Renzi: «Crisi idrica e scandalo sanità. Schifani non scarichi le proprie responsabilità»

Intervista di Matteo Renzi per «La Repubblica Palermo» del 28-03-2025

di Accursio Sabella

«Sulle Regionali non mettiamo veti e non ne accettiamo. Lombardo e Lagalla? Al Centro si può dialogare, noi saremo ancora ago della bilancia».

Il governo regionale "pessimo", il ruolo di Italia viva nel centrosinistra: Matteo Renzi è a Palermo per presentare il suo nuovo libro "L'Influencer".

Per lei Giorgia Meloni è un'influencer. Ne riconosce qualcuno anche nella politica siciliana?

«Meloni è una influencer e come lei non c'è nessuno: comunica ma non fa nulla. Schifani invece non comunica nemmeno: ha responsabilità enormi sulla politica siciliana e le scarica sugli altri».

Qualche mese fa, il capogruppo lv Davide Faraone ha protestato in accappatoio contro il presidente Schifani perla crisi idrica. Qual è il suo giudizio sul governo regionale?

«Pessimo. La siccità in Sicilia non è stata una crisi climatica ma politica di cui il governo regionale è complice. In Italia non manca l'acqua, mancano le infrastrutture dell'acqua. E non mi pare che si sia corsi realmente ai ripari. Musumeci aveva poi promesso di rimettere in funzione Italia sicura, ma anche in questo caso parole al vento».

Ha seguito lo scandalo della Sanità e dei referti arretrati a Trapani?

«È inaccettabile che la politica metta le mani sulla sanità, che invece dovrebbe essere gestita da persone scelte per la loro competenza. Il risultato di questa incompetenza sono liste d'attese infinite, pronto soccorso sovraffollati, pochi medici e infermieri. La storia degli esami istologici è una vergogna nazionale: 3 mila persone hanno avuto i referti con grandissimi ritardi, alcune nel frattempo hanno perso la vita. Quanto alle liste d'attesa, Giorgia Meloni si conferma ancora una volta un'influencer: annuncia un decreto, finge di aver risolto il problema e intanto le persone aspettano invano. Oggi sarò a Mazara proprio per parlare di questa vergogna».

Come vede Agrigento capitale italiana della cultura?

«Agrigento sarà la prima tappa di questo giro dell'isola. Oggi sarò alla Valle dei templi dove firmai da premier il patto per la Sicilia, destinando all'Isola quasi 6 miliardi. Sono stati incapaci per la maggior parte di spenderli. La cultura è il patrimonio di questo Paese, Agrigento ne è uno dei simboli più celebri. La destra ritiene che con la cultura non si mangia, se va bene, se va male la cultura serve loro per sistemare qualche amico. E infatti ad Agrigento, Capitale della cultura 2025, questa grande opportunità rischia di trasformarsi in una commedia grottesca. Il ministro Giuli evidentemente è uno studente fuori corso ma soprattutto un ministro fuori dal mondo».

II coordinatore siciliano di Forza Italia Caruso, è un ex dirigente di Italia Viva. Mentre il candidato di Calenda alle Regionali, Gaetano Armao, è consulente del governatore. Come spiega questa attrazione verso FI?

 «Ritengo che la politica c'entri poco. O almeno la politica per come la intendiamo noi. Il più indecente è proprio Armao, passato armi e bagagli con chi ha contrastato in campagna elettorale».

Come si stanno muovendo, invece, secondo lei, i partiti di opposizione Pd e M55? È a loro che guardate in vista delle prossime elezioni regionali?

«Noi siamo collocati nel centrosinistra. In Sicilia come in Italia stiamo lavorando per una alternativa a questo governo. Non mettiamo veti, non ne accettiamo. Serve dare un governo diverso alla Sicilia e all'Italia».

È nato un nuovo partito, fondato da Raffaele Lombardo, Roberto Lagalla e Gianfranco Micciché. Non hanno nascosto di guardare anche alla vostra area politica. Un dialogo con loro sarebbe possibile?

«Prima delle elezioni noi saremo l'ago della bilancia. Mai un governo uscente ha vinto le politiche, nemmeno Berlusconi. E allora tutti coloro che vorranno lavorare per rendere più forte il polo riformista della prossima maggioranza sono i nostri interlocutori. Anche quelli che oggi stanno dall'altra parte: le elezioni si vincono al centro».