Enews 995 giovedì 3 ottobre 2024

Buongiorno.
Spero di trovarvi bene.
Enews un po’ in ritardo, mi scuso con tutti voi, ma sono reduce da un breve viaggio tra Asia e Medio Oriente, per il lavoro con il Tony Blair Institute.

I giornali parlano molto di noi grazie alla pubblicità che ci fa Giuseppe Conte.
In sintesi:

1.  Non intendo rispondere alle diffamazioni di Conte, insulti dettati dal suo rancore privato e dal suo risentimento personale per la vicenda Draghi. Gli ho chiesto di fare un confronto pubblico in TV, davanti a milioni di italiani: in un confronto televisivo diretto, le bugie e le fake news si sgonfiano. Chissa se Conte accetterà. Voi che dite?

2.  Nel frattempo sull’Emilia Romagna, noi siamo stati per dieci anni al fianco di Bonaccini. Saremo al fianco di De Pascale. Ci sarà il nostro simbolo sulla scheda. E i candidati li scegliamo noi. Punto. Il nostro obiettivo è far vincere De Pascale, su cui abbiamo investito fin da quando è stato individuato il candidato sindaco di Ravenna in una situazione difficilissima ormai quasi dieci anni fa. Ho l’impressione che l’obiettivo di Conte non sia far vincere De Pascale, ma far perdere la Schlein. Per noi non è un problema se i cinque stelle entrano nella coalizione in cui noi siamo già da anni: noi non mettiamo veti. Ma quello che è certo e che noi avremo il simbolo e i nostri candidati li scegliamo da soli.

3.  L’Assemblea Nazionale di Italia Viva ha deciso di far partire cinque cantieri tematici da qui all’inizio della primavera 2025. Al termine di questo lavoro sui contenuti decideremo come organizzare lo sprint finale in vista delle Politiche ma anche la campagna referendaria (su cui voteremo al quesito sull’autonomia, al quesito sulla cittadinanza, No ai quesiti contro il Jobs Act) e le regionali. La settimana prossima si riunirà la cabina di regia nazionale rinnovata e inizieremo il lavoro. Per gli appassionati, qui l’intervento in Assemblea Nazionale (più corto del solito: appena novanta minuti, sto invecchiando rispetto ai discorsi fidelcastriani di un tempo 😊).

4.  Intanto l’Italia dei treni si è fermata per ore e il Ministro Salvini sparisce, bidonando un evento ufficiale già previsto in una stazione romana. Uno dice: stai a vedere che dopo l’estate terribile delle ferrovie, Salvini adesso si assume le sue responsabilità e si dimette. Macché. Il capitano leghista, tra una visita ad Orbán e un attacco a Italia Viva, rientra sulla scena e individua subito il colpevole. Ha detto, testualmente: è colpa di un chiodo. Un chiodo blocca l’Italia? Un chiodo, secondo lui. Ora che ha trovato il colpevole, il chiodo, Salvini torna a occuparsi di Pontida. E i pendolari di Termini si attacchino. Al chiodo, naturalmente.

5.  Giorgia Meloni da qualche settimana sta incontrando i leader della finanza mondiale per farli investire in Italia. Brava! Quanto è cambiato dai tempi in cui la Meloni accusava noi di svendere gli asset della Patria alle lobby globali: accadeva esattamente quando noi facevamo gli stessi incontri. Ma va bene così. Ora però bisogna stringere e portare a casa risultati. Se vogliamo parlare dell’automotive, inutile tirare in ballo i tempi di Agnelli e Romiti: qui bisogna creare le condizioni per un campione europeo dell’auto che affronti una crisi drammatica (quindicimila licenziati solo alla Volkswagen!). Se vogliamo parlare dei data center, fondamentali, per l’Artificial Intelligence serve risolvere la questione energetica: in Italia il prezzo unitario nazionale della produzione di energia è più del doppio della Francia e molto più alto della Germania. In questi cinque anni tra covid, green deal, invasione russa abbiamo un aumento dell’energia spaventoso. E i decreti del Governo Meloni (alcuni dei quali firmati da Pichetto FratinLollobrigidaSangiuliano, un consesso di cervelli di altissimo livello) hanno peggiorato la situazione. Se vogliamo parlare di cultura bisogna mandare a casa gente come il capo di Ales, Tagliaferri, principe dell’amichettismo, e ripristinare le buone misure con la 18App e ciò che funzionava per i musei, le librerie, i teatri. Su tutti questi temi discuteremo nel dibattito sul PSB la settimana prossima in Senato.

