Renzi: "Così ripristinerò lo stadio di diritto"

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Intervista a Matteo Renzi di Marco Evangelisti, "Corriere dello Sport", 1 agosto 2020.

Senatore Renzi, adesso che cosa c'entrano gli stadi con il sostegno all'economia italiana?
«Accidenti se c'entrano. Tre o quattro miliardi di investimenti da sbloccare, migliaia di posti di lavoro potenziali. Io vedo in ballo quasi un 1% di Pii, calcolando l'indotto».

Quindi le è venuta l'idea di questo emendamento che faciliterebbe il restauro dei vecchi impianti.
«E la realizzazione di impianti nuovi. L'epidemia non ha soltanto fermato l'attività sportiva, che va rilanciata. Visto l'ultimo, meraviglioso spot della Nike? Sono state anche paralizzate le aspettative economiche di questo mondo. Lo sport è valori, idee, emozioni, ma pure occasione di crescita. Per questo abbiamo combattuto per riaprire la Serie A. Adesso ci troviamo con soldi da spendere nelle infrastrutture, nei cantieri, nelle scuole, nei porti, nelle ferrovie. E non li spendiamo per ragioni in gran parte di natura burocratica».

Nel mazzo troviamo gli stadi.
«Appunto. Le società sono pronte a investire, in molti casi hanno già l'accordo con le autorità comunali ma l'iter spesso è bloccato per il parere di una sovrintendenza, per un vincolo. Cose giustificabili in molti casi, assurde in ambito sportivo. Allora il senso è: nell'ambito di un provvedimento da approvare entro la prima quindicina di settembre, il cosiddetto Italia Shock, piano per le infrastrutture, proponiamo che i centri sportivi o gli stadi di proprietà di società professionistiche che trovano il via libera del Comune - quindi non è che la Fiorentina possa costruire in Piazza della Signoria - abbiano il diritto di partire con il cantiere dal giorno successivo all'accordo. Senza passare per la sovrintendenza. Significa centinaia di milioni sbloccati, posti di lavoro e club finalmente in grado di competere con le società inglesi».

La semplificazione sarebbe clamorosa.
«Occhio, non equivale a un fai come ti pare. Il Comune ha la giunta, il consiglio, la commissione urbanistica, quella paesaggistica. Non è una passeggiata ottenere le autorizzazioni. Però una volta che le hai non incontri la mannaia della sovrintendenza».

Quindi niente più casi Franchi di Firenze o Tor di Valle di Roma?
«La nostra soluzione riguarda ovviamente la Fiorentina, riguarda la Roma, riguarda il Napoli, il Genoa, eccetera. Ti permetto di fare tutto ciò che ti permette di fare il Comune. Niente liberi tutti, questo è importante. Ma è un uovo di Colombo. Inserito in un provvedimento che nel giro di un mese andrà votato. E un'occasione che non deve andare sprecata. Abbiamo tutto: l'urgenza, il voto in commissione il 290 il 30 agosto, un quadro normativo pronto in cui basta inserire la nostra modifica, l'interesse trasversale».

Lei ha un notevole fiuto politico: pensa che una cosa del genere passerà? Erodere i poteri delle burocrazie non è mai facile.
«lo l'emendamento lo presento e punto. Voglio vedere in faccia quelli che dicono no. Serve al sindaco Nardella, serve al sindaco Raggi, serve a Sala a Milano, serve a Bucci a Genova, a De Magistris a Napoli. Consegna l'ultima parola al sindaco invece che al sovrintendente e, attenzione, non la dà affatto al presidente della società di caldo. Che deve solo mettere i soldi e alla luce di questo ricevere una risposta. Siccome ora non accade, per esempio a Firenze si manifesta una rabbia che porta a una perdita di credibilità».

Prevedibile reazione sui social e in Parlamento: la gente ancora muore, il Pil fa -12,4%, la cassa integrazione non arriva e Renzi pensa agli stadi.
«Oggi si è creato un momento eccezionale legato all'emergenza Covid. La crisi economica è evidente, ma io di questo sto parlando: non di fantacalcio, bensì di denaro che porta posti di lavoro. A Firenze, per dire, 300 milioni partono dagli Stati Uniti e arrivano alle aziende del territorio. Soltanto il furore ideologico può dire di no a questo».

E se l'emendamento non andasse a buon fine?
«Sarebbe uno scandalo».