Renzi: «Politica estera mediocre, il governo difenda la comunità cristiana»
Intervista a Matteo Renzi per «Avvenire» del 4-12-2024
di Vincenzo R. Spagnolo
L'ex premier: «Triste che Tajani pensi solo all'aumento dei migranti. Il fatto che chi marcia contro Assad sia ostile a Russia e Iran non basta a iscriverli tra i buoni»
«Speravamo che almeno la Siria devastata da anni di martirio potesse essere tenuta fuori dalla follia bellica. E invece la mente e il cuore in questo momento vanno ad Aleppo e alla sua gente». II senatore Matteo Renzi, ex premier e leader di Italia Viva, si dice «molto preoccupato» dal divampare del conflitto anche in Siria. Preoccupato perché «mancano i costruttori di pace, manca la politica. Ma proprio per questo è tempo di riaffermare il concetto della spes contra spem dell'apostolo Paolo, messaggio caro alla profezia di Giorgio La Pira..»
A pagare un prezzo altissimo è anche la comunità cristiana siriana.
«La Siria è una culla anche geografica del cristianesimo: San Paolo cade da cavallo sulla via di Damasco. I cristiani erano due milioni, ora sono mezzo milione. Purtroppo, non accade solo là: la Chiesa che soffre è una realtà sempre più sotto attacco in tutto il mondo, a cominciare da quei Paesi africani in cui le chiese vengono bruciate e i fedeli sgozzati. Di questo vorrei sentir parlare il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che invece dice di temere il rischio di un aumento dei migranti siriani. I quali, per inciso, quando arrivano vanno in Germania. Come accadde nel 2015. Ed è un peccato perché sono spesso molto istruiti, soprattutto nel campo della medicina».
A suo parere, dunque, il timore del governo italiano di un aumento di profughi innescato dalla crisi siriana è infondato?
«Ho letto le frasi di Tajani e penso che sia molto triste avere un ministro degli Esteri così mediocre in una fase così delicata. Io sono preoccupato che la politica estera non riesca a riconoscere che quelli che stanno marciando contro il regime di Assad sono sicuramente contro la Russia e l'Iran, certo. Ma non per questo dobbiamo iscriverli tra i buoni».
Per quale ragione?
«Perché oggi ad Aleppo sono entrati coloro che si sono formati con Al Qaeda prima e con l'Isis poi. I nemici di Assad sono tagliagole senza pietà, jihadisti pericolosissimi. Il fatto che siano contro Putin non può portare la comunità internazionale a difenderli, magari mentre massacrano le donne curde che già in una circostanza salvarono l'onore dell'Occidente bloccando lo Stato Islamico dieci anni fa. Davanti al rischio di tragedie umanitarie, carestie, terrorismo l'unica cosa che ripete Tajani è la preoccupazione per il flusso migratorio. Che pena...»
I suoi detrattori la chiamano «Matteo d'Arabia» perché è nel board of trustees del FII Institute, fondazione creata dal principe saudita bin Salman. Francamente, pensa che l'Arabia Saudita o altri Paesi del Golfo siano solo spettatori interessati o che stiano giocando un ruolo dietro le quinte, nella crisi mediorientale?
«Mi hanno insultato per anni, ma adesso anche i più duri stanno riconoscendo che l'Arabia Saudita è diventata un partner cruciale per la regione e per il mondo. La Vision 2030 di Mohammed bin Salman sta creando le premesse di una stagione nuova. Sta combattendo contro il terrorismo islamico con una determinazione senza precedenti. E il suo impegno, di sponda con Macron, per una conferenza nel 2025 che porti a uno Stato di Palestina mi sembra lungimirante. Inoltre, chi ha visto i progetti di sviluppo del Paese si renderà conto che l'espressione "rinascimento saudita" è azzeccata. Ma sono abituato: gli stessi che quattro anni fa mi criticavano e insultavano in pubblico, oggi mi danno ragione in privato. Il tempo è galantuomo».
Trump alla Casa Bianca è un problema o un'opportunità per la mediazione nei conflitti?
«Ormai è la realtà. E dobbiamo farci i conti. Spero che la sua abilità negoziale aiuti il percorso di tregua in Ucraina e la ripresa del percorso della pace di Abramo in Terra Santa. Il mondo sta impazzendo, guardi cosa accade in Corea. Occorre riportare la politica e la diplomazia come mezzo di risoluzione dei conflitti. Ex malo bonum, da un fatto negativo cerchiamo di tirar fuori il bene. Magari anche grazie a Trump raggiungeremo una pace giusta. Spes contra spem, no?»