Lettera di Matteo Renzi a «Linkiesta»
Lettera di Matteo Renzi a «Linkiesta» del 15-03-2024
Il leader di Italia Viva risponde a un editoriale di Christian Rocca che lo criticava per la sua «involuzione» a proposito della sfida principale del nostro tempo. L’ex premier ribadisce che von der Leyen è un’incapace, che il suo piano è uno slogan, e che non si può impedire a qualcuno con idee diverse di candidarsi, come è successo in Romania.
Caro direttore,
parli di involuzione di Matteo Renzi perché non la penso come te su
- Ursula Von der Leyen,
- ReArm Europe,
- Elezioni rumene.
Ti rispondo brevemente punto punto. E sono pronto a un dibattito nel merito con chiunque, su questi temi.
1. Ursula Von der Leyen non è una leader capace. Punto. Se hai dei dubbi chiedi alle aziende dell’automotive o della manifattura. Non è capace. Doveva salvare il pianeta, ha distrutto mezza manifattura europea. Posso dire che è incapace o devo unirmi al coro del vostro pensiero unico per cui chiunque sia nemico del vostro nemico è uno statista? Se aspettiamo che la difesa europea la faccia Von der Leyen, Putin arriva in Portogallo.
2. ReArm Europe. Hai letto il piano da 800 miliardi? Pensi siano davvero 800 miliardi di euro o di chiacchiere? Ti rendi conto che sono tre slide affastellate solo per far contenti i media dopo l’indecoroso show di Trump alla Casa Bianca? Ma possibile che non ci sia nessuno che discute nel merito? Possibile che anche voi restiate aggrappati agli slogan come i qualunquisti? Sulla difesa comune io la penso come De Gasperi, non come le slide di Ursula. Serve l’esercito europeo? Certo. Ma per arrivarci occorre la politica, non gli slogan. Paziente, faticosa, quotidiana: non si risolvono i problemi con i tweet.
Peraltro chi come me ha firmato gli accordi del Galles nel 2014, per portare al 2% la spesa militare, parla di soldi veri. Non dei soldi del monopoli di Ursula buoni solo per i social. Portiamo la spesa al 2% e per ogni euro investito in difesa, investiamo anche in cultura. Questa è la mia proposta: chi è contrario? Andiamo verso gli Stati Uniti d’Europa togliendo il diritto di veto. Coordiniamo le spese militari dei singoli Paesi anziché procedere ognuno per i fatti suoi. Investiamo più in ricerca (gli americani spendono in R&D il 14% della spesa militare, noi il 4%: vorrà dire qualcosa…). Per fare questo servono gli statisti europei, non le influencer tedesche. E servono politici che studino i dossier, non che pensino ai sondaggi.
3. Elezioni rumene. Io sono sempre contrario a proibire la partecipazione al voto di singoli o partiti. Si svegliano ora sulla propaganda russa nelle elezioni europee? Dove erano i liberali che oggi si scandalizzano (e tu lo sai perché ponesti il tema tra i pochi) nel 2016, 2017, 2018?Mentre il New York Times ci dedicava pagine, i giornali italiani dicevano che io facevo la vittima. Eppure allora i bot hanno distrutto la mia vita, la mia famiglia, la mia reputazione. Figuriamoci se non sono sensibile a questo argomento. Ma adesso parliamoci chiaro. Se qualcuno viola le leggi o ruba o nasconde armi o prende tangenti, va processato condannato o arrestato se ricorrono i presupposti. E però mai e poi mai un liberale impedisce a un partito di candidarsi perché non condivide le sue idee. La presunzione di decidere chi può candidarsi e chi no, non ha nulla di democratico. Gli amici della Russia possono candidarsi in tutti i paesi europei, liberamente. È in Russia che non ci si può candidare liberamente, non in un paese dell’UE. Talmente presi a difendere la democrazia, vi siete dimenticati che cosa sia la libertà? Chi siete voi per dire che tizio o caio non ha diritto di presentarsi alle elezioni?
Aiutare l’Ucraina è un dovere. Ci stanno provando i leader che vogliono arrivare alla tregua: lo ha fatto ad esempio la leadership Saudita a Gedda (già, l’Arabia Saudita: un’altra cosa su cui mi criticavate tutti e oggi silenzio assoluto). Ma l’Europa non fa politica estera, fa i tweet. E voi vi emozionate per un tweet, non per una serie proposta di pace diplomatica. Perché ormai qui vige il principio che tutti cercano i like e pochi fanno politica. A giudicare da come mi attaccate, anche voi volete solo i… cuoricini. Io sono orgogliosamente quello del summit Nato in Galles, della presidenza di turno dell’Ue, del principio «un euro in cultura e un euro in sicurezza». Della lista Stati Uniti d’Europa mentre i populisti di centro rompevano il Terzo polo regalando seggi a Bruxelles ai finti pacifisti.
E io rimango quello che ha sempre preferito essere impopolare che populista. Perché è populismo anche quello di chi non legge le carte e sposa gli slogan, persino gli slogan dei burocrati di Bruxelles.