Renzi: «Da partitocrazia a parentocrazia. Le sorelle Meloni sono in paranoia»
Intervista a Matteo Renzi per «La Stampa» del 19-08-2024
di Fabio Martini
Il sistema politico-mediatico italiano, si sa, è roboante e rissoso, ma c'è qualcosa di anomalo nel fuoco potente e concentrico acceso a freddo dal quotidiano II Giornale, dalla Presidente del Consiglio in persona e dallo stato maggiore dei Fratelli d'Italia contro Matteo Renzi: vi si arriva ad attribuire all'ex Presidente del Consiglio una sorta di complotto contro Giorgia e Arianna Meloni, in combutta con un ipotetico magistrato. Polemica con qualche fondamento? Mettono le mani avanti per qualcosa in arrivo? Dice Matteo Renzi: «Io non so cosa stia accadendo nella masseria pugliese della famiglia Meloni e perché le sorelle d'Italia siano così nervose. Noi abbiamo fatto ciò che deve fare l'opposizione: fare interrogazioni parlamentari. Arianna Meloni si è occupata o no di RAI, FS e di tutto il resto? Se sì, basta dirlo. Se no, basta negarlo. Ma bisogna dirlo in Parlamento e lo deve dire il Governo. E invece qui si parte con gli insulti. Alcune senatrici meloniane hanno definito le nostre parlamentari "una muta di cani". Ma siamo pazzi? Va bene il caldo, ma qui si esagera. Non vorrei che la strategia delle Meloni fosse quella di alzare un polverone perché magari sanno qualcosa che noi non possiamo sapere. Sarebbe molto grave».
Che una "vice" segretaria di partito si occupi di nomine non è reato penale e tutto sommato neppure "reato" politico, non trova? La vera anomalia è psicologica e alle fine pure politica: delegare un ruolo politico ad un famigliare stretto non è un segnale di insicurezza personale?
«Per me se Arianna Meloni partecipa al tavolo delle nomine non apre una questione giudiziaria, ma dimostra che abbiamo sostituito la partitocrazia con la parentocrazia. Per me è politica, non un reato. Capo del governo, sorella e cognato: una roba del genere esiste solo in Corea del Nord. Sono loro che la buttano sul giudiziario: o sanno qualcosa che noi non sappiamo o sono vittime di paranoia».
C'è un'altra ipotesi: nei momenti di difficoltà, avere un nemico fa sempre comodo: Renzi come "uomo nero"?
«Io sono un facile nemico. Mi hanno cucito addosso il vestito dell'antipatico e quindi funziono bene come parafulmine. Però stavolta c'è un problema. Loro non possono giocare la carta del vittimismo giudiziario con me. Perché quando la mia famiglia ha avuto problemi di indagini, Giorgia Meloni e Fratelli d'Italia ci hanno aggredito sui social, in aula, nelle piazze. Quando sono usciti i problemi del padre della Meloni, delle sue sorelle o comunque vicende legate alle famiglie di Giorgia o di altri, penso all'arresto del fratello di Donzelli, noi non abbiamo fiatato. Loro sono giustizialisti, noi siamo garantisti. Quando Fratelli d'Italia accusa noi di complottismo giudiziario si copre di ridicolo».
Il Generale Agosto non ha finito per oscurare due questioni enormi, destinate ad esplodere in autunno? Quanto può durare l'Italia come unico Paese Nato che tergiversa sull'uso delle armi in Ucraina? E lo smarcamento dalla maggioranza Ursula quanto ci espone sulla questione deficit/debito?
«Sono state oscurate queste due tematiche, è vero. Però stiamo dietro ai fantasmi delle sorelle Meloni e alla difesa di Cipollino Boldi. Il giorno di Ferragosto ho visitato un carcere insieme a Bobo Giachetti. Mi sconvolge che questo Governo abbia approvato in Consiglio dei Ministri un decreto urgente per diminuire il numero della popolazione carceraria e quando il Parlamento ha votato il testo Nordio si è accorto che il decreto non serviva a nulla».
Da settimane il sistema politico-mediatico va dietro alla follia per cui Renzi ha aperto a Schlein: ma non è stata la segretaria del Pd, pochi giorni dopo le Europee e nella distrazione generale, ad aprire a lei, stigmatizzando Calenda?
«Elly Schlein ha introdotto una novità nella politica italiana. Ha detto al centrosinistra: basta veti. Se ci mettiamo tutti insieme, vinciamo ma per farlo serve un confronto sui contenuti, mettendo da parte le antipatie personali. Politicamente è una novità e noi abbiamo detto: ok, ci stiamo. Il PD di Elly Schlein non è il mio PD, non è più il mio partito, ma riconosco alla segretaria di aver avuto il coraggio di cambiare strada rispetto alle logiche dei veti. Se vogliamo provare a vincere le prossime elezioni mandando a casa il governo dei parenti, noi ci siamo».
Ha ragione Conte: meglio incassare intanto lo Ius scholae, cercando una maggioranza in Parlamento?
«Sullo Ius scholae Forza Italia bluffa. Tajani sta alzando il prezzo per ottenere altro: non avrà mai il coraggio di votare un provvedimento contro la Meloni o senza la Meloni. Tajani è un sor tentenna: non si occupa di politica estera ma passa le giornate a costruire consenso. Sogna il Quirinale, figurati cosa gli interessa davvero dello lus scholae».
Se Vannacci si mette in proprio – lei che lo ha anticipato – pensa che dando voce ad una minoranza silenziosa e frustrata da anni, si avranno effetti destabilizzanti sul centro-destra?
«È la novità più inquietante e più interessante della politica italiana. Inquietante perché non si è mai vista gente che viene dall'Esercito farsi un partito. Interessante perché se si produce una spaccatura a destra, la destra perde. Oggi l'1-2% può essere decisivo per la vittoria alle Politiche. Se Vannacci tira troppo la corda o rompe lui o rompe Salvini. Sicuramente si rompe la destra».