Immigrazione

Le attività ed i successi che portiamo avanti dipendono dall'impegno di ognuno di noi. Ogni contributo è importante.
dona italiaviva

Ammettiamolo: le migrazioni fanno paura. Sembrano mettere in discussione la nostra identità, minacciare la nostra sicurezza, insediare il nostro lavoro. Non è razzismo, perché il razzismo fonda le sue basi su ideologie che strutturate che non sono immediatamente coincidenti con un atteggiamento diffuso che riguarda, invece, un sentimento di avversione, “di pancia”, spesso alimentato da arte da fake news e da quel populismo espresso da movimenti come Lega, estrema destra, grillini.
È un sentimento che si avvicina più alla xenofobia, alla paura dello straniero, alla diffidenza di chi ha lingua e costumi diversi dai nostri, ma questo atteggiamento se non trova un’adeguata barriera culturale è assolutamente pericoloso perché può diventare razzismo vero e proprio.

È già accaduto, e può accadere di nuovo. Il pregiudizio ha scatenato pogrom di inaudita violenza contro gli ebrei, ha fatto da scintilla a massacri etnici, ha aperto le porte alle guerre. Non è successo in un tempo lontano o in un luogo sperduto: di fronte a casa nostra, mentre le folle di turisti si bagnavano in Adriatico, negli anni Novanta, proprio davanti a quelle stesse coste, nella ex Jugoslavia, è avvenuto il più grande massacro dopo le guerre mondiali.

Se tu hai timore dei migranti che vedi nella piazza della tua città, e io ti accuso di essere “razzista”, tu non solo non cambierai idea, ma anzi la rafforzerai. Il compito della politica non è pensare che il popolo sia da rieducare, ma è quello di lavorare per i cittadini dando risposte anche alle paure recondite.
Il ministro dell’Interno Minniti lo ha spiegato così: “La paura è un sentimento profondo. Il compito di una democrazia, di una cultura riformista, è ascoltare quelli che hanno paura, senza biasimarli. Altrimenti si crea un muro di incomunicabilità. Il populismo invece soffia sulla paura. Per questo sono indispensabili le politiche di integrazione”.

Parliamoci chiaro: in qualunque tempo e luogo, nessun governo, nessun esercito, nessun re o presidente ha mai fermato le migrazioni, in particolare quando si tratta, come avviene nel nostro tempo, di veri e propri fenomeni epocali. Le migrazioni non si fermano, ma si possono gestire e si possono diminuire i flussi e, soprattutto, si può lavorare sulle cause delle migrazioni.

Migrare non è un viaggio di piacere, spesso è l’unico modo per salvare la vita a se stesso e ai propri figli. Migrare è sempre una sofferenza, un dolore, un distacco profondo dalla terra dove sei nato. A nessuno piace migrare. Si fugge perché si è costretti. Questo non dimentichiamolo mai.

La più grande sanatoria per gli immigrati? L’ha fatta la Lega

Oggi la Lega grida in modo sguaiato contro i migranti. Soffia sul fuoco dell’odio e del risentimento. Creare il nemico è il miglior modo per uccidere una democrazia, portando un paese sull’orlo del baratro, ma Salvini cosa mai non farebbe per un pugno di voti in più?
Eppure non tutti sanno che la più grande sanatoria sui migranti l’hanno fatta proprio il padre della Lega, Umberto Bossi, e l’erede del partito neofascista, Gianfranco Fini, durante il governo Berlusconi: con la legge 30 luglio 2002, n. 189, 700.000 immigrati sono stati regolarizzati.

I governi Renzi e Gentiloni

Il governo Renzi e poi quello Gentiloni si sono trovati ad affrontare le due più grandi crisi dalla fine della seconda guerra mondiale a oggi: una crisi economica che dal 2008 ha investito gran parte delle economie mondiali e un esodo migratorio mai verificatosi nella storia recente.

Qual è stata la linea adottata? Il fenomeno va affrontato con la consapevolezza realistica che l’accoglienza ha un limite, perciò occorre lavorare sul governo dei flussi È una decisione politica forte e chiara che il ministro dell’Interno Marco Minniti ha esposto più volte: “Ho capito che andava governato subito il flusso migratorio e l’abbiamo fatto. I temi dell’emergenza e dell’immigrazione devono essere separati, metterli insieme è l’errore più catastrofico che si può fare. Sul tema c’è bisogno di una visione complessiva e su questo si gioca la partita tra populismo e riformismo”.

Cosa prevede il decreto Minniti

Il provvedimento proposto dal Ministro dell’Interno Marco Minniti – il decreto-legge 17 febbraio 2017, n. 13, coordinato con la legge di conversione 13 aprile 2017, n. 46 recante: «Disposizioni urgenti per l’accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale, nonché per il contrasto dell’immigrazione illegale.» – contiene un articolato pacchetto di misure destinate ad incidere in modo rilevante, anche sul piano ordinamentale, nella delicata materia del controllo e della repressione del fenomeno migratorio.
Con esso è rafforzata la lotta all’immigrazione illegale con norme che accelerano le procedure di identificazione e di definizione della posizione giuridica dei cittadini extra UE. Sono state intensificate le misure di contrasto dei trafficanti di uomini e dell’immigrazione illegale.

