Jobs Act, la riforma di sinistra del lavoro

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Cosa succederebbe se un governo Forza Italia-Lega o M5Stelle abolissero il Jobs Act? Porsi questa domanda vuol dire capire meglio quello che questa riforma del mercato del lavoro, nata con il governo Renzi, prevede davvero. Al di là degli slogan elettorali di chi per anni ha promesso inutilmente un milione di posti di lavoro, come Berlusconi, o di chi pensa che l’economia si risollevi andando tutti in ferie, come i grillini, è utile scoprire cosa davvero contempla il Jobs act, una delle più grandi riforme di sinistra fatte nella storia repubblicana.
Perché – dobbiamo ribadirlo per chi ha la memoria corta – le riforme sono di sinistra, mentre la conservazione dei privilegi di censo familiare o di casta professionale, è profondamente di destra e il Jobs act, rimettendo in moto assunzioni e welfare, aziende e lavoratori, sta realizzando una grande riforma. Lo si può correggere si può, certo, ma fermarlo no, perché sarebbe come fermare l’Italia.

Jobs act, la democrazia delle opportunità

La filosofia che ha guidato Matteo Renzi nel progettare il Jobs Act è stata quella che un’autentica democrazia non può non offrire a tutti le medesime opportunità.
Ne “Il matematico indiano” di David Leavitt, a un certo punto il protagonista dice: “Il talento non assisteva il figlio del minatore del Galles: lui avrebbe passato la sua vita in miniera, anche se avesse avuto la dimostrazione dell’ipotesi di Riemann stampata nella mente”.
Una vera democrazia considera il merito, non la condizione familiare di partenza. Nella democrazia delle opportunità non conta di chi sei il figlio o quale conto hai in banca, conta ciò che sei, ciò che sai e ciò che sai fare.
Nella democrazia delle opportunità deve essere semplice tanto trovare lavoro per te che lo cerchi quanto assumerti per l’azienda. E a chi perde il lavoro lo Stato deve garantire due cose: una protezione sociale seria, vera, forte, e una formazione che faccia acquisire nuove competenze. Fino a che non trova lavoro, sarà lo Stato a pagare il reddito di sostegno, ma nel momento in cui i servizi pubblici trovano una nuova occupazione, il lavoratore è chiamato ad accettarla. Funziona così in tanti paesi europei, e finalmente sta funzionando così anche in Italia.

Mai così tanti occupati in Italia

I dati, del resto, confermano quanto il Jobs act sia importante. L’Istat ci dice che la disoccupazione cala: a novembre 2017 gli occupati erano più di 23 milioni, un vero record: mai così tanti al lavoro dal 1977. Occorre far meglio? Sì, ma smantellare il Jobs act come vogliono destra, grillini ed estrema sinistra, significherebbe riportare l’Italia all’anno zero.

Jobs act, più lavoro, più ambizioni, più sicurezza economica

Con il Jobs act le imprese possono assumere più facilmente, soprattutto i giovani, grazie a una normativa contrattuale più semplice e chiara e anche a una serie di incentivi. Si sono divise le tipologie dei contratti in due gradi aree: il lavoro dipendente e il lavoro autonomo, e si sono eliminate le tante zone di parasubordinazione dove prosperava il lavoro precario. A proposito di diritti, il Jobs Act ha abolito le dimissioni in bianco, esteso l’indennità di maternità e il congedo parentale per proteggere le donne e le famiglie. Non solo: il Jobs Act ha riformato gli ammortizzatori sociali, dando vita alla NASPI e ha l’ANPAL, la prima agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro.

Cosa prevede il Jobs Act

I pilastri su cui si regge il Jobs act sono gli otto decreti con i quali è stato attuato:

  1. Contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti: è la forma principale di rapporto di lavoro anche attraverso gli incentivi economici (decontribuzione);
  2. Semplificazione e riduzione delle tipologie contrattuali parasubordinate;
  3. Regole nuove per i licenziamenti con relativo ampliamento degli ammortizzatori sociali anche a tipologie contrattuali non previste in precedenza;
  4. Nuova disciplina per i congedi familiari;
  5. Pari opportunità: più facile l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità;
  6. Creazione dell’Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro (Anpal);
  7. Attività ispettiva più semplice e funzionale un’agenzia unica denominata Ispettorato nazionale del lavoro;
  8. Ammortizzatori sociali in costanza di rapporto: ammodernamenti significativi tanto per la cassa integrazione ordinaria e straordinaria, quanto per i contratti di solidarietà e i fondi di solidarietà bilaterali.

Le parole chiave del Jobs Act

Tutele crescenti

Tu azienda assumi a tempo indeterminato, io Stato ti offro incentivi per farlo. E in più ti garantisco regole certe e chiare. Inoltre, disincentivo il lavoro precario rendendolo meno vantaggioso per i datori di lavoro.

Politiche attive

Il Jobs act sostiene il reddito di chi ha perso il lavoro, ma fa molto di più. Al lavoratore inoccupato dice: non chiuderti in casa, perché perdere il lavoro è un dramma sì, ma davanti a te hai nuove possibilità: ti offro e ti pago formazione qualificata per darti più competenze e ti aiuto a ricollocarti nel mercato del lavoro.
Quindi, reddito nel periodo di mancanza di lavoro, presa a carico del lavoratore da parte dei Servizi per l’Impiego, coordinati dalla nuova Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro.

Donne lavoratrici

Nel Jobs act si trovano numerose azioni che tutelano la maternità e conciliano tempi di vita e tempi di lavoro delle donne, non contrapponendo ma anzi dando valore all’essere al tempo stesso genitori e lavoratori. Il Jobs act lo fa rendendo il congedo obbligatorio di maternità un diritto fondamentale anche per tutte le lavoratrici autonome, che così potranno finalmente usufruire del congedo parentale.
Inoltre promuove sistemi di welfare aziendale sempre più innovativi e sostiene le donne vittime di violenza di genere, attraverso un congedo trimestrale dal lavoro.

Flessibilità negli orari di lavoro

Il Jobs act parte dalla considerazione che i tempi di vita e i tempi di lavoro non debbono essere inconciliabili, infatti introduce un orario lavorativo meno rigido, il telelavoro e la possibilità di fruire dei congedi parentali anche su base oraria. Si viene incontro alle necessità dei genitori che lavorano e di coloro che hanno più bisogno di sostegno, come i malati affetti da patologie croniche, con la trasformazione del proprio orario di lavoro a part-time.

Tutela dei lavoratori

Il Jobs act rende universali gli strumenti di sostegno al reddito per chi è disoccupato. Innanzi tutto riordina gli ammortizzatori sociali con l’estensione agli apprendisti della Cassa Integrazione Ordinaria e Straordinaria. Quando finisce un rapporto di lavoro l’accesso alla NASPI (indennità mensile di disoccupazione) vale anche per chi ha una storia contributiva breve. Inoltre – altra importante novità – diventa più semplice l’accesso alla disoccupazione per i collaboratori.

Semplificazione

La semplificazione amministrativa e burocratica non solo rende migliore la vita, ma si trasforma in rilevanti risparmi e in una migliore operatività, sia delle aziende sia dello Stato. E il Jobs act
oltre a eliminare quei contratti poco usati o usati male per coprire il precariato, abbina contemporaneamente digitalizzazione delle comunicazioni verso la Pubblica Amministrazione e riduzione degli adempimenti burocratici.