IMU e TASI

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Quando nel corso dell’assemblea del Pd del 18 luglio 2015 Matteo Renzi assunse l’impegno di ridurre fortemente le tasse nel nostro Paese, non tutti credettero che mille giorni dopo quella promessa si sarebbe tradotta nella più grande riduzione delle tasse nella storia repubblicana. I dati, i numeri, le statistiche ci dicono però che così è stato: la riduzione delle tasse in Italia è un fatto realizzato dai governi Pd negli ultimi anni.

Il cambio di approccio del Pd su questo tema è stata forse la novità culturale più significativa del nostro schieramento politico in questi anni. Si sono dismessi i panni di Dracula per mettersi dalla parte delle famiglie (tasse ridotte di 7,1 miliardi), e delle imprese (tasse ridotte di 8,3 miliardi). E’ una strada segnata, su cui non si torna indietro. La pressione fiscale resta ancora troppo alta, ci sono troppe imposte e una burocrazia asfissiante nemica dello sviluppo. Ma a oggi gli unici governi che hanno veramente abbassato le tasse in Italia sono i governi Renzi-Gentiloni. Gli altri, a cominciare dal centrodestra di Silvio Berlusconi, hanno solo fatto promesse iperboliche mai realizzate. E il bello è che continuano a farle!

PRIMA CASA: VIA IMU E TASI

Cominciamo dalle tasse sulla casa. Fatta eccezione per gli immobili di lusso (in tutto circa 70 mila), grazie al governo Renzi 15 milioni di italiani (proprietari di immobili adibiti ad abitazione principale e chi vive in una casa in affitto detenuta a titolo di abitazione principale) non pagano più la tassa sulla prima casa (IMU) e quella sui cosiddetti servizi indivisibili (TASI) ossia quelli erogati dal Comune di appartenenza per l’illuminazione, la cura del verde, la pulizia delle strade ecc. Parliamo di 3,6 miliardi di euro che ogni anno rimangono nelle tasche dei cittadini (senza alcun danno per i comuni, che sono stati rimborsati subito e totalmente).
Con l’abolizione della Tasi-Imu dal 2016, l’Italia è l’unico Paese in Europa, insieme a Malta, a non pagare più tasse sulla prima casa.

SECONDA CASA: STOP AGLI AUMENTI

Anche per i possessori di seconde case esistono riduzioni e sconti IMU e TASI. Una prima riduzione si applica agli immobili concessi in comodato gratuito a parenti di primo grado. Si applica inoltre una riduzione del 25% della TASI e dell’IMU sulla seconda casa se l’immobile è affittato a canone concordato. Inoltre i Comuni non possono aumentare le imposte. Infatti, grazie ai governi PD, anche per il 2017, è valso il blocco dell’aumento.

AGRICOLTURA

Anche per quanto riguarda il comparto agricolo, il Pd ha lavorato per tutelare il reddito delle imprese con sostegni concreti a partire dall’eliminazione dell’Irap e dell’Imu sui terreni. Come ha detto il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina “meno tasse e più semplificazione e investimenti per sostenere un settore strategico anche per la lotta alla disoccupazione”. Tra le altre misure adottate va segnalato anche il programma di agevolazioni assicurative in agricoltura contro le calamità naturali, più fondi per il rinnovo della macchine agricole e meno tasse per gli allevatori.

FONDI AI COMUNI: NIENTE TAGLI

Fino al 2014 – e per i 37 anni precedenti – i trasferimenti ai Comuni erano basati sul criterio della spesa storica, vale a dire venivano distribuiti senza considerare le differenze territoriali e l’efficienza dei servizi. E quando c’era da tagliare (tra il 2010 e il 2014 i comuni si sono visti privare ben 7,2 miliardi di euro di trasferimento), la logica era quella dei tagli lineari.
Dal 2015 il Pd ha voltato pagina: a eccezione di 1,2 miliardi tagliati nel 2015 per finanziare gli 80 euro, i trasferimenti ordinari ai comuni non sono stati tagliati neppure di un centesimo. Ed è stato gradualmente mandato in soffitta il criterio della spesa storica: ora i trasferimenti ai comuni sono distribuiti tenendo conto delle reali necessità degli enti e delle loro differenze territoriali: il che significa che se un comune raccoglie meno tasse perché è in un territorio meno ricco e ha costi dei servizi maggiori a causa delle caratteristiche territoriali, lo Stato interviene per metterlo sullo stesso livello di partenza di tutti gli altri enti.

FONDI AI COMUNI: TEMPI CERTI

Fino al 2013 i Comuni non sapevano mai esattamente quanto avrebbero ricevuto dallo Stato e infatti approvavano i loro bilanci preventivi a fine anno con la conseguenza che molti investimenti in lavori pubblici, per esempio, non potevano partire o partivano con grande ritardo. Il Pd ha messo fine alla stagione delle proroghe e dell’incertezza. I comuni hanno l’obbligo di presentare i loro bilanci preventivi entro il 28 febbraio e non possono più permettersi di rimandare a fine anno, in modo da favorire capacità di programmazione della spesa e la ripresa degli investimenti. In cambio lo Stato pubblica l’anno prima l’ammontare esatto dei trasferimenti a cui ogni comune ha diritto l’anno successivo. Finalmente più certezze per chi amministra e servizi migliori e più rapidi per i cittadini.

ALTRI VANTAGGI PER I COMUNI

Tra le altre novità riguardanti i Comuni, segnaliamo anche la fine del pagamento, a loro carico, delle spese di manutenzione degli uffici giudiziari statali sul loro territorio. Dal 1 settembre 2015 se ne occupa direttamente lo Stato che, inoltre, ha stanziato fondi appositi per aiutare i comuni a estinguere vecchi mutui e per aiutarli e velocizzare la progettazione delle opere pubbliche.

ADDIO AL PATTO DI STABILITA’

Dopo 17 anni è andato in pensione il Patto di Stabilità interno, che frenava gli investimenti dei comuni e li obbligava ad accumulare un surplus di entrate rispetto alle uscite per contribuire alla riduzione del deficit dello Stato. E’ stato sostituito da una regola più semplice, più efficiente e senza vincoli assurdi (la “regola del pareggio”), che ha creato le condizioni per sbloccare miliardi di nuovi investimenti pubblici.