Renzi: "Il rischio elezioni non c'è. E altri verranno con noi"

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Renzi: "Abbiamo fatto questo governo per evitare l'uscita dell'Italia dall'euro",
intervista di Maria Teresa Meli, Corriere della Sera, 24 ottobre 2019

Senatore Renzi, vuole staccare la spina al governo?
«Neanche per sogno. La spina l'ho attaccata io, perché dovrei staccarla? Abbiamo fatto questo governo due mesi fa per evitare l'uscita dell'Italia dall'euro, che senso ha farlo cadere oggi? La legislatura durerà fino al 2023 e questo Parlamento eleggerà il successore di Mattarella».

Allora perché le polemiche?
«La legge di Bilancio è la più importante legge dello Stato. Normale si discuta. Nel 2018 il Parlamento ha ricevuto un testo dal governo senza poter emendare alcunché. E stata una pagina vergognosa nella vita parlamentare stigmatizzata da tutte le istituzioni, a cominciare dal presidente della Repubblica. Ce ne siamo già dimenticati? Quest'anno la musica è cambiata. E il Parlamento potrà migliorare il testo del governo. Nessuno ha "i pieni poteri" in Italia, fortunatamente. Se uno fa proposte sulla legge di Bilancio fa politica, non ricatti: le idee non sono ultimatum».

Italia Viva è soddisfatta della legge di Bilancio?
«Vediamo il bicchiere mezzo pieno. Innanzitutto c'è il blocco dell'aumento dell'Iva: dobbiamo dire grazie alla caparbietà di Teresa Bellanova e Gigi Marattin se abbiamo raggiunto il risultato. Considero positive le misure su famiglia, sanità, e il ritorno alla nostra politica di iper ammortamenti. I tre miliardi sul cuneo fiscale sono un segnale sui salari. Per cambiare le cose davvero servono 20 miliardi sul cuneo fiscale come facemmo noi cinque anni fa: tre miliardi sono solo un piccolo acconto. Meglio di nulla, comunque».

Non tutte le richieste di Iv sono state accettate.
«Il bicchiere è anche mezzo vuoto, lotteremo per riempirlo. Su partite Iva, sugar tax, tasse sulla casa riusciremo a raggiungere il risultato».

Cosa volete modificare?
«Faremo proposte con coperture puntuali, per evitare l'aumento delle tasse. Vinceremo sui microbalzelli. Su quota 100 invece sarà più difficile perché Lega e Cinque Stelle voteranno insieme. Ma è giusto fare la battaglia: spendere 20 miliardi in tre anni per 150 mila persone è un errore clamoroso. Avremmo dovuto mettere quei soldi per i giovani, per gli stipendi, per le famiglie».

Conte e Zingaretti dicono che lei fa fibrillare il governo.
«Lo sostengono i retroscena. Io non credo al gossip, credo alla politica. Senza di noi questo governo non sarebbe neppure nato. E il governo deve lavorare, non inseguire fantasmi. Poi se qualcuno vuole andare a votare, lo dica apertamente. Io non voglio. E chi frequenta il Parlamento sa che per evitare le elezioni c'era una maggioranza ieri, c'è una maggioranza oggi e ci sarà una maggioranza domani. Il rischio elezioni non esiste».

Cosa pensa del decreto fiscale?
«Ho dubbi sull'utilizzo del decreto quale strumento di intervento sulle norme penali. Se il Quirinale riterrà di controfirmare il testo, andremo nel merito in Parlamento come prevede la Costituzione: in commissione Giustizia ci sono fior di garantisti, di tutti gli schieramenti. Facciamo lavorare le Camere e avremo una buona legge».

