Renzi: "Da Torino un piano shock per gli investimenti"

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Intervista di Emilia Patta, 15 novembre 2019, "il Sole 24 Ore"  

«Un piano shock per rilanciare investimenti e infrastrutture nei prossimi tre anni. Perché, parliamoci chiaro, la manovra economica ha il merito di aver evitato l'aumento dell'Iva e contiene alcune cose positive come le misure per la sanità e la famiglia. Da parte nostra continueremo a fare la nostra battaglia sulle microtasse, a partire dalla sugar tax e dalla plastic tax così come è stata congegnata. Ma certo non basta. Non può bastare».

Quella che Matteo Renzi vuole lanciare oggi con l'iniziativa di Torino dall'emblematico titolo di «Shock! Una proposta di Italia viva per rilanciare l'economia» - iniziativa programmata non a caso in contemporanea con l'apertura della convention bolognese del Pd con cui Nicola Zingaretti vuole rifondare il partito - è essenzialmente una sfida al premier Giuseppe Conte per invertire la rotta del governo e darsi una prospettiva triennale che rilanci la crescita ed eviti i segnali di burrasca in arrivo.

Un piano per sbloccare opere e investimenti per 120 miliardi «più ambizioso di quello messo in campo in Germania» e che riguarda una ventina di aspetti: da strade e ferrovie, a porti e aeroporti, dal dissesto idrogeologico all'edilizia scolastica.

«Sblocchiamo tutto», è lo slogan. Dopo la convention torinese Italia Viva inizierà una sorta di campagna di ascolto con imprenditori e operatori dei vari settori - «sono in programma 100 incontri su tutto il territorio nazionale», annuncia Renzi - e nella prima metà di gennaio sarà messo a disposizione del premier e del governo un decreto legge. Una proposta che assomiglia molto ad un aut aut, anche se questo Renzi non lo dice.

«Ci accusano di essere guastatori ma noi vogliamo stare sui problemi concreti, sulle proposte - dice -. Ma certo non possiamo assistere inerti all'arrivo della recessione che si preannuncia». Il nodo principale quando si parla di infrastrutture e grandi e piccole opere è sempre lo stesso - sottolinea Renzi -:«Per la parte pubblica i soldi sono già stanziati e anche la disponibilità privata non manca. In questi due giorni trascorsi a Londra ho potuto constatare il vivo interesse da parte di società di investimento e di banche, anche straniere. Il vero problema è che i progetti non partono, sono bloccati. Quello che serve è una corsia preferenziale sblocca-burocrazia come abbiamo fatto con l'Expo di Milano e con gli scavi di Pompei. Per ogni grande opera una legislazione ad hoc che superi i lacci burocratici».

Nelle slide che saranno mostrate a Torino si fanno alcuni esempi emblematici: «In Italia sono bloccate opere stradali e ferroviarie per oltre 56 miliardi (si va dalla Pedemontana lombarda alla Gronda di Genova, dalla realizzazione della terza corsia dell'autostrada Firenze-Pistoia alla Tav Messina-Catania-Palermo, ndr): 8 circa per mancanza di finanziamenti, le restanti per la burocrazia».

Quanto ai porti, gli investimenti in atto o pronti a partire sono circa 2,5/3 miliardi che possono arrivare a 3/3,5 miliardi se venissero attivati tutti gli investimenti privati. E via elencando. Certo, con l'allergia alle grandi opere e allo sveltimento delle procedure burocratiche che hanno mostrato fin qui i pentastellati, la strada non sarà facile. Ma Renzi ricorda che «per la ricostruzione del Ponte Morandi anche loro hanno operato con procedure straordinarie» e lancia anche un appello all'opposizione di centro-destra a prendere parte al grande progetto «shock». «Serve un'assunzione di responsabilità da parte di tutti, altrimenti il Paese non ce la farà. E noi - ripete l'ex premier - non assisteremo inerti a un declino che tutti insieme possiamo evitare».