Renzi: «Ho stoppato Salvini ma no alle nozze Pd-M5s»

Intervista di Alessandro Pirina, "la Nuova Sardegna", 21 agosto 2020. 

Era il 20 agosto 2019 quando dai banchi di Palazzo Madama Matteo Renzi aprì la strada al governo Conte bis, a quella alleanza tra Pd e M5s inimmaginabile fino a poche ore prima. Da allora sono passati 12 mesi, nel mezzo una pandemia che ha stravolto le nostre vite, ma il governo è sempre lì che resiste alle grandi differenze politiche e culturali trai partiti di maggioranza.

Renzi, il suo sì all`accordo coni 5 stelle spianò la strada al Conte bis: rifarebbe tutto quello che ha fatto?
«Allora c`era il rischio di un governo, ribattezzato "dei pieni poteri", totalmente sovranista e antieuropeo. Un governo Salvini-Meloni, insomma. Avere evitato i pieni poteri credo sia un fatto positivo. Ma c`è dell`altro: Salvini avrebbe gestito l`emergenza sanitaria alla Bolsonaro e quella istituzionale alla Orban. Questo mi porta a dire che con tutti i limiti e le difficoltà ho fatto bene a bloccare Salvini. Se avesse governato lui non avremmo avuto 200 miliardi dall`Ue, ora tocca a Conte spenderli bene».

Fra un mese si vota per regionali e amministrative. Italia viva in alcune regioni sta col Pd, in altre va da sola. Come spiega queste scelte ai suoi elettori?
«Più che ai nostri penso sia difficile spiegarlo agli elettori del Pd. Spiegare che in Liguria hanno cancellato l`esperienza riformista di Burlando e ora inseguono un giustizialista come il giornalista del "Fatto", Sansa. Spiegare che in Puglia confermano un candidato come Emiliano mentre se avessero puntato sulla ministra Bellanova, su cui c`era un grande consenso, avremmo vinto sicuramente le elezioni. Noi siamo coerenti con una impostazione riformista, mentre nel Pd c`è chi preferisce inseguire i giustizialisti. Ma proprio questa è anche la ragione della nascita di Italia viva».

Nel collegio di Sassari per la prima volta alle politiche Pd e M5s si presentano con lo stesso simbolo. Italia viva ha un suo candidato. Non crede che una divisione nel centrosinistra possa favorire il centrodestra?
«Io credo che il candidato civico che noi appoggiamo, Agostinangelo Marras, sia il migliore per rappresentare il collegio. Se per una volta si votasse liberi dal colore politico e si scegliesse la persona il nostro candidato sarebbe quello con maggiori chance. E credo che questo potrà avvenire. Allo stesso tempo, ribadisco che noi con i 5 stelle abbiamo evitato il governo dei pieni poteri, ma non possiamo fare un matrimonio con chi negli anni ha avuto idee diametralmente opposte, dal reddito di cittadinanza al jobs act. Grande rispetto per tutti, ma la nostra casa è riformista, innovativa, capace di esprimere proposte come quelle sui cantieri».

Nel Pd, il suo ex partito, sembra essere iniziato un dibattito precongressuale. Che ne pensa del manifesto di Guerini che ha già trovato il sostegno di due ex renziani come Gori e Nardella?
«Facevo fatica a seguire le dinamiche del Pd quando ero segretario, figuriamoci adesso. Al di là delle battute, ho grande rispetto per i dibattiti interni ai partiti, ma credo che già alle prossime elezioni molti riformisti voteranno Italia viva anziché un Pd che ha scelto l`abbraccio strutturale con il M5s. Una cosa sono i governi di emergenza, un` altra i matrimoni».

Il Psi ha lanciato l`alleanza dei riformisti con Renzi, Calenda, Bonino. Le piace l`idea?
«Gli schemi di gioco si definiranno quando si capirà con quale legge elettorale si andrà a votare. Se ci sarà il maggioritario la partita sarà tra centrodestra e centrosinistra e la vera sfida per i riformisti sarà assumere la leadership, come ha fatto Biden negli Usa. In caso di proporzionale vedremo gli schemi di gioco. Ma sinceramente in epoca Covid questo dibattito mi sembra un po` surreale».

In questi mesi lei ha talvolta preso le distanze dal governo sulla gestione Covid: qual è il suo giudizio a sei mesi dallo scoppio dell`emergenza?
«Io non sono mai stato critico, ma sempre propositivo. Sono stato il primo a proporre la riapertura delle scuole, perché un Paese che non riapre le scuole è un Paese senza futuro. Ai tempi fui accusato di tutto perché era prematuro, ma la situazione di oggi dimostra che bisognava pensarci per tempo. Il giudizio sulla gestione arriverà alla fine. Il premier Conte, in molti momenti, ha saputo rassicurare gli italiani, e questo è stato importante. Adesso la priorità è ripartire».

"La mossa del cavallo" è considerato il suo manifesto politico per l`Italia post Covid. Quali sono le priorità per il Paese?
«Lavoro e scuola. C`è un`emergenza occupazionale molto seria che, quando saranno sbloccati i licenziamenti, si farà sentire in tutta la sua gravità. E poi c`è la questione istruzione: i ragazzi devono ritornare a scuola. Ha ragione Draghi quando pone la questione educativa come la questione centrale. Io la settimana prossima porto 250 giovani a Castrocaro per una scuola di formazione. Ai ragazzi bisogna dire: studiate, studiate, studiate».

Il discorso di Mario Draghi a Rimini ha avuto grandi consensi, ma c`è chi in lui vede una minaccia per Conte. Il premier ha ragione ad avere timore dell`ex presidente della Bce?
«Non credo Conte abbia paura di Draghi e se l`avesse sbaglierebbe. Draghi ha affrontato temi sacrosanti, che io condivido dal primo all`ultimo. Il compito del governo non è avere paura ma risolvere i problemi».

Un anno fa lei è stato uno dei maggiori artefici della nascita del Conte bis, ma più che Salvini e Meloni spesso sembra che i suoi avversari siano all`interno della maggioranza.
«Mentre tutti davano per scontato il governo Salvini-MeIoni ed erano rassegnati a una sconfitta alle elezioni, io sono tra i pochi che si è alzato in Senato per favorire la nascita di questo governo. Chi mi accusa di intelligenza con il nemico casca male. Certo, io non sono parte di quella alleanza tra Pd e M5s, non posso sostenere i giustizialisti, perché io voglio uno spazio per chi non vuole morire sovranista ma nemmeno vivere grillino. Per questo talvolta facciamo sentire la nostra voce in dissenso».

Il 20 settembre c`è anche il referendum sul taglio dei parlamentari. Sì o no?
«Questo è un referendum più inutile che dannoso, è solo una mossa demagogica. La cosa che serve veramente è una distinzione tra Camera e Senato. In Italia serve una vera riforma costituzionale. Questo invece sarà solo un modo per ottenere consenso, non per cambiare l`Italia».

Quindi, voterà sì o no?
«Basta, non personalizzo più i referendum».