Renzi: «Meloni alza le tasse, gli italiani stanno sempre peggio»
Intervista a Matteo Renzi per «La Stampa» del 01-07-2025
di Alessandro Barbera
Senatore Renzi, non appena pubblicati i dati Istat sulla pressione fiscale del primo trimestre lei ha commentato sarcastico che grazie al governo le famiglie stanno sempre peggio. Però non è un dato ancora significativo, e tiene conto del gettito. Ci spiega meglio il suo punto di vista?
«Nel 2024 la pressione fiscale è aumentata rispetto al 2023. E i primi dati di oggi dicono che continua ad aumentare nel 2025. Meloni dice che c'è più gente che paga le tasse e io sono contento che lei si prenda i meriti delle misure che nel 2015 osteggiava e che invece danno gettito a cominciare dalla fatturazione elettronica o dalla precompilata. Ma la giustificazione non regge: in un Paese sano la pressione fiscale non cresce ogni anno. Le famiglie stanno peggio di dieci anni fa secondo i dati Istat, Caritas e tutti i sondaggi. Poi a Melonilandia ognuno si inventa quello che vuoi ma nella vita di tutti i giorni non è così».
Lei lamenta anche l'aumento dell'inflazione, e però sale il potere d'acquisto delle famiglie.
«Il potere d'acquisto reale delle famiglie non è aumentato rispetto al 2022, quando Meloni ha preso in mano l'Italia. Ed è addirittura crollato rispetto a dieci anni fa. Il Governo spende per bonus ai dipendenti ministeriali, per il Cnel, le strutture di Palazzo Chigi come mai nella storia repubblicana. E il Governo che aumenta l'Iva sui pannolini e l'abbassa sulle opere d'arte: le sembra una misura che va incontro al ceto medio? Meloni si preoccupi delle famiglie italiane anziché pensare a come intercettare i giornalisti».
Nonostante i rinnovi contrattuali i salari italiani sono fra i più bassi d'Europa. Lei chiede «subito misure per le famiglie, gli operai e i giovani». Cosa propone in concreto?
«Partiamo dalla casa. Se oggi un ragazzo va a studiare a Milano o a Torino, sbatte la testa contro il muro anche solo per trovare un affitto a prezzi decenti. Noi avevamo tolto l'Imu prima casa e dato gli 80 euro netti mensili a dieci milioni di famiglie. Non era il Bengodi ma almeno dava una mano al ceto medio: qui si moltiplicano le segretarie di Lollobrigida, i collaboratori di Brunetta e intanto gli italiani fuggono all'estero: nel 2024 abbiamo avuto un record di quasi duecentomila emigrati, dice l'Istat».
Nel dibattito pubblico si parla sempre meno spesso della produttività del lavoro. In Italia l'occupazione è alta, i salari sono bassi per via della scarsa qualità dell'innovazione. Se lei fosse di nuovo al governo come affronterebbe il problema?
«A mio parere il dramma è il connubio tra tasse stratosferiche e burocrazia asfissiante. Quando abbiamo fatto Industria 4.0 il mondo imprenditoriale ha risposto benissimo. Penso a una misura semplice: tutto ciò che un imprenditore decide di prendere dagli utili aziendali e dare ai lavoratori va totalmente detassato, sia per i lavoratori che per gli imprenditori. Meloni dice no, non capisco perché».
Negli ultimi mesi lei sostiene il tentativo di alleanza fra il Pd e i Cinque Stelle. A due anni scarsi dal voto per le politiche e in vista delle Regionali non è il momento di elaborare una proposta di governo su questi temi?
«La sinistra fa bene a lamentarsi sui diritti delle minoranze o sui doveri della maggioranza: ma la partita si vince sulla capacità di dare risposte economiche al ceto medio. Il Governo Meloni è un governo tutto tasse e chiacchiere, può essere sconfitto solo dalle idee e non dalle ideologie. Ci sono laureati che prendono uno stipendio da fame, persone che non riescono ad arrivare più alla fine del mese pur avendo uno stipendio che fino a dieci anni fa era "normale"».
Il 5 luglio a Genova ci sarà l'assemblea nazionale di Italia Viva. Fra i moderati del centro-sinistra c'è un fiorire di comitati, iniziative, persino di nuovi partiti. A quando una proposta riformista unitaria?
«Ci sono sindaci, amministratori comunali, associazioni, esponenti del terzo settore e del volontariato che vogliono stare nel centrosinistra ma con una prospettiva più riformista del Partito democratico o dei Cinque Stelle. Noi vogliamo aiutare a costruire una prospettiva riformista in questo campo, senza mettere veti nei confronti di nessuno. Se nasce un centro che guarda a sinistra e fa un risultato simile al terzo Polo di tre anni fa, la Meloni perderà le elezioni. Questo spiega perché la premier è così nervosa e vuole cambiare la legge elettorale».