Renzi: "Salvini propone un governo dei leader? Ipotesi che ha senso. Sul Quirinale è saggio pensare a un patto"

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Intervista di Maria Teresa Meli, "Corriere della Sera", 17 gennaio 2022.  

Senatore Renzi, il centrosinistra sembra aver scelto come interlocutore del centrodestra Salvini, ma le carte continua a darle Berlusconi.
«Io parlo con tutti. Vedremo se il centrodestra avanzerà formalmente una candidatura. Nel vertice di venerdì è emerso che il sogno quirinalizio di Berlusconi non ha i numeri. Che tristezza leggere di telefonate ai singoli parlamentari. Non ho la doppia morale tipica di certa sinistra: giudicavo ridicolo che Ciampolillo fosse chiamato da Conte un anno fa per sostenere il governo e giudico ridicolo che Ciampolillo venga chiamato oggi da Sgarbi per passargli Berlusconi. Questi show telefonici squalificano la politica sia quando lo fa Conte sia quando lo fa Berlusconi. Torniamo alla sana politica e troviamo un nome di prestigio per l'Italia, in patria e all'estero».

Lo ha detto a Berlusconi?
«No, non lo vedo da sette anni, da quando lui ha rotto con me perché abbiamo scelto Mattarella. Sette anni dopo non mi aspetto un "grazie" per tale scelta ma la rifarei. Berlusconi non mi ha chiamato; se mi cerca glielo dico a viso aperto e in faccia, come ho sempre fatto. E come feci quando a Palazzo Chigi tentai di convincerlo a sostenere Mattarella. Io non sono uno degli yesman che ha intorno: gli dico ciò che penso. E chi gli vuole bene deve dirgli la verità, non mandarlo a sbattere».

Sembra che la politica ritenga che Draghi al governo per 14 mesi sia una garanzia maggiore per l'Italia di averlo per 7 anni al Colle. Non è singolare?
«Per avere Draghi ho pagato un prezzo personale altissimo ma ne valeva la pena. Giudico valide entrambe le ipotesi. Draghi a Chigi è una garanzia per il Paese nell'anno di legislatura che ci rimane. Draghi al Quirinale ha un ruolo meno impattante ma garantisce l'Italia, qui e all'estero, per sette anni. Sono entrambe buone soluzioni. L'importante è che nell'uno e nell'altro caso non si spieghi questa scelta come un commissariamento della politica. Draghi è arrivato a Palazzo Chigi quale frutto di una straordinaria battaglia politica. Se andrà al Quirinale dovrà esserci un accordo politico contestuale sul governo. Non ci possiamo permettere elezioni politiche nel 2022 e nemmeno un governo fotocopia senza il premier: il valore aggiunto di questo esecutivo è Draghi, non i singoli ministri».

Salvini ha proposto un governo dei leader se Draghi va al Colle.
«Non è probabile ma ha un senso. Crisi energetica, Pnrr da attuare, riforme da calendarizzare: può avere un senso coinvolgere le prime linee dei partiti. Ho l'impressione però che Salvini debba decidersi. Talvolta sembra voler uscire di maggioranza, lasciando spazio al cosiddetto governo Ursula. Talvolta sembra volersi immolare su Berlusconi, facendosi del male e facendolo anche al Cavaliere e al centrodestra. L'elezione del presidente della Repubblica è una partita seria, una finale di Champions, non un'amichevole precampionato. Ci sono leader che sul Quirinale si sono bruciati e hanno perso ogni credibilità: pensi a quello che ha combinato Bersani in quella scriteriata gestione del 2013. Su questa partita il mio omonimo si gioca molto ma credo lo sappia».

Lei ha detto che votereste un candidato del centrodestra di alto profilo. Ma lo fareste anche nel caso in cui Pd e M5S non lo votassero?
«Se il candidato o la candidata sono di livello certo che lo votiamo. La Costituzione stabilisce l'identikit del presidente della Repubblica. E non c'è scritto da nessuna parte che il capo dello Stato non debba venire dal mondo della destra. Se non è mai accaduto, è perché la destra non ha mai vinto le elezioni nell'anno del Quirinale: casualità, non precetto costituzionale. Il punto non è la provenienza ma la capacità di rappresentare l'unità della nazione. Che venga da destra o da sinistra, dal nord o dal sud, ateo o credente, politico o espressione del mondo accademico e della società civile, poco importa: l'importante è che sia all'altezza della sfida. E che sia credibile per gli italiani e nel mondo. Quanto al Pd e ai Cinque Stelle, non so dirle. Mi pare che Enrico Letta abbia proposto al centrodestra un accordo complessivo da qui al 2023 in modo serio e ragionevole. Mi sembra saggio».

I 5 Stelle hanno una pattuglia parlamentare di notevoli proporzioni ma paiono divisi. Lei ha capito che cosa vuole Conte?
«No, non l`ho capito. Ma la tranquillizzo: non l'ha capito nemmeno Conte. Cerca solo di dare l'impressione di essere in partita. Lo fa soprattutto per i suoi: la dialettica interna ai grillini è pesante. Conte vorrebbe andare ad elezioni nel 2022: sa che se si vota a scadenza naturale, Di Maio gli riprende il posto».

Ma perché spetta al centrodestra fare un nome?
«Banalmente perché hanno più grandi elettori. Al centrodestra spetta la prima mossa ma non è un diritto divino. Se hanno un nome che può farcela, lo tirino fuori. Altrimenti il Parlamento in seduta comune troverà una soluzione diversa. È sempre andata così, andrà così anche stavolta».

Ritiene che debba essere garantito il diritto di voto anche ai parlamentari in quarantena?
«Per me sì. Per l'eccezionalità dell'atto - l'elezione del capo dello Stato - è giusto che si predispongano dei corridoi per far votare, in presenza, anche i parlamentari in quarantena. L'elezione del capo dello Stato non è un privilegio per parlamentari: è un altissimo dovere istituzionale. Si organizzi perché il tutto avvenga in sicurezza per i parlamentari e per i funzionari».

Alcune personalità hanno inviato una lettera alla presidente Casellati chiedendo che lei lasci il Parlamento perché la sua attività di conferenziere internazionale è incompatibile con la Costituzione.
«Citano una Costituzione che non hanno letto. O forse non hanno capito. Chi siede in Parlamento lo decide il popolo, non i presunti intellettuali della sinistra radicale. Loro sognano di farmi fuori perché ancora non si capacitano del coraggio con cui abbiamo mandato a casa Conte per portare Draghi. E quindi vorrebbero eliminarmi. Evidentemente non mi conoscono, pazienza. Ma soprattutto non conoscono la Costituzione. Mi spiace, per loro».