Quindi lei concorda con il carcere agli evasori?
«Il populismo semplifica ogni concetto. Il carcere per gli evasori c'è già, previsto da anni. E anche la custodia cautelare per reati minimi. Qui hanno solo alzato le soglie. La vera sfida è rovesciare il ragionamento e introdurre un sistema premiale, una patente a punti fiscale. Se paghi e fai bene per anni, quando commetti un errore veniale, ti sanziono "togliendoti qualche punto". Chi sbaglia paga. Ma bisogna anche graduare l'errore e usare il buon senso. Con noi gli incassi dalla lotta all'evasione sono aumentati in modo vertiginoso. Quanto alle misure preventive e cautelari invito sempre alla prudenza: è di ieri la notizia che Mafia capitale per la Cassazione non è mai esistita. Eppure quanto ha influito quella indagine sulla vita del Paese? Abituiamoci ad aspettare le sentenze della Cassazione: lo prevede la Costituzione, facciamolo».

Alfonso Bonafede dice che è una svolta culturale.
«Conosco Bonafede da quando ci siamo sfidati nel 2009 per la carica di sindaco di Firenze. Già allora mi appariva per quello che è: una persona distante anni luce da me. Nel Paese del Beccaria la rivoluzione culturale non è godere se uno va in carcere ma far pagare le tasse a tutti. E per farlo servono le detrazioni, la fatturazione elettronica, lo scontrino digitale, la precompilata: il tintinnio di manette non serve, l'incrocio delle banche dati sì. Ma non voglio polemiche con Conte o Bonafede su questi argomenti: un anno fa loro due firmavano leggi sui condoni fiscali. Se oggi si sono convertiti alla lotta all'evasione per me è un fatto positivo. Meglio tardi che mai. Sulle modalità più idonee a recuperare gettito faremo un seminario con i gruppi parlamentari e inviteremo il premier: sarà un piacere confrontarsi sulle idee e non sugli slogan».

Lei ha escluso un'alleanza strutturale con M5S.
«Il governo nasce per una situazione di emergenza. Ma siamo davanti a un cambio di fase. A destra Berlusconi ha incoronato Salvini mettendo la parola fine a 25 anni di storia di Forza Italia. Come fa un moderato, europeista, liberal democratico, proglobalizzazione a stare col protezionismo di Salvini che sfila con CasaPound e fa parlare in piazza gli anti-euro alla Bagnai? A sinistra Zingaretti immagina un accordo strutturale organico con i Cinque Stelle che per me è fuori da ogni immaginazione. Si apre uno spazio enorme per una casa riformista che rifiuti gli estremismi: la casa di Italia viva».

Sono previsti nuovi arrivi?
«Certo. In Parlamento e nelle Regioni fin dalle prossime ore. Ma anche e soprattutto tra la gente. Lei ha visto quanta gente c'era alla Leopolda? Ogni giorno cresciamo. Quando si voterà tra tre anni saremo sicuramente in doppia cifra».

Lei ha detto che farà come Macron...
«Macron ha assorbito la destra e i socialisti perché ha compiuto una operazione politica di grande livello. Noi tenteremo di fare lo stesso. Il Pd non deve arrabbiarsi: se è forte, resisterà. Se non sarà forte, sarà ridimensionato come i socialisti francesi. Ma la mia priorità è il salto di qualità al progetto di Italia viva».

Di che tipo?
«La sfida è passare dal partito personale al partito delle persone. Se Italia viva resterà il partito di Renzi potrà puntare nei prossimi mesi a raggiungere il 10%. Ma se Italia viva sarà uno spazio liberale, aperto, generazionale composto da persone con storie diverse, questa casa può diventare la vera novità della politica italiana».

Se vince Salvini in Umbria ci saranno contraccolpi?
«L'Umbria è una regione bellissima. Ma, appunto, una regione. Non è un caso se Italia viva non è neanche candidata in quella terra. Una cosa sono le Comunali, una cosa sono le Regionali, una cosa saranno le Politiche. Per le quali Salvini dovrà aspettare tre anni e mezzo. Se il mio omonimo non sa come ingannare il tempo gli suggerisco di passare in tribunale e denunciare il suo ex amico Savoini, così chiariremo finalmente il Russiagate».