Renzi: «Italia isolata nell'Ue. Meloni incapace di definire una strategia sui dazi»
Intervista di Matteo Renzi per il «Il Giornale di Brescia» del 5-04-2025
di Carlo Muzzi
Sempre all'attacco e sempre corrosivo nei suoi giudizi, l'ex premier Matteo Renzi arriva a Brescia nel giorno peggiore per le Borse mondiali annichilite dall'effetto dei dazi lanciati dall'amministrazione Trump.
Senatore Renzi cosa pensa dei dazi?
I dazi sono un problema serio, molto sottovalutato dal governo. Giorgia Meloni sta cercando di minimizzare la questione, ma è un errore grave e imbarazzante. Se dieci anni fa, al posto di Meloni e Trump ci fossimo stati io e Obama, l'opposizione avrebbe gridato allo scandalo. Ora dalla questione dei dazi ricaviamo tre lezioni fondamentali.
Ovvero?
Innanzitutto la globalizzazione fa bene, non fa male. Brescia non ha bisogno di dazi per comprenderlo: se tu fai un mondo di muri e barriere ci rimani intrappolato; l'Italia ci muore. Secondo, il posizionamento internazionale del governo Meloni è completamente sbagliato. Ha tentato un avvicinamento a Trump che però non l'ha ricevuta. Allo stesso tempo, non è vicina all'Europa e non è considerata ai tavoli europei. È un doppio isolamento molto dannoso. C'è, infine, un problema di incompetenza evidente nella classe dirigente di questo governo. Adolfo Urso ha bloccato Transizione 5.0, creando grande incertezza per gli imprenditori.
Cosa pensa delle affermazioni di Tajani sulle borse che crollano per allarmismo?
È ancora il tema dell'incompetenza: la borsa crolla più del giorno delle Torri Gemelle e Tajani parla di allarmismo. E evidente che non è all'altezza. Anche Lollobrigida all'agricoltura dimostra scarsa comprensione dei problemi reali rispetto, ad esempio, a Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, che ha idee più avanzate ma fatica a trascinare la struttura con sé. Anzi approfitto per lanciare un appello a Prandini perché Coldiretti non blocchi l'accordo di libero scambio tra Europa e Mercosur. In un momento in cui ci sono dazi Usa sull'agroalimentrare bisogna trovare nuovi mercati. Dovrebbe capirlo anche il governo. Come vede il ruolo dell'Europa in questa situazione? E vero che l'Europa spesso si divide durante le crisi internazionali, ma è altrettanto vero che i grandi passi avanti (vaccini, recovery fund) sono arrivati proprio nei momenti di crisi. Poi hai leader di governo che durante una crisi agiscono: Macron convoca le parti sociali, Sanchez in Spagna investe 14 miliardi e in Germania tutti aspettano il nuovo cancelliere Merz. Noi abbiamo perso gli ultimi tre mesi a dire che Meloni era la stella nascente della politica europea; il ponte tra Stati Uniti e Europa. Oggi, però, l'Italia è completamente fuori dai giochi europei, mentre Francia, Spagna e Germania si stanno muovendo con chiarezza. Inoltre, il ritorno dei laburisti nel Regno Unito con Starmer apre prospettive interessanti. Anche la Polonia ha superato la fase populista e Tusk è molto ben posizionato. Insomma, l'Italia rischia di rimanere isolata e fuori da decisioni fondamentali.
E Mario Draghi?
Draghi resta molto stimato e influente nelle sue proposte, ad esempio sulla difesa europea. Concordo con lui: bisogna spendere meglio i soldi destinati alla difesa e migliorare il coordinamento europeo. Draghi ha ragione, ma oggi è fuori dal circuito decisionale per errori politici, come quello commesso da Letta nel 2022, Perché se avessimo corso insieme alle politiche, la Meloni non avrebbe avuto i numeri per governare e Draghi sarebbe rimasto.
Come dovrebbe reagire l'Europa contro i dazi americani?
Servono contromisure calibrate e trattative concrete, perché Trump capisce solo il linguaggio della trattativa. Giusta l'idea proposta da alcuni imprenditori, come il presidente di Confindustria Brescia Beretta, di richiamare i talenti italiani dagli USA. Bisogna però creare condizioni economiche competitive per riportarli a casa, offrendo loro stipendi adeguati. Un'altra leva potente è quella energetica: oggi dipendiamo troppo dal gas naturale liquefatto americano. Dopo la crisi ucraina, il gas USA domina il mercato europeo, con costi altissimi per le nostre imprese. Bisogna lavorare sull'efficienza energetica, eliminare sprechi e semplificare la burocrazia per ridare competitività al sistema industriale italiano. In definitiva, la crisi può diventare un'opportunità, ma sostenere che i dazi siano positivi, come fa Salvini, vuol dire: «ricoveratelo».