Renzi: "Pensiamo al lavoro, non ai sondaggi"

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Intervista di Fabio Martini, "la Stampa", 16 giugno 2020.   

Matteo Renzi è stato — ed in parte è ancora — una sorta di "uomo nero" per i Cinque stelle e anche per questo l'ex presidente del Consiglio parla lentamente e calibra bene le parole: «Sono un patriota, faccio il tifo perché questa storia non sia vera e voglio credere alle smentite. E da garantista sincero attendo gli accertamenti del caso. Certo, se fosse vero, sarebbe alto tradimento della Patria».

Il sistema politico-mediatico è in grande "eccitazione" per la valigia venezuelana: se dal punto di vista giudiziario si può immaginare una strada in salita, da quello politico si può produrre per i Cinque stelle un effetto negativo sul medio periodo?
«Sulla politica estera di affermazioni strampalate i Cinque stelle ne hanno fatte tante. Alessandro Di Battista è arrivato a dire che Obama è un golpista. Ma voglio sperare che siano state idiozie dette... gratis e non a pagamento. Al tempo stesso occorre riconoscere che la gestione di Di Maio alla Farnesina, anche in rapporto alla vicenda del Venezuela, è stata sinora inappuntabile».

Nel 2010 Di Maio e Di Battista erano dei ragazzi che pensavano a cosa fare da grandi, ma ora questa vicenda non rischia di colpire proprio chi, come loro, crede ancora nel brand Cinque stelle?
«Quel brand è molto usurato. Soprattutto perché sutante questioni hanno fatto grandi capriole, dal Vaffa day in poi. A me potete dire tutto, ma nessuno può mettere in discussione la linearità e la coerenza su tutti i temi e le battaglie combattute, dentro e fuori il governo».

Proprio perché il brand pentastellato è usurato, questa storia non potrebbe aiutare la futuribile Lista Conte?
«Io sono un grande tifoso della Lista Conte! Non lo dicono i sondaggi che porterebbe via voti ai Cinque stelle e al Pd? Un sondaggio oramai è un selfie dell'istante e da qui al 2023, tante cose cambieranno. E comunque sarebbe bene che il presidente del Consiglio e noi forze della maggioranza ci occupassimo dei posti di lavoro e non dei sondaggi».

Se Pd e 5 stelle potrebbero essere danneggiati da quella Lista, voi non rischiate la non-esistenza in vita? Matteo Renzi si ferma, sorride e aggiunge una irrituale battuta auto-ironica:
«Fino ad un certo punto. Se credo ai sondaggi, siamo talmente pochi che non riesci nemmeno a prenderli! A noi interessa dettare l'agenda. Abbiamo detto di riaprire e si è aperto con due settimane di anticipo. Abbiamo chiesto il piano Shock e finalmente sembra stia diventando realtà. Abbiamo detto: piano Famiglia ed è passato in Cdm. E ovviamente la battaglia della Bellanova. I sondaggi ti dicono quanto sei simpatico e i dati Istat quanto sei capace».

A occhio i registi di questa vicenda venezuelana parlano spagnolo o inglese?
«Vediamo come la traducono in italiano!».

Se ne parlerà a lungo?
«Non credo. Ma è giusto indagare. Come si è fatto sui soldi russi, presunti a Salvini, ora di indaghi sui soldi venezuelani presunti, a Casaleggio. Nel frattempo perquisiscono solo quelli che finanziano regolarmente la Leopolda».

Lei e Conte siete politicamente diversissimi ma insistete sullo stesso elettorato potenziale, magari un giorno fate una Lista insieme...
«Quel giorno è adesso. Stiamo collaborando venendo da esperienze diverse e sicuramente nel corso di questa crisi avrei fatto alcune scelte diverse. Ma la politica è far fronte al la realtà: io preferisco che Conte sia presidente del Consiglio e non lo sia Salvini. Con la Lega avremmo avuto un governo sovranista in Europa e "brasiliano" sul Covid. Per il futuro remoto invece non vedo grandi chances di lavoro comune».

Sul Covid si moltiplicano le indagini: c'è il rischio di un'estate giudiziaria?
«È evidente che ci sono diversi profili complicati. Quello delle mascherine: sono girati tanti, tanti soldi in tutta Italia. Quello delle responsabilità politiche sulle Rsa e sulle zone rosse. Spero che la politica faccia la politica e riempia quel vuoto denunciato da Bettino Craxi nel 1992 in quello che di fatto fu il suo ultimo discorso prima che la valanga di Tangentopoli buttasse giù tutto. Se la risposta sarà giudiziaria, la politica perderà».

Dagli Stati generali emerge un solo protagonista, Conte. Lei che a palazzo Chigi molto ha fatto e molto ha parlato, gli consiglierebbe qualcosa?
«Non mi interessa lo stile di comunicazione del Premier ma la concretezza della sua azione. Io penso che il vero problema sia come calare a terra quel che si dice nelle conferenze stampa. Bene se crescono i follower, ma crescano anche i denari per le piccole e medie imprese. Altrimenti scatta la rivolta sociale, altro che dirette Facebook».