Renzi: «La sua era sta finendo, ma Macron resti o Le Pen si prende la Francia»
Intervista a Matteo Renzi per «La Repubblica» del 6-12-2024
di Concetto Vecchio
«La sua era sta finendo, ma il presidente deve restare o Le Pen si prende la Francia. Non vince il centro, si vince al centro conquistando i voti moderati e riformisti».
Matteo Renzi, il macronismo è finito?
«Non credo che sopravvivrà al 2027. Ma adesso che tutti gli danno addosso voglio dire che la storia un giorno sarà gentile con Emmanuel Macron che per due volte è riuscito a impedire l'affermazione di Marine Le Pen».
Non è stato un azzardo sciogliere il Parlamento?
«Certo che sì, ma sono avvenuti due fatti non previsti: i socialisti hanno preferito Mélenchon a Macron. Legittimo, ma perdente. E ora destra e sinistra si sono unite per mandare a casa Barnier: la conventio ad excludendum per cui o l'una o l'altra si alleavano con Macron non ha funzionato più».
Voi vi sentite ancora?
«Non come prima».
Gli consiglia di lasciare?
«No, perché è proprio quello che vuole Le Pen, che così si prenderebbe la Francia. Resti al suo posto fino al 2027. Spero che il mio amico Francois Bayrou diventi premier».
Ma come si fa resistere per altri due anni con la popolarità a picco?
«Ma la popolarità di Macron è stata bassa anche nella prima legislatura. Ricordo che era al 9 per cento nel 2019, appena due anni dopo la prima vittoria. In Italia l'avrebbero cacciato subito, il sistema francese invece gli concede cinque anni garantiti. Lo sfrutti per cercare di recuperare consensi».
A Parigi non sono abituati alle crisi?
«Avrebbero bisogno di un'expertise italiana. La Francia oggi è debole, come lo è la Germania, che però a marzo avrà un governo forte a guida Cdu e uscirà dal tunnel».
Perché oggi vincono le estreme?
«Il centro non riesce a più vincere, ma con questo paradosso: si vince al centro, non vince il centro. Vince chi prende il consenso dei moderati e dei riformisti. Trump è stato più attraente per i moderati di quanto lo sia stata Harris».
II centro non funziona più neanche in Italia.
«L'ultima volta è avvenuto col mio governo. Poi destra e sinistra hanno deciso di allearsi contro di me al referendum del dicembre 2016».
La sfiducia a Barnier non ricorda quel referendum?
«Per alcuni aspetti sì, ma è una cosa che non mi riguarda più: un'era geologica fa».
Per Meloni la Francia ostaggio dei populisti è una buona notizia?
«In questo momento lei è la leader più solida in Europa. Peccato che non abbia utilizzato la sua leadership per fare qualcosa per rafforzarsi, ma per quello servirebbero politiche europee che non fa».
È difficile pensare di poterla ancora battere?
«Se ci presentiamo divisi anche nel 2027 vince ancora lei. Il punto è come riconquistare il voto di confine che vale doppio. Se non c'è una proposta riformista i moderati vanno a destra e noi perdiamo».
Lei dopo due anni è forte come prima.
«Ma la sua forza nasce dalla debolezza degli altri: in Europa, Francia e Germania. E in Italia dall'insufficiente forza dell'opposizione. È maggioranza solo grazie alle divisioni del campo largo».
È ancora macroniano?
«Sono orgoglioso che la nostra esperienza del 2014-2016 abbia ispirato Macron, e che il suo riformismo abbia frenato le destre. Questo resterà negli annali. Poi è chiaro che nel 2024 i limiti dell'esperienza sono sotto gli occhi di tutti».