Renzi: "Gli interventi di ristrutturazione negli stadi di calcio non saranno più bloccati"

Intervista di Francesca Bandinelli, "Corriere dello Sport", 3 settembre 2020.

Via libera all'emendamento "salva-stadi", parla il promotore.

Provare a guardare sempre il bicchiere mezzo pieno, se non altro sforzarsi di trovare uno spiraglio di sereno anche in mezzo alla tempesta. Matteo Renzi, oggi Senatore della Repubblica e leader di Italia Viva, lo ha fatto anche in tempo di pandemia, quando l'Italia è stata costretta a fermarsi. Tanto che al piano di rilancio del Paese, ha assodato un emendamento per sostenere il calcio, facilitando il restauro di vecchi impianti vincolati o la realizzazione di nuovi.

Ce lo aveva detto un mese fa: «Da settembre per costruire basterà l'accordo con i Comuni. Basta con la mannaia delle sovrintendenze, in ballo ci sono tre-quattro miliardi di investimenti da sbloccare, migliaia di potenziali posti di lavoro. Vedremo chi ha il coraggio di votare e chi no».

E, arrivati a settembre, così è. Sì, perché questo emendamento, il "salva-stadi", il cui primo firmatario è proprio Renzi con Caterina Biti co-firmataria, da sogno si è fatto davvero realtà. «La Soprintendenza non avrà più potere di veto su stadi come il Franchi - ci spiega Renzi - non ci sarà mai più una "vergogna" come quella dello stadio Flaminio di Roma».

Nelle prossime ore sarà votato in aula al Senato, quindi passerà alla Camera, prima della firma da parte del Presidente della Repubblica a sigillare "la svolta" italiana.

Senatore Renzi, tra poche ore il sogno di restaurare vecchi impianti sportivi o di costruirne di nuovi diventerà legge. Che effetto le fa?
«Domani voteremo in aula al Senato, poi alla Camera ma non ci saranno modifiche. Tra giovedì e venerdì della prossima settimana l'emendamento sarà legge. È vero, ci saranno 90 giorni in cui il Ministero per i beni culturali col silenzio assenso potrà dare il proprio orientamento, ma si tratta di un parere incentrato sull'aspetto economico. È evidente che tutto dovrà passare dal Comune: le autorizzazioni dovranno arrivare da qui, l'imprenditore non potrà agire in totale autonomia. l'ultima parola, per capirsi, spetterà sempre al sindaco. Con tutto il rispetto possibile per la Soprintendenza, si elimina uno degli elementi maggiormente ostativi per la ristrutturazione degli impianti di caldo».

Potrà sorridere il presidente della Fiorentina Commisso, che fin dal suo arrivo in Italia ha insistito in tema di infrastrutture, ma di fatto questo è un "Rinascimento" per il calcio italiano.
«Questo è un giorno di portata storica per l'Italia intera, abbiamo sfruttato un'occasione che sarebbe stato un sacrilegio buttare via. Questa pandemia ha rovesciato la prospettiva, adesso servono posti di lavoro, servono investimenti per ricostruire davvero qualcosa di innovativo. Lo sport è valori, emozioni, ma anche uno straordinario volano per la crescita. È così per Firenze, ma anche per Roma, Genova, Milano, Napoli e tutte le altre realtà di Serie B e C, perché le opportunità saranno esattamente le stesse per chiunque. La battaglia che diversi club, tra cui anche quello viola, stanno portando avanti in tema di infrastrutture è stata la molla in grado di farci centrare il bersaglio».

Il voto trasversale da parte anche dagli altri partiti cosa significa?
«Il fatto due anche altri partiti di maggioranza e opposizione abbiano firmato l'emendamento e votato dà il senso di una grande vittoria collettiva: lo sport è anche lavoro, lo sport è anche cantiere, lo sport è anche investimento. Da senatore eletto a Firenze aggiungo che stadio e aeroporto rappresentano una bella doppietta per la mia città, ma non basta. Occorre sbloccare le opere pubbliche ovunque».

Ha mai avuto paura che qualcosa... potesse andare storto?
«Sì, anche ieri notte. Ma non potevamo perdere questa occasione. Le ricadute andranno a vantaggio dell'intera collettività anche in termini occupazionali».

Tornando al Franchi, di fatto potranno essere buttate giù le Curve?
«Sì, se il Comune esprimerà il suo consenso e non appena il Sindaco darà il via libera. Parlando in termini pratici, l'imprenditore che vorrà cimentarsi in questa sfida, in questo caso il presidente Commisso, dovrà presentare il progetto architettonico al Comune che con la sua giunta ed il consiglio avallerà il progetto».

Ha già avuto modo di parlare con la proprietà della Fiorentina?
«Ho parlato con loro, ma anche con i proprietari di altri club, così come ho parlato con la Lega Calcio. Eravamo di fronte ad una grande occasione, non potevamo farci sfuggire questa finestra temporale per tagliare il traguardo e ce l'abbiamo fatta. Si tratta di un salto di qualità che andrà a beneficio di tutti. È un piccolo passo contro la burocrazia e una grandissima spinta per le società di calcio. Abbiamo finalmente sancito il "giorno zero" per le infrastrutture calcistiche».

Anche la burocrazia italiana, adesso, è fast-fast-fast" come ha sempre auspicato Commisso?
«Forse, non proprio "fast" come in America, ma sicuramente i passaggi d'ora in avanti saranno molto più snelli e rapidi».

Il fattore "proprietà" dello stadio, per cui sarà necessario il ricorso a concessioni, secondo lei potrà rappresentare un impedimento?
«No, perché alla squadra di caldo basterà trovare un accordo sull'asset che rimane in possesso del club. Facendo l'esempio della Fiorentina, ipotizzando una concessione a lungo termine, 49-99 anni o quello che potrà essere, in caso di cambio di proprietà lo stadio resterebbe comunque tra i beni del club. Quello che oggi è il centro sportivo Davide Astori è stato ristrutturato dalla famiglia Della Valle in cambio della concessione. Nello specifico, il Comune potrà dare lo stadio ed il suo rifacimento alla Fiorentina».