Renzi: "Noi chiediamo una svolta, ora sta al Premier dare risposte"

Le attività ed i successi che portiamo avanti dipendono dall'impegno di ognuno di noi. Ogni contributo è importante..
dona italiaviva

Intervista di Maria Teresa Meli, "Corriere della Sera", 18 dicembre 2020.

Senatore Renzi, la crisi è più vicina?  
«Dopo questo incontro la palla è totalmente nelle mani del presidente del Consiglio Conte. Noi chiediamo una svolta sui contenuti e lo abbiamo spiegato in modo chiaro, puntualizzando una lunga serie di proposte. Noi non siamo quelli che rincorrono i sondaggi o i titoli, noi facciamo politica. E ci sta a cuore che l'Italia colga la più grande opportunità degli ultimi anni: presidenza G20, copresidenza COP26, soldi europei. Se la maggioranza che sostiene Conte capisce che questo è il momento del rilancio politico, bene. Se si pensa di continuare come si è fatto negli ultimi mesi, Italia Viva saluta tutti e toglie il disturbo. Perché per noi l'Italia deve promuovere il cambiamento, non custodire lo status quo. E oggi tutti sanno che serve un salto di qualità: a differenza degli altri noi lo diciamo pubblicamente e senza giri di parole. Siamo fieri di essere coraggiosi e liberi».

Se c'è la crisi anche il Colle dice che c'è solo il voto.
«Il Colle è il Quirinale, non i quirinalisti. E al Quirinale siede un presidente che conosce la Costituzione meglio di chiunque altro. Lui sa cosa si fa in caso di crisi e qual è il suo compito in tale situazione. Suggerisco di non tirarlo per la giacchetta. Il nostro compito, tuttavia, è quello di provare a evitare la crisi».

Lei fa slittare l'incontro, Conte dalla mattina lo rinvia alla sera, è guerra di nervi?
«Nessuna guerra di nervi, non drammatizziamo piccoli ritardi dovuti a impegni istituzionali. E poi quello che dovevamo dire a Conte lo abbiamo detto in Parlamento, a viso aperto, in Senato. Ieri lo abbiamo ripetuto a Palazzo Chigi. Adesso tocca al premier dare risposte, risposte all'Italia prima che a Italia Viva».

Lei ha mandato una lettera al premier anche per evitare che vengano fatte filtrare notizie di una sua richiesta di rimpasto?
«Questa storia del rimpasto è insopportabile. Ho chiesto a Palazzo Chigi di usare in modo sobrio la comunicazione istituzionale. Se noi diciamo che vogliamo discutere di contenuti, è inaccettabile che una velina istituzionale ribadisca a tutti che il problema di Italia viva è che vogliamo più poltrone. Noi non solo non le chiediamo: siamo pronti a lasciarle. Tolto il volgare argomento delle poltrone possiamo parlare di politica? Noi abbiamo fatto elenco di problemi aperti e di soluzioni possibili, parliamo di quello».

Lunga lettera e lungo elenco. Quali sono le richieste vincolanti?
«È una lunga lettera perché facciamo sul serio. Non stiamo cercando pretesti. I populisti si preoccupano degli indici di consenso ma per noi il vero dramma è l'indice di disoccupazione. A me non interessa il numero dei sottosegretari, interessa il numero dei vaccinati. E qualcuno dovrà pure spiegare perché siamo l'unico Paese che continua a tenere le scuole chiuse da mesi ma ciò nonostante detiene il triste record di morti. Parliamo di cose serie e vediamo se siamo d'accordo. Se sì, governiamo. Se no, il governo va a casa».

Sul Mes non potrà spuntarla: Conte è contrario.
«Se siamo il Paese che ha il numero più alto di morti dobbiamo dirci che servono più soldi per la sanità. È giusto chiedere la collaborazione dei cittadini, che stanno rispondendo in modo esemplare. Ma è altrettanto doveroso chiedere che le Istituzioni facciano la loro parte. Dire no al Mes costa all'Italia 3oo milioni di euro all'anno. Ma le sembra logico questo arroccamento ideologico? Se avessimo chiesto il Mes a primavera oggi avremmo molte risorse in più».

Che proponete al posto della task force?
«Prima di affrontare una discussione organizzativa su task force, unità di missione, cabina di regia, domandiamoci: che Italia vogliamo tra vent'anni? Dove mettiamo i soldi europei? Quali centri di ricerca finanziamo? Quale visione proponiamo? Se c'è una visione allora possiamo discutere di come rafforzare l'esecuzione dei progetti con i giusti miglioramenti da fare alla macchina burocratica. Ma se non c'è una visione e il Recovery serve solo a svuotare i cassetti dei ministeri con vecchi progetti, senza un'anima, allora possiamo anche evitare di parlarne».

Si aspetta che Pd e 5 Stelle le facciano da sponda o teme di restare isolato e di fare la figura dell'irresponsabile?
«Le parlo con il cuore in mano: ormai non mi interessa più che figura faccio. La verifica è una cosa seria, non è una passerella a uso delle tv. Dicono che sono irresponsabile? Io so che sarebbe irresponsabile sprecare i soldi europei e tirare a campare anziché provare a cambiare. Se ancora conosco i gruppi parlamentari Pd le dico che essi condividono la lettera che abbiamo inviato a Conte al 99%. Adesso tocca al gruppo dirigente del Nazareno decidere se fare sul serio o no. Quanto ai parlamentari 5 Stelle: hanno una tale paura di andare a casa che non possono pensare di dettare le carte. Se vogliono stare al governo devono capire di non avere la maggioranza assoluta. Se invece pensano di fare da soli, bene, faranno senza di noi».

L'intervento di Draghi allegato alla lettera non è una provocazione?
«No. È un aiuto. Perché le cose che scrive Draghi sono giuste e importanti. E perché da uno come Draghi abbiamo tutti da imparare. Accanto a Draghi peraltro ci sono documenti di Fortis, Cingolani e di altri professionisti. Noi non stiamo provocando il premier, stiamo solo cercando di aiutarlo».

Qual è l'accusa che fa a Conte?
«Non lo accuso di niente. Gli chiedo chiarezza. Abbiamo scritto cinque pagine di lettera: ci dica se ciò che scriviamo è condivisibile o no. Noi siamo l'unico partito a fare un confronto chiaro, semplice, trasparente. Ma contemporaneamente gli abbiamo detto che se le cose non cambiano, non restiamo al governo. Noi siamo liberi e coraggiosi, per noi la politica è passione, non sistemazione personale».

Sosterrà le misure del governo sulla pandemia?
«Sono mesi che sosteniamo misure che non sempre condividiamo. Ci sono troppi zigzag. E apri e poi chiudi e poi annunci che riapri e poi richiudi ancora di più. Sulle festività di Natale il governo ha cambiato linea tre volte negli ultimi i sette giorni. Noi chiediamo: per rispetto dei cittadini, quale che sia la decisione, comunicatela bene e poi obblighiamoci a seguirla. I cittadini hanno almeno il diritto alla chiarezza. Almeno quella».

Non è irrituale che premier e ministro degli Esteri siano andati a prendere i pescatori in Libia incontrando Haftar?
«Trovo assurdo fare polemica oggi. Oggi è giorno di festa per queste famiglie, almeno per oggi bisognerebbe evitare le polemiche. In vicende analoghe, quando ero premier, ho seguito strade diverse. Ma ognuno ha un suo stile e risponde del suo stile. Oggi nessuna polemica, gridiamo tutti: Viva l'Italia».