Renzi: «Il Pd non ci ha voluti, saremo decisivi. La rottura sullo stadio»
Intervista a Matteo Renzi per "Il Corriere Fiorentino" del 24-05-2024
di Roberto De Ponti
Matteo Renzi, li ha visti i sondaggi su Firenze? Italia viva può essere l'ago della bilancia.
«Se va male. Nel senso che io continuo a coltivare la speranza che con un grande capolavoro finale il secondo e il terzo si avvicinino, e quindi possa andare al ballottaggio Stefania Saccardi. In ogni caso: o vinciamo, andando al ballottaggio noi, o comunque decidiamo».
Quindi è soddisfatto.
«C'è un paradosso: più ci vogliono annullare, isolare, più un pezzo di città che si riconosce in noi è decisivo».
Non si sente un po' il Craxi del terzo millennio? Pur con meno voti può comandare lei.
«E se fosse? Più o meno, quella percentuale che ci viene attribuita è quella che è sempre stato il nostro contributo che ha fatto la differenza nel Pd. Oggi questa percentuale, che il Pd fiorentino non ha voluto in coalizione, risulterà decisiva. E su alcuni temi daremo battaglia».
Quali?
«Perché dare soldi pubblici allo stadio. O come garantire la sicurezza: quella dice i night manager, quell'altro dice i ranger, ma nessuno — in italiano — parla del grido di dolore che arriva da Santo Spirito con un diciassettenne accoltellato».
Se Saccardi non andrà al ballottaggio, che cosa farà Iv?
«Da un lato è un assurdo dirlo ora, dall'altro conto di arrivare al ballottaggio con più consenso possibile, anche perché avere una pattuglia di consiglieri di Al Centro con Saccardi sarebbe una garanzia di serietà».
E quindi?
«Quindi siccome al ballottaggio si andrà comunque, invito al primo turno a votare per i candidati migliori, e nella nostra lista ci sono candidati straordinari come Francesco Grazzini, giovanissimo, che ha coordinato il partito a Firenze. Abbiamo capolista Francesco Casini, che ha dato una lezione di buon governo a Dario Nardella, perché il Viola Park è l'emblema di come si fa il sindaco mentre il rabbercio del Franchi è l'emblema di come non si fa il sindaco».
Il suo rapporto con Nardella è complicato, ma poi ne parliamo. Che cosa chiede agli elettori fiorentini?
«Chiedo di ricordarsi che il 9 giugno non si elegge il sindaco ma il Consiglio comunale. E per il Consiglio il mio appello è al vero voto utile, quello di chi sceglie i migliori per avere una rappresentanza di livello. Poi il 23 giugno al ballottaggio decideremo il sindaco».
Ha detto che il Pd non vi ha voluti. C'è chi sostiene che l'alleanza col Pd lei l'ha cercata a Roma, bypassando Firenze.
«Io ho sostenuto e finanziato tutti gli sforzi del Nardella 1 e 2. Mi fa ridere chi dice "la tranvia 2 e 3 l'abbiamo fatta partire noi": troppo facile, eravamo appena andati al governo e abbiamo risolto il buco».
Si prende lei tutti i meriti.
«L'amministrazione Nardella è stata riempita di soldi dal governo nazionale. Ha avuto le caserme che per decenni tutti i sindaci avevano chiesto. Ha avuto gli immobili. Ha avuto eventi internazionali, il G7 della Cultura. E a quelli che provano a differenziare tra la loro e la nostra azione di governo, ricordo che per anni non ci sono stati screzi di nessun genere».
Poi che cosa è successo?
«È successo che su un punto, quello dello stadio, si è consumata una rottura. Una rottura politica, niente di personale. Io ritengo che finanziare lo stadio con i soldi pubblici sia un errore. A fronte di questo c'è stato un irrigidimento di Nardella che ha provocato altre scelte che io giudico discutibili».
E si è consumata la rottura...
«...che sarebbe stata sanabile se ci fosse stata chiarezza sui contenuti amministrativi. Ed è vero che con il Pd nazionale abbiamo parlato di un'alleanza, ma non credo di svelare segreti dicendo che più volte mi sono visto con Sara Funaro, a casa mia. E Sara ha espresso gratitudine per il lavoro fatto dall'amministrazione Renzi. Trovo sconvolgente che ora attacchino me. E non saremo così ineleganti da riprendere tutti i loro elogi via Whatsapp, non abbiamo bisogno di ricordare loro quello che dicevano a noi».
