Renzi: «Parole disgustose. Alla influencer servono distrazioni di massa».
Intervista di Matteo Renzi per «Il Corriere della Sera» del 21-03-2025
di Maria Teresa Meli
Matteo Renzi, lei da premier portò Merkel e Hollande sulla tomba di Spinelli, che impressione le hanno fatto le parole di Giorgia Meloni?
«Disgusto. Utilizza il dramma di prigionieri del fascismo che sognavano un mondo di pace e giustizia per regolare i conti con le opposizioni. Quando Berlusconi, Prodi e nel mio piccolo anche io andavamo in Aula prima del Consiglio europeo cercavamo una posizione unitaria perché rappresentiamo l'Italia. Lei no. Lei rappresenta solo i fratelli d'Italia e le sorelle della Garbatella. Con Hollande e Merkel cercammo di rilanciare il sogno europeo dopo la Brexit. Meloni invece rappresenta la politica della paura, degli incubi, dell'aggressione agli avversari».
La colpisce che la premier di uno dei Paesi fondatori della Ue abbia avuto quell'atteggiamento?
«Lei è la vera Giorgia Meloni. In questi anni ha cercato di darsi un tono, di farsi vedere ragionevole. Ma lei è quella che usa i servizi segreti per spiare i giornalisti, fa leggi ad personam contro gli avversari, libera criminali come Almasri. E che ironizza su Ventotene a cena con gli eurodeputati di Fratelli d'Italia che oltraggiano la memoria di Spinelli, uno dei padri della democrazia europea: se anziché bere e insultare, avessero guardato su Rai 1 Roberto Benigni avrebbero imparato qualcosa e oggi sarebbero persone più civili. Meloni ha un concetto proprietario delle Istituzioni. Piano piano la verità sta emergendo».
Ritiene che quella della premier sia stata una manovra diversiva?
«Anche. In parte aveva voglia di provocare perché altrimenti non sta bene con se stessa. In parte aveva bisogno di evitare che i giornali fossero sulla questione Lega. Il capogruppo Molinari aveva fatto un intervento critico contro di lei e con la strumentalizzazione di Ventotene lei ha cambiato il messaggio. È davvero una influencer, come scrivo nel libro che è appena uscito».
Il Parlamento tedesco ha approvato stanziamenti per investimenti e infrastrutture, il nostro si perde in una bagarre tra fascisti e antifascisti...
«La maggioranza ha bisogno di distrazioni di massa. In due anni di governo salgono le bollette, sale il costo della vita, il ceto medio soffre. Meloni ha la maggioranza dilaniata sulle questioni internazionali. Ma lei stessa è una banderuola più che una bandiera: era con Putin poi è passata con Zelensky. Era con Biden e adesso bacia la pantofola di Trump. Era contro l'euro e adesso vuole cambiare l'Europa. Addirittura in Senato è riuscita a difendere Trump sui dazi, dicendo che secondo lei non dobbiamo reagire: ha detto "niente rappresaglie" non capendo che se ti mettono i dazi e non prendi contromisure l'economia italiana soffre, le aziende chiudono, le famiglie non arrivano alla fine del mese. Mi stupisce il silenzio di Confindustria e del mondo produttivo: non si rendono conto che i sovranisti alla fine uccideranno il made in Italy?».
Questa polemica non è servita anche alle opposizioni per nascondere le profonde differenze sull'Ucraina?
«Le differenze ci sono. Ma ogni giorno che passa è più evidente che siamo governati da una cricca di camerati che non sopporta la democrazia. Nel frattempo questo governo aumenta le accise sul gasolio e obbliga le piccole e medie imprese a costi esorbitanti perfino per le assicurazioni. Non c'è chi non veda che al di là delle differenze del centrosinistra la partita del 2027 sarà un referendum su Giorgia Meloni. Se il centrosinistra trova l'unità, la Meloni può tornare a fare i suoi comiziacci dai banchi dell'opposizione. E finalmente possiamo parlare di stipendi, sanità, istruzione, pensioni anziché delle provocazioni di chi non riesce a definirsi antifascista».
Meloni punta a fare da ponte fra la Ue e Trump. È un obiettivo credibile?
«Ma se è l'unica che ancora non è stata ricevuta alla Casa Bianca. Ci sono andati il francese, l'inglese, il giapponese, l'israeliano, l'indiano, persino l'irlandese. Tutti. Tranne Giorgia. Il ponte di Trump con l'Italia è un ponte levatoio, sono i dazi. All'influencer Meloni purtroppo rimane Instagram».