I Salvini passano, l’Italia resta – Renzi a Repubblica delle Idee

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L’ex premier a Bologna, ospite di Repubblica delle Idee: intervista di Silvia Bignami su Repubblica

BOLOGNA – Matteo Renzi dice no a un partito suo – «non mi metto a rifare la Margherita» – ma dà lezioni di leadership a Nicola Zingaretti. L’ex segretario Pd, intervistato da Stefano Cappellini sul palco della Repubblica delle Idee davanti a un Salone del Podestà pieno e tifoso, oscilla tra fair play e stoccate. Da quella sferzante sulla sinistra – «A forza di dire che il Pd faceva schifo hanno regalato il Paese alla peggiore delle destre» – alla risposta a Zingaretti, che sempre da Rep Idee aveva proclamato la fine del «regno dell’egocrazia»: «Nicola eserciti la leadership come crede, ma nel mondo di oggi non esiste comunità senza leadership».

Renzi, Cgil e Confindustria hanno dato giudizi molto duri sul governo. Landini ha parlato di sciopero generale. Il Pd cosa pensa?

«Dico cosa penso io: “Buongiorno a Sindacati e confindustria”. Alla buon’ora, con me i sindacati scioperavano anche per il colore dei calzini… Il M5S ha fatto il reddito di
cittadinanza, che è diseducativo. E la Lega ha fatto quota 100, e non si sa quanti andati in pensione e quanti sono stati assunti. Le misure economiche di Di Maio e Salvini hanno bloccato il Paese e stanno portando l’Italia a una stagnazione pericolosa. Sono incapaci e cialtroni».

Dopo tante liti, passate le Europee sembra iniziata una nuova fase nel governo. Durerà o si vota?

«Diciamo che la terza elementare ha un livello superiore alla terza Repubblica… Penso che a un certo punto Di Maio e Salvini dovranno dire agli italiani che hanno raccontato loro un sacco di balle. Hanno vinto promettendo la luna e salteranno. Poi non so cosa accadrà. Io sono d’accordo con Zingaretti di tornare al voto. Non ero d’accordo con quel che diversi “notabili” volevano fare tempo fa, allenandosi con chi, come il M5S, è contro i vaccini, sta con Farage e ha votato le peggiori leggi di sempre sull’immigrazione. Dicono che i 5 Stelle sono la nuova sinistra. Se è così fate pure, ma senza di me».

C’è chi teme che i minibot siano una moneta parallela. Hanno ragione secondo lei?

«Se dobbiamo cedere alla politica dei tweet allora diciamo che è una megaidiozia. Se vogliamo ragionarci allora Mario Draghi ha già detto tutto: se è una moneta parallela è illegale, altrimenti è solo altro debito. Comunque, cari italiani, i populisti in Ue sono al 10% e Salvini a Bruxelles non conta nulla. È un fanfarone. L`Italia non uscirà mai dall`Euro».

Veniamo al Pd. Zingaretti, a Rep Idee, ha parlato di fine del regno dell’egocrazia. Parlava di lei?

«Zingaretti ha vinto e decide lui, e questa è la prima grande differenza dalla stagione precedente. Ma io penso, come ha scritto Ilvo Diamanti su Repubblica, che un partito politico oggi abbia bisogno di una leadership. Come Zingaretti interpreterà questo ruolo è una sua scelta, ma credo che se qualcuno immaginasse oggi un modello politico privo di leadership commetterebbe un errore enorme, perché in ogni Paese, dall’America di Obama odi Trump, alla Francia, al Regno Unito, alla Germania, che dovrà rimpiazzare una leadership potente, alla Cina di Xi Jinping, c’è un leader. Senza una leadership non c’è comunità politica. Poi c’è il tema dell`ego, ma non riguarda solo il Pd. Oggi siamo tutti impegnati a farci i selfie, ma qual è l`ego che fotografiamo? Persino l’amicizia ormai è ridotta a un clic».

Si è parlato spesso di un “partito di Renzi”. Si impegna a non farlo?

«Lo spazio politico per un nuovo partito c’è stata almeno due volte. Dopo la sconfitta alle primarie del 2012, e dopo la vittoria alle Europee nel 2014. Oggi io penso che le condizioni non ci siano. Molti dicono che serva una forza di centro accanto al Pd. Carlo Calenda s’è offerto di costruirla. Legittimo, ma non fa per me. Se decidi di fare un partito non chiedi il permesso, se vuoi far la rivoluzione non metti la cintura. E io non mi metto a rifare la Margherita, ho lottato per fare il Pd e ora ci resto accanto ai nostri veri leader che sono gli amministratori».

Massimo D`Alema sostiene che il  Pddebba tornare a parlare coi ceti popolari. E che Zingaretti dovrebbe farsi aiutare da Landini.

«Questa grande expertise di D’Alema nel voto popolare è una sorpresa, diciamo… hanno preso meno di Vendola. Poi se Landini dà una mano evviva, io sono anche d’accordo col tema del sindacato unico. Sul voto popolare però avevamo problemi già nel `94. Il punto è intendersi su cos`è, la sinistra: io credo che il Jobs act, che ha creato posti di lavoro, sia più di sinistra del Decreto dignità. La verità prima o poi arriva e alla fine si rimangeranno tutte le balle dette su di noi».

Il cardinale Gualtiero Bassetti su Repubblica dice cose nette sull’uso della fede di Salvini. Ma anche sul Pd, a volte troppo impegnato a rincorrere la Lega sui rimpatri.

«Il problema è che Salvini strumentalizza non il voto dei cattolici, ma la fede. E questo è un atteggiamento che, da cattolico, mi fa schifo. Sul Pd, io penso che siamo in un mondo in cui c`è bisogno di identità. Lo capisce Putin, quando libera la città di Palmira e organizza un concerto, per dimostrare di rappresentare l’identità culturale che l’Europa ha perso. Lo capisce Trump, che teorizza il “make America great again”, quando l’America non è mai stata più forte di oggi. Qual è la nostra identità? Io credo sia la cultura, sulla quale servirebbe investire. Sull’immigrazione abbiamo sbagliato? Sì. Usare un linguaggio di “terrore” sull`immigrazione, senza essere capaci di portare a casa lo Ius Soli, ha finito col regalare un assist a Salvini. Ma abbiamo anche recuperato i corpi di chi è annegato in mare, ed è una cosa di cui vado orgoglioso. Perché i Salvini passano, ma l’Italia, e i suoi valori, restano».