Matteo Renzi sul Riformista: «Tra manganelli e sussidi lo spazio è al centro»

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Il nuovo editoriale di Matteo Renzi su Il Riformista del 28-02-2024

Cosa insegna il risultato delle Regionali in Sardegna?

Ha perso Giorgia Meloni. Lasciate stare i discorsi di chi dà la colpa a Salvini, chi a Solinas, chi a Truzzu, chi al destino cinico e baro. La Premier ha imposto con tracotanza un proprio uomo al posto del Governatore leghista uscente. E l'ha fatto con lo stile di chi dice: o con me o contro di me. Anziché scegliere un nome credibile ha candidato uno dei fedelissimi che le dicono sempre di sì ma che non sono apprezzati dalla gente. Del resto un Sindaco che si fa sconfiggere di diciotto punti in casa propria qualche problemino deve averlo. Vedrete: saranno gli yesman di cui si circonda a rovinare Giorgia. Fino ad oggi lei non aveva mai perso una sfida. Anche quando era stata sotto il 4% alle Europee del 2014 o era rimasta fuori dal ballottaggio del comune di Roma nel 2016, aveva raccontato come un successo persino la propria sconfitta. Oggi non può. Oggi lei ha un nemico: la realtà. Meloni ha preteso di decidere sulla Sardegna e la sua decisione ha portato la coalizione a perdere. Vediamo come reggerà la botta anche sotto il profilo psicologico. L'impressione è che i guai siano appena iniziati.

Ha vinto l'alleanza tra PD e Cinque Stelle. Il PD non strappava una regione alla destra dal 2015, ripeto dal 2015. Allora il PD governava in 16 regioni su 19 e in due province autonome su due. Ma per qualcuno era un PD che non andava bene, troppo centrista. O troppo vincente, chissà. Oggi Elly Schlein ha vinto la sua scommessa concedendo a Giuseppe Conte di portare a casa la guida della regione per la prima volta nella storia del Movimento, nonostante un risultato di lista attestato al 7%. Mentre è giusto tributare i complimenti alla neo-governatrice Alessandra Todde, perché chi vince ha sempre ragione, si pone un grande tema: e adesso? L'alleanza Cinque Stelle-PD è davvero definitiva e irreversibile? Questo vorrebbe dire ad esempio fare gli accordi per le amministrative non solo a Bari ma anche a Firenze, in Basilicata, in Piemonte. Tutto molto interessante.

Con la destra per la prima volta KO e la sinistra che si riunisce sotto le insegne grilline, si apre uno spazio fantastico al centro. Non è facile fare la differenza alle Regionali, con un turno secco. Ma alle comunali si può fare. E soprattutto alle Europee si deve fare. Si alza la domanda politica di chi non vuole i manganelli di questa destra e i sussidi di questa sinistra. Di chi non vuole che governino i sovranisti a destra o i giustizialisti a sinistra. E alle Europee, in una sfida senza coalizioni, in una consultazione che non risente del ricatto morale del voto utile, il voto è più libero che mai. Sapendo che ogni voto conta. Se tremila voti di differenza tra Todde e Truzzu ci spingono in un quadro politico nuovo, alle Europee ci sarà da lottare per ogni singola preferenza. E vedremo chi avrà la forza e i candidati per farlo.