Matteo Renzi sul Riformista: Sì all'elezione diretta, No ai pasticci.

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Il nuovo editoriale di Matteo Renzi per Il Riformista del 31-10-2023

Si può commentare seriamente la bozza di riforma costituzionale del Governo Meloni?

No. Non si può perché con questo Governo le bozze hanno vita breve, durano meno di una storia su Instagram.

Dovrebbe infatti servirci da monito ciò che è successo sulla Legge di Bilancio che ha visto apparire e sparire emendamenti, tasse, cedolari secche. E dunque finché non ci sarà un testo definitivo parliamo del niente.

Come del resto abbiamo parlato del niente dal decreto rave party alle norme sul Pos, dalla carne sintetica a tutti i provvedimenti di Adolfo Urss.

Però la notizia del giorno è che la ministra Casellati ha partorito la riforma. E dunque è giusto che prendiamo sul serio le aspirazioni dell'Esecutivo facendo finta di credere che il Governo abbia davvero licenziato le riforme.

Emerge un grande passo in avanti: il Presidente del Consiglio viene eletto direttamente dai cittadini.

E questo è giusto, doveroso, necessario. La società si nutre di like e mi piace, ma il nostro sistema è ontologicamente basato sulla paura del voto perché l'Italia teme il Governo forte. Il Costituente aveva ancora in mente il fascismo e cercava di evitare una subalternità del Parlamento rispetto all'Esecutivo. Ma l'Italia di oggi - e la società di oggi - non sono quelle post belliche. Se all'esercizio del voto non corrisponde l'assegnazione della responsabilità di governare a chi ha vinto le elezioni, il cittadino medio non capisce più chi vince e chi perde e dunque non capisce perché votare. Dare a chi ha vinto la possibilità di governare è la svolta che questo Paese ha conosciuto ai tempi della legge sui sindaci e che va adesso replicata per il livello nazionale. Se la Meloni porta a casa il "Sindaco d'Italia" noi voteremo con lei sulle riforme. Perché quando si vota per le riforme si vota per il Paese e non contro il Governo. E se gli altri in passato hanno preferito far cadere riforme giusto pur di mandare a casa il Governo, beh, noi non siamo come loro. Sì all'elezione diretta del Premier, dunque. E però, c'è sempre un però a rovinare tutto. Il però è che la Casellati ha complicato il testo. Imporre ai parlamentari di fare ciò che vuole il capo del partito pena la decadenza, introdurre una sfiducia costruttiva ma parziale in un sistema dell'elezione diretta, togliere al Capo dello Stato il diritto di nominare in Senato cinque personalità, a vita o per un periodo transitorio: queste scelte sembrano finalizzate a trovare equilibri interni alla maggioranza. Ma rischiano di essere pasticci, non riforme. La Meloni, molto in difficoltà sul'economia, può segnare un punto sulle riforme. Porti a casa l'elezione diretta e lasci stare le battaglie ideologiche.

Sì alle riforme, no ai pasticci.