Renzi: “Dal Veneto mi aspetto 100 mila firme per abolire il reddito di cittadinanza”

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Intervista di Roberta Labruna, “Il Giornale di Vicenza”, 4 giugno 2022.

Matteo Renzi arriva in città nel giorno in cui la sua posizione sul reddito di cittadinanza, riassumibile in un definitivo, fosse per lui, benservito, gli ha fatto arrivare tra capo e collo pure delle minacce di morte. Lui non retrocede di un passo: «Raccoglieremo le firme per abolirlo e dal Veneto me ne aspetto almeno 100 mila». Tra questo e il suo essere finito nel mirino della magistratura, argomento cui ha dedicato il libro "Il Mostro" che ha presentato ieri sera alla biblioteca La Vigna presieduta da Remo Pedon, dove l'ha portato la senatrice Daniela Sbrollini, l'ex presidente del Consiglio vive un periodo caldo. Ma lui, il leader di Italia Viva, è abituato a stare al centro della scena. Ci è entrato sgomitando quando ha scalato il Pd a suon di voti alle primarie e diventando poi il più giovane premier della storia dopo aver accompagnato non troppo carinamente Enrico Letta alla porta. E ci è rimasto, sulla scena, anche quando si è messo a capo di un piccolo partito e nonostante le percentuali modeste gli sono riusciti dei "capolavori" di fine strategia politica: c'è lui dietro la nascita del governo giallorosso e c'è sempre lui dietro la caduta di Giuseppe Conte e l'avvento di Mario Draghi. 

Senatore Renzi, lei voleva rottamare una certa classe politica. Adesso secondo lei c'è qualcuno che vuole rottamare lei per via giudiziaria?
È un tentativo che c'è stato, ma che è fallito. Io non ho scritto questo libro per le mie vicende giudiziarie, che sono sì incredibili ma che verranno risolte. No, io ho scritto questo libro perché tanti cittadini sono costretti a difendersi contro un potere che non è solo quello giudiziario ma che è un mix tra forza della magistratura e pavidità della politica che rischia di stritolare persone e aziende.

Aveva ragione Berlusconi, quindi, a denunciare la politicizzazione di una parte della magistratura?
Diceva alcune cose sacrosante, che in qualche modo però rovinava egli stesso offrendo non una risposta complessiva al problema ma delle leggi ad personam. La sua diagnosi era esatta, ma la sua risposta no.

Lei ha definito la riforma Cartabia sostanzialmente inutile e ha detto che al referendum sulla giustizia voterà sì ai cinque quesiti. Bisognerà attendere la prossima legislatura per una riforma più incisiva o la giustizia è una di quelle cose irriformabili nel nostro Paese?
Per la prossima legislatura vedo due grandi cantieri: uno è quello della giustizia perché dopo tanti anni si sta iniziando a frantumare nell'opinione pubblica l'idea che i magistrati hanno sempre ragione e i politici sempre torto, quindi credo che una riforma arriverà. Il secondo cantiere che vedo invece è quello delle riforme costituzionali.

In passato non le hanno portato benissimo...
Lo so, lo so, è come parlare di corda in casa dell'impiccato. Ma è una questione che va affrontata, non possiamo continuare così. Io ad esempio sono convinto che ci voglia l'elezione diretta del premier utilizzando lo stesso sistema che si usa per i sindaci.

Intanto i partiti hanno cominciato la loro opera di logoramento: secondo lei Conte o Salvini usciranno dal governo e manderanno tutto a gambe all'aria?
Non lo faranno mai perché non riescono nemmeno a convincere i loro. Soprattutto Conte che chiacchiera, chiacchiera, chiacchiera: è solo un parolaio. Se ha voglia di lasciare il governo sulla politica estera, c'è un signore di cui gli posso dare il numero che fa il ministro degli esteri e si chiama Luigi Di Maio: lo faccia dimettere se ha il coraggio invece di chiacchierare. Altrimenti stia zitto e lasci lavorare gli adulti, nello specifico Mario Draghi.

Sempre Conte oggi ha detto che esclude un Draghi bis. E lei?
Conte non ha capacità profetiche. Lui va bene se c'è da scrivere un dpcm, se c'è da fare una diretta Facebook, ma non se c'è da fare politica.

Ma lei la vede l'ipotesi che Draghi succeda a Draghi?
Sì, non è un'ipotesi da escludere, ma manca un anno e parlarne ora è tempo perso: le evoluzioni della politica sono troppe rapide. Ora concentriamoci sulle cose da fare, poi da ottobre-novembre inizieremo ad entrare nel vivo e vedremo chi avrà più filo da tessere.

Alle amministrative siete alleati in alcune realtà con il centrodestra e in altre con il centrosinistra. A quando una scelta di campo chiara?
Quando si parla dell'elezione di un sindaco si parla di rispondere ai problemi della città e di chi lo può fare meglio. A Genova stiamo con il centrodestra? Sì, perché Marco Bucci è bravo. A Como e Parma stiamo con il centrosinistra? Sì, perché ci sono buoni candidati. A Verona siamo con Tosi? Sì perché è bravo.

Questo ragionamento non lo potete fare alle politiche.
Non staremo mai con la Meloni e mai con i Cinque stelle. Mai con i sovranisti e mai con i populisti.

Il centro però non decolla.
Uno spazio non sovranista e non populista ha più del 10 per cento. Bisogna sottrarlo agli egoismi di aspiranti leader, ma lo spazio c'è. Se con il 2 per cento ho tolto Conte per mettere Draghi, vi immaginate cosa possiamo fare con il 10 per cento?

Alle prossime elezioni politiche lei, Calenda e Più Europa vi presenterete assieme?
Non lo so, io penso che quest'area debba stare assieme e noi vogliamo lavorare per questo. Poi c'è chi in modo meno generoso mette al centro le proprie ambizioni, ma io gioco da mediano e lavoro perché quest'area, che chiamerei area Macron, nasca e sia forte.

Reddito di cittadinanza: farete una raccolta firme per abolirlo. Chi la contesta dice che non va cancellato, ma fatto funzionare meglio.
È tutto l'impianto che non funziona. Bisogna dare soldi a chi rimane fuori dal mercato del lavoro? Certo, ma non così, con i navigator e il voto di scambio. Ci vogliono salari più pesanti e meno sussidi. Dal Veneto mi aspetto 100 mila firme.