È stata potenziata la rete delle strutture di accoglienza, da una parte, e accoglienza e rimpatri, dall’altra. Niente più pochi e grandi centri di accoglienza, spesso ingestibili, ma strutture di piccole e medie dimensioni diffuse su tutto il territorio nazionale, che garantiscano il rispetto della dignità della persona e dove i tempi del trattenimento massimo saranno ben definiti.

Sono istituite, con magistrati esperti del tema, nei tribunali che hanno sede nel capoluogo del distretto di corte d’appello, 26 sezioni specializzate che si occupano esclusivamente di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini dell’UE.

Le sezioni specializzate sono competenti su questioni come il mancato riconoscimento del diritto di soggiorno e di allontanamento di cittadini Ue e loro familiari; il riconoscimento della protezione internazionale e della protezione umanitaria; il diniego del nulla osta al ricongiungimento familiare e del permesso di soggiorno per motivi familiari; il mancato rilascio, rinnovo o revoca del permesso di soggiorno per motivi umanitari; l’accertamento dello stato di apolidia, di cittadinanza italiana e per tutti i procedimenti connessi ai precedenti.

Si farà di tutto affinché emerga con chiarezza la storia personale di chi si trova nella situazione di dovere richiedere la protezione internazionale.
In caso sia rigettata la richiesta di riconoscimento, nelle sezioni specializzate è previsto un solo grado di giudizio di merito, anche se resta la possibilità di ricorrere alla Corte di Cassazione.

Corridoi umanitari protetti per una migrazione controllata

Nel 2018 fino a 10 mila profughi potranno raggiungere senza rischi l’Europa attraverso corridoi umanitari. Al tempo stesso, secondo gli obiettivi dell’Oim – l’organizzazione internazionale per le migrazioni- 30mila saranno i migranti senza diritto all’asilo che potranno tornare a casa con rimpatri volontari. Quest’anno già lo hanno fatto in 18mila.
Sono i dati forniti dal ministro dell’Interno a fine 2017. Minniti ha anche sottolineato come “Con la cooperazione delle autorità libiche, abbiamo costruito un nuovo modello di gestione dall’altra parte del Mediterraneo. Grazie anche agli accordi tra Roma e Tripoli, il personale Unhcr ha potuto selezionare in Libia chi ha diritto alla protezione internazionale. Chi arriva in Italia, insomma, è rifugiato e non più richiedente asilo. Le organizzazioni internazionali inoltre sono già messe in condizione di visitare i centri d’accoglienza e migliorarne le condizioni di vita, oggi ancora inaccettabili”.

I risultati dell’azione del governo

Secondo i dati diffusi dal Viminale, gli sbarchi sulle coste italiane, soprattutto a partire da luglio 2017, hanno registrato un decremento complessivo di oltre il 33% rispetto allo stesso periodo del 2016.
Rispetto allo scorso, infatti, è stato registrato circa il 34% in meno degli arrivi nel nostro paese, il 70% in meno dal mese di luglio 2017, in cifra assoluta si tratta circa 60 mila arrivi in meno (dati dicembre 2017).
Al contempo è utile ricordare che rispetto all’anno precedente, nel 2017 si è registrato anche un aumento del 62% delle espulsioni per motivi di sicurezza e il 19,6% di rimpatri in più per migranti irregolari dall’Italia (da 5300 a 6340). Dal 2016 al 2017 le espulsioni per motivi di sicurezza sono passate da 66 a 105. Il numero di estremisti arrestati per motivi religiosi è aumentato del 9% (da 33 a 36) mentre il numero di foreign fighters monitorati è stato dell’11% (da 116 a 129).

L’Italia, l’Europa e le politiche migratorie

Come ha evidenziato il primo ministro Paolo Gentiloni, nel 2017 l’Italia ha ottenuto dei risultati incoraggianti nel governo dei flussi e nella lotta contro il traffico di esseri umani. Questi risultati, però, vanno continuamente monitorati e consolidati all’interno di una politica comune europea, dove tutti i paesi devono fare la loro parte.

È proprio grazie alle pressioni dell’Italia, se l’Unione europea ha deciso di modificare il regolamento di Dublino. Nella riforma approvata dal Parlamento Europeo nel novembre 2017 (che dovrà essere ratificata dal Consiglio dei ministri dell’Unione Europea) si prevede, oltre al rafforzamento dei controlli di sicurezza, che il primo paese di arrivo non sarà più automaticamente responsabile per i richiedenti asilo e si introduce il trasferimento automatico dei richiedenti asilo secondo un metodo di ripartizione fisso.
Inoltre, la riforma tiene conto dei collegamenti che ci sono tra chi richiede asilo e lo stato membro: se il migrante ha un legame rilevante (ad esempio, legami familiari) con uno stato, vi è trasferito e là sarà esaminata definitivamente la sua domanda di asilo.