Renzi: «Basta misure a spot. Il governo dia la scossa»
Intervista a Matteo Renzi per «La Provincia - Cremona» del 5-11-2024
di Riccardo Maruti
«Le imprese sono in difficoltà e gli operai non arrivano a fine mese. In Liguria il Pd ha preferito il populismo al nostro riformismo. Siamo un partito piccolino ma decisivo per l'esito delle elezioni».
«L’assemblea dell'Associazione industriali ha consolidato, da un lato, la mia ammirazione per il tessuto imprenditoriale cremonese in tutte le sue articolazioni territoriali, e ha accentuato, dall'altro, le preoccupazioni per le sorti del nostro sistema produttivo».
Il presidente di Italia Viva Matteo Renzi, di fronte alla platea cremonese, ha cercato -parole sue- di «suonare la sveglia, lanciando un segnale al Governo».
Che tipo di sterzata chiede, nello specifico, all'Esecutivo?
«Mi aspetto che pensi più ai problemi reali e meno agli slogan. Mi ha fatto piacere che anche l'eurodeputato del Ppe Massimiliano Salini, dal palco dell'assemblea, si sia detto concorde con questa visione. Mentre il Governo Meloni spende un miliardo di euro per un centro migranti in Albania destinato ad alcune centinaia di persone, nel frattempo le nostre imprese sono costrette a fare i conti con crescenti difficoltà e i nostri operai non arrivano alla fine del mese. Ad esempio, mi sta bene la discussione sui costi dell'energia, ma è meglio muoversi per realizzare i termovalorizzatori. In un momento in cui le previsioni economiche sono in rallentamento e le tensioni internazionali creano gravi instabilità, è l’ora di una scossa».
Giù dal palco ha avuto un colloquio con Renato Ancorotti, senatore di Fdl e imprenditore cremasco della cosmesi: che cosa vi siete detti?
«Renato è un amico, una persona per bene e un imprenditore che sa il fatto suo. Non lo ammetterà mai, ma credo che venga preso dallo scoramento quando in Senato è chiamato a schiacciare un pulsante su provvedimenti spot. Quelli come lui dovrebbero essere messi nelle condizioni di lavorare al meglio».
Voltando pagina: il caso Liguria è il de profundis del campo largo?
«In Liguria si è perso per colpa di Giuseppe Conte. Il Pd ha preferito il populismo al riformismo di Italia Viva».
Ha un messaggio per il leader del M5S?
«Se vuole dare una mano, bene. Ma se continua così, non ho nulla da dirgli. Dove ha posto il veto, in Basilicata e Liguria, ha perso. Italia Viva è un partito piccolino sul piano numerico, ma decisivo per spostare l'esito delle elezioni».
E il dialogo con Carlo Calenda è definitivamente interrotto?
«Calenda ha scelto deliberatamente di distruggere il terzo polo, una mossa che ogni giorno risulta sempre più assurda. È una persona che si impegna e conosce qualche dossier tecnico, ma la politica non fa per lui. Proprio come Conte, è la rappresentazione di un’idea tardo adolescenziale della politica: chi pone veti non ha fiducia in se stesso».
Ha dichiarato che per unire i riformisti è meglio la figura di un cattolico.
«Per me è fondamentale che il centro riformista rappresenti quei valori cattolici che hanno sempre segnato l'esperienza della Dc, prima, e dell'Ulivo, poi. Il mondo cattolico non può essere consegnato agli avversari, come sta accadendo negli Usa».
Nel centrosinistra manca una leadership riconosciuta?
«Ci sono tanti sindaci, presidenti di Regione e parlamentari con la stoffa del leader. Serve una caratteristica fondamentale: la sensibilità politica, altrimenti non si va da nessuna parte. Soltanto per i populisti il professionismo politico è una parolaccia».
Ha nominato gli States: le elezioni presidenziali rappresentano uno snodo epocale?
«Epocale no, importante sì. Ovviamente faccio il tifo per Kamala Harris, ma se dovesse vincere Donald Trump saremo comunque al fianco degli Stati Uniti».