leggo: [email protected]
Il terzo, il nuovo centrosinistra.
Leggo molte posizioni ideologiche e le rispetto. Ma per me la differenza la fanno i contenuti.Se sui contenuti troviamo un accordo allora l’opposizione che oggi è maggioranza numerica nel Paese diventa maggioranza politica e la Meloni prepara gli scatoloni. Se sui contenuti ognuno porta a spasso i propri veti, Salvini, Lollobrigida e compagni (si fa per dire compagni) si blindano nei ministeri.
Questo è il succo della mia intervista di oggi al Corriere della Sera.
La trovate qui.
Qui trovate l’intervento, perfetto, di Lisa Noja al primo confronto programmatico, quello sulla sanità con Elly Schlein.
Qui trovate una mia risposta ai venti presidenti provinciali di Italia Viva che hanno espresso dubbi sull’operazione centrosinistra.
Spero che stiate facendo delle buone vacanze!
Io sì, ma ogni tanto tornerò a scrivervi.
Un sorriso,
Matteo
Ps. Sulla vicenda del centro per l’immigrazione in Albania su cui la Meloni ha sprecato quasi un miliardo di euro per farsi campagna elettorale, torneremo presto. Intanto qui c’è un servizio di Sky UK molto duro. E qui c’è l’ennesima figuraccia internazionale che facciamo scrivendo in un vademecum alla polizia penitenziaria: mi raccomando, non corteggiate le donne albanesi. Questa operazione più che una tragedia sta diventando una commedia che non fa ridere nessuno.