Renzi: «Fake news contro di me. Giustizia? lo ci sono ma non la faranno»
Intervista a Matteo Renzi per «Il Tempo» del 7-06-2024
di Dario Martini
Matteo Renzi a tutto campo. Il leader di Italia Viva, reduce dal comizio di chiusura in piazza di Pietra a Roma, illustra a Il Tempo la sua idea di Europa. Le motivazioni che lo hanno spinto a scendere in campo in prima persona come candidato, la guerra in Ucraina e le riforme di cui ha bisogno il Paese.
Lei ha assicurato che se eletto resterà in Europa. Ambisce a qualche incarico di rilievo nelle istituzioni europee, come la guida dell'Europarlamento?
«Ambisco solo a rappresentare gli italiani. Gli altri leader da Meloni a Tajani, da Schlein a Calenda, si candidano sapendo che non andranno in Europa. Io trovo tutto questo scandaloso: una truffa agli elettori. L'Europa decide sulle nostre vite, dalla sanità, al lavoro, alla casa. Per esempio, l'altro giorno sono stati varati aiuti di Stato per oltre 30 miliardi per attuare un pezzo di green deal. Sapete chi li pagherà? Gli italiani in bolletta. Ecco perché serve mandare in Europa leader capaci e non controfigure».
Ha una previsione sia come risultato di lista sia come suo personale?
«Non faccio previsioni ma i sondaggi sono ottimi».
L'intesa con Emma Bonino è solo elettorale per superare la soglia di sbarramento o è un progetto destinato ad avere degli sviluppi futuri anche in Italia?
«Lavoreremo insieme in Europa, pur nelle differenze abbiamo un grande progetto comune: quello degli Stati Uniti d'Europa. Un'Europa politica, con l'elezione diretta del presidente della commissione, per dare la parola ai cittadini non ai tecnocrati, con un esercito e una diplomazia comuni. Ma se le cose andranno bene è ovvio che il giorno dopo partirà un grande progetto riformista».
Lei auspica Mario Draghi al posto di von der Leyen. E realizzabile veramente e se si con quale maggioranza?
«La guida di Von der Leyen è stata un fallimento. Dal green deal alla politica estera dove l'Europa non ha toccato palla. Noi faremo tutto il possibile per portare Draghi alla guida dell'Europa. Sulla maggioranza, scommetto che sarà quella delle ultime due volte».
Lei in queste elezioni è alleato di Riccardo Magi di +Europa. Condivide le sue proteste in Albania contro i centri per migrano voluti da Giorgia Meloni?
«Quel genere di protesta non è il mio stile, ma Meloni sta sprecando i soldi degli italiani. Quegli 860 milioni devono andare alla sanità per gli italiani, non ai migranti in Albania».
Nel 2019, seppur dopo le elezioni europee, lei fece un duello tv con Matteo Salvini. Dibattiti di questo tipo sono naufragati per il veto di Giuseppe Conte su quello tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein. Non è un'opportunità persa?
«Un confronto, magari all'americana, sarebbe stato utile ai cittadini prima di tutto. Negli anni mi sono reso disponibile ma chissà perché nessuno vuole confrontarsi con me! Quello quello che mi fa più sorridere è l'ipocrisia di Giuseppe Conte, che piange per il no della Meloni al confronto con lui e scappa da quello con me da anni».
Riguardo a un possibile referendum costituzionale Giorgia Meloni ha detto: «Farei esattamente il contrario di Renzi». Che ne pensa?
«Per una volta sono d'accordo con la premier. Il nostro governo è quello degli 80 euro in busta paga, del Jobs Act che ha creato oltre un milione di posti di lavoro, delle leggi sociali. E ancora, l'abolizione dell' Imu, la cancellazione dell IRPEF agricola. Di Giorgia Meloni ancora non vedo una riforma. Se per riforma non si intende il decreto Ferragni».
Recentemente ha detto che scrivere il suo nome sulla scheda significa anche reagire all'odio che ha subito per anni. Si riferiva a qualcuno in particolare?
«Siamo stati vittime della più grande campagna di fake news. Una saldatura fra odio social- citofonare M5S- media e alcune procure che ho raccontato nel mio libro, Il Mostro. Rimettersi in gioco non è stato umanamente facile. Ma sentire l'affetto della tua gente durante la campagna elettorale è stato bellissimo».
Sull'arresto di Giovanni Toti lei ha tenuto un atteggiamento garantista. Ritiene sia ancora opportuno tenerlo ai domiciliari?
«Per me no. Se i pm hanno prove che lo processino: a che serve questa custodia cautelare?».
Il governo ha presentato la separazione delle carriere e l'alta corte per le sanzioni disciplinari ai magistrati. Qual è la sua posizioni e sono possibili convergenze con il centrodestra su alcuni temi della giustizia?
«Magari! Noi siamo i primi a volere con forza una riforma della giustizia. Ho subito sulla mia pelle la mala giustizia. Io ho le spalle larghe, ma penso ai tanti cittadini che non hanno la possibilità di avvalersi di avvocati e non hanno lo stesso spazio mediatico. Il problema è: la faranno davvero questa riforma? Perché finora ho sentito solo annunci».
Lei ha sempre caldeggiato il «sindaco d'Italia», Meloni vuole il premierato. Non è possibile trovare una sintesi tra queste due posizioni?
«Io sono per il sindaco d'Italia, l'elezione diretta del premier, il premierato, la chiami come preferisce. Voglio che il giorno dopo il voto si sappia chi governa. Ci ho perso un referendum, le pare che cambio idea solo perché una cosa piace alla Meloni? Il problema è che la riforma Casellati è uno schifezzellum. Propongano il semipresidenzialismo alla francese, che è anche nella cultura del centrosinistra. Sono pronto a votarlo. La riforma Casellati, no».
C'è davvero il rischio di un'escalation che porti all'utilizzo di armi nucleari? E nel caso come fermarlo?
«II rischio di una escalation esiste. Per fermarlo, serve la politica. Sono favorevole alle armi a Kiev ma serve anche la diplomazia. L'obiettivo deve essere quello di arrivare alla pace giusta. Che non può voler dire la resa dell'Ucraina».
Siamo a pochi giorni dal voto. Ora ce lo può dire, cosa è successo davvero tra lei e Calenda? Era un problema di incompatibilità di carattere o c'era qualcosa di più profondo?
«Ma quale carattere. Calenda da me ha avuto tutto: ministro, ambasciatore, candidato sindaco, presidente del terzo polo. E ha avuto le firme per candidarsi senza le quali sarebbe fuori dal parlamento. Ma io faccio politica, lui vive di inspiegabili rancori personali. Noi abbiamo nel simbolo gli Stati Uniti d'Europa, lui ha il suo cognome. Noi ci candidiamo davvero, lui anche se eletto resta a Roma. Il suo atteggiamento è inspiegabile».
Una domanda su Firenze. Una delle ipotesi più probabili è il ballottaggio tra Schmidt e Funaro. In questo caso voi di Italia Viva chi appoggereste?
«Appoggeremmo Firenze».