Lo sta facendo adesso...
«Dico solo che la rottura si è consumata su contenuti amministrativi, a cominciare dallo stadio. O parliamo del fatto che hanno preferito a noi la sinistra del no all'aeroporto? O che a parole si viene da noi, a casa o in ufficio, a dire quanto siamo stati bravi e quanto ci vogliamo bene, e poi fuori per esigenze di comunicazione ci attaccano?».
Impossibile un appoggio a Funaro?
«Mi ha attaccato personalmente... Sara ha cominciato con la Lista Renzi, è stata bocciata dagli elettori ma l'abbiamo recuperata, perché è una brava ragazza. Ma al di là di ogni discussione c'è un passaggio chiave».
Ovvero?
«La Stefania è più brava. Non c'è un fiorentino, anche chi voterà Funaro o Schmidt, che non riconosca che al netto delle coalizioni, ad amministrare Firenze Saccardi sarebbe più brava di Funaro e di Schmidt».
È il suo parere, ovviamente.
«Lo dico io e me ne assumo la responsabilità. E credo che attaccare Stefania perché si ha paura dopo aver visto i sondaggi sia un brutto segnale».
Se il casus belli è lo stadio, dovrebbe prendersela però con chi ha bocciato il progetto di Casamonti e Fiorentina.
«La responsabilità politica è di Dario Nardella e Dario Franceschini. C'era un emendamento, primo firmatario Matteo Renzi, che permetteva di superare il blocco della soprintendenza ma nessuno si è voluto prendere la responsabilità».
Sta attaccando il ministro. Che c'entra il sindaco?
«Franceschini e Nardella avevano un rapporto molto stretto, lo si vede anche oggi nella campagna per le Europee».
Lei ha girato per Firenze sostenendo che la città è sporca e peggiorata. I maligni però dicono che Disneyland ha preso il via con lei...
«È un dibattito che è cominciato decenni fa, non con l'uno o con l'altro sindaco. Nel 2009 però noi facemmo una straordinaria operazione di pulizia. Poi organizzammo diversi eventi, è vero, ma era una città più pulita e più sicura di ora».
Capitolo tranvia. Non farla passare da piazza del Duomo ha diviso la città in due.
«Io sono orgoglioso della pedonalizzazione di piazza del Duomo. Quello è un luogo sacro. Quando sono diventato sindaco, da via Martelli passavano 11 mila motorini al giorno, Alberto Arbasino definì quella strada "il più elegante spartitraffico del mondo"».
Torniamo alle Comunali. Lei ha detto di aver incontrato Funaro. Ha incontrato anche Schmidt e Donzelli?
«Con Donzelli neanche un caffè. Lo ritengo un giustizialista che ha fatto della cattiveria il suo tratto distintivo, che rappresenta un governo che non sta facendo niente per Firenze né per l'Italia, un uomo che è stato con me e con la mia famiglia, nonostante mi conoscesse dai tempi degli scout, un giustizialista. Quando i problemi li ha avuti suo fratello, io sono stato garantista. Donzelli è la quintessenza di quella che io considero la pessima politica».
Niente Donzelli. E Schmidt?
«L'abbiamo portato noi a Firenze. Mi sembra molto simpatica la sua campagna elettorale, mi fa ridere che non dica mezza parola sulle cose che gli avevamo chiesto di rimettere a posto agli Uffizi. Ha portato la Ferragni, molto bene, però i cantieri sono ancora lì».
Saccardi è vicepresidente della Regione. Che cosa accadrà dopo le elezioni?
«Stefania Saccardi è stata eletta nel 2020, finirà il suo mandato nel 2025 assieme a Eugenio Giani perché a questo ruolo è stata chiamata dai cittadini. Ci siamo presentati insieme, e il parere dei cittadini non si rimette in discussione. Nel 2025 vedremo. L'unica alternativa è che Saccardi diventi sindaco. E allora ci si diverte».