Renzi: «redditometro misura illiberale, io l'avevo cancellata»
Intervista a Matteo Renzi per "Il Sole 24 Ore" del 23-05-2024
di Emilia Patta
Senatore Renzi, in 24 ore rispunta il redditometro e subito resta congelato. Dopo che da Palazzo Chigi si era precisato che «l'emanazione del decreto, stabilita dal Governo Conte 1 ma mai attuata, era attesa da più di sei anni per regolare l'effettivo superamento del cosiddetto "Redditometro" introdotto dal Governo Renzi nel 2015». Come è andata?
Il governo Renzi non ha introdotto il redditometro e il fatto che Meloni menta in un comunicato ufficiale è di rara gravità. Nel 2010, quando la premier era ministra del governo Berlusconi, fu introdotta nel redditometro la spesa media Istat. Una misura illiberale, basata su semplici presunzioni di spesa, che costringeva il cittadino all'onore della prova. Misura inefficace nel recupero del gettito fiscale e inutilmente vessatoria. Per questo il mio governo cancellò le medie Istat nel 2015, medie che il governo Meloni voleva reintrodurre. Si dipingono come conservatori e liberali ma sono i peggiori statalisti.
Italia Viva si è astenuta a Strasburgo sul nuovo Patto di stabilità. Come mai?
La riforma del patto di stabilità sconta ancora una volta l'assetto istituzionale dell'Ue: è un pannicello caldo. Finché ci sarà il potere di veto dei singoli Stati, nessuna riforma sarà mai davvero tale. Noi della lista Stati Uniti d'Europa vogliamo un'Europa capace di decidere e incidere davvero. O l'Europa cambia o muore.
Siamo a metà anno e mancano ancora i decreti attuativi di Industria 5.0...
Girando l'Italia in questa campagna elettorale trovo tante aziende che hanno svoltato grazie alle misure del mio Governo di dieci anni fa: Industria 4.0, Jobs Act, Irap costo del lavoro. Anche chi non vuole scrivere il cognome Renzi sulla scheda delle Europee, riconosce oggi che è stato il nostro esecutivo a fare più di tutto per il lavoro e per le imprese. Oggi il livello del governo è imbarazzante. La Meloni non fa riforme: sforna decreti per inseguire l'opinione pubblica. Ma ci sono tredici miliardi di euro fermi perché i decreti attuativi non si sbloccano.
La segretaria del Pd ha firmato i quesiti della Cgil per l'abrogazione del Jobs Act. Difende ancora quelle norme o c'è qualcosa che non ha funzionato?
Il Jobs Act ha creato un milione e duecentomila posti di lavoro, di cui la metà a tempo indeterminato. Lo rivendico e sono orgoglioso di quella stagione di riforme. Elly Schlein con una mano ha firmato per cancellare una legge che il Pd ha voluto e votato e che ha creato lavoro, con l'altra ha issato il vessillo del reddito di cittadinanza. Oggi chi vota Pd, vota Cgil. La destra è sovranista, la sinistra è populista: gli Stati Uniti d'Europa sono l'unica alternativa per i riformisti di destra e di sinistra.
Stati Uniti d'Europa è un progetto che sopravviverà alle europee? E in vista delle politiche si rivolgerà al centrosinistra o al centrodestra?
Votare Stati Uniti d'Europa significa votare l'unico progetto di lungo respiro. È il sogno di chi contesta la filosofia di Salvini del meno Europa. Noi prendiamo sul serio le elezioni europee: chi di noi sarà eletto resterà davvero a lavorare a Strasburgo. Quando leggo che Tajani, Meloni, Schlein e Calenda se eletti non andranno in Europa io dico - con Marco Pannella - che sono dei "ladri di democrazia". È uno scandalo solo italiano utilizzare le Europee per contarsi in Italia e non per contare in Europa. Io andrò in Europa per aiutare il mondo produttivo come ho cercato di fare da Palazzo Chigi. Per aiutarlo voglio mandare a casa Ursula von der Leyen: in nome del fanatismo ambientalista ci hanno fatto perdere competitività e posti di lavoro. Chi vota Forza Italia oggi vota per il bis di Ursula, chi vota Stati Uniti d'Europa vota per rifare un miracolo come quello di mandare a casa Conte e portare al governo Mario Draghi. Non garantisco di riuscirci, ma sono sicuro di provarci. Quanto alle future politiche noi saremo sempre all'opposizione di sovranisti e populisti.