6.  C’è un tema fondamentale che è quello del costo della vita. Ne ho parlato all’Assemblea di IV spiegando come su questo si giocherà il futuro della campagna americana e facendo notare la campagna di Trump che su questo punto batte contro Kamala. Abbiamo fatto la stessa grafica dei repubblicani americani per porre il tema (la trovate qui) e naturalmente siamo stati criticati da chi non aveva ascoltato il discorso in Assemblea. Ma al di là delle polemiche pretestuose, la questione è reale: si vince o si perde se si convince il ceto medio. E io tornerò molto su questi temi nei prossimi mesi. Non solo sull’energia…
 
Appuntamenti:
·   Stamattina alle 12, La7, Aria che Tira.
·   Oggi pomeriggio, alle 15, Rai 3, Question Time con Tajani.
·   Stasera alle 20.30, Rai 1, Cinque Minuti con Vespa.
·   Stasera alle 23.20, Rai 1, Porta a Porta.
 
Ma l’appuntamento più importante, amici cari, rimane quello di Gaeta, dove grazie al sindaco Stefanelli e al team di Italia Viva riuniremo oltre trecento ragazzi under35 per parlare di futuro. Tre giorni con un programma di grande livello. Ci sono ancora una quindicina di posti potenzialmente liberi, chi vuole, può iscriversi qui.
Più Conte e gli altri cercano di schiacciarci sul passato, più noi siamo gli unici che provano a parlare di futuro.
Non avete idea di quanto sia fiero e orgoglioso dei nostri ragazzi. E anche dei nostri militanti che sopportano tante diffamazioni e falsità.

Pensierino della sera
Stavo pensando che siamo quasi a quota MILLE enews. Dovremo inventarci qualcosa per festeggiare l’appuntamento. Intanto segnalate eventuali problemi di ricezione o altri amici che hanno interesse a ricevere questo foglio di collegamento virtuale. Per restare in contatto segnalo anche il canale WhatsApp e il canale YouTube.

Avanti, con il sorriso più grande che c’è.

Matteo


Ps. Sono molto preoccupato dall’escalation in Terra Santa. Ma continuo a credere nelle ragioni della pace: spes contra spem, avrebbe detto Giorgio La Pira.
A un anno dal massacro del 7 ottobre e dopo dodici mesi di guerra devastante, il regime iraniano sembra avere scelto la strada del confronto diretto con Israele. Sapete che cosa penso dell’Iran e sapete come tutti noi attendiamo che i ragazzi (e le ragazze!) di Teheran possano tornare libere di vestirsi come vogliono, ascoltare la musica e vivere in libertà. Tra Israele e Iran sto dalla parte di Israele senza alcun dubbio. Il regime iraniano ha combattuto in questi anni sostenendo Hamas e Hezbollah ma non scegliendo la strada del confronto diretto. Il lancio di missili di due giorni fa è l’inizio di una nuova stagione del conflitto. Tuttavia sono prudente nelle previsioni su ciò che avverrà a stretto giro. Molto dipenderà dai rapporti tra Tel Aviv e Washington visto che Israele ha detto che la risposta sarà coordinata con gli americani. Ma in questo momento la Casa Bianca è oggettivamente debole. Si tratta dunque di misurare con grande equilibrio le forze in campo sapendo che nella sostanza i paesi arabi riformisti fino ad oggi hanno evitato di schierarsi contro Israele. E questo è il punto fondamentale per costruire finalmente la strategia dei due popoli, due stati. Ma attenzione: in Libano non c’è più Nasrallah (il mondo è un posto migliore senza di lui), ma ci sono ancora oltre centomila combattenti di Hezbollah. Con tante armi.
Mi piacerebbe che il Parlamento avesse il coraggio di fare un grande dibattito sulla politica estera di questo Paese.
Abbiamo la presidenza del G7, abbiamo una storia fatta di grandi pagine diplomatiche, abbiamo personale straordinario alla Farnesina.
Ma diamo l’impressione di non avere una direzione, una strategia, un’idea.
Oggi interrogo su questo il ministro Tajani in Senato, alle 15 (diretta sulla Rai e sui miei social). Spero che almeno oggi Tajani dica qualcosa: sarebbe una novità apprezzabile. Ma al di là di Tajani servirebbe un grande dibattito a 360° sulla politica estera. Chissà se il Senato accetterà mai di farlo.
Quanto alle manifestazioni anti Israele del 5 ottobre: sapete che io la penso in modo radicalmente opposto rispetto ai partecipanti.
Dire che il 7 ottobre è stato l’inizio di una rivoluzione (e non un massacro!) è scandaloso.
Ma vietare le manifestazioni è una scelta sbagliata. La libertà di espressione e manifestazione non può essere censurata. Anche le idee peggiori hanno diritto di cittadinanza: anzi, l’opinione pubblica si fa un’idea ben precisa e magari le respinge. Abbiamo gli anticorpi necessari, come società e come Paese, a rifiutare l’estremismo.
Vietare le manifestazioni, peraltro, oltre che andare contro un’idea liberale della società, alimenta i fenomeni di vittimismo.