Renzi: "Se sono davvero il partito dello streaming, pubblichino il carteggio Grillo-Conte"

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Intervista di Laura Cesaretti, "il Giornale", 2 luglio 2021.  

Senatore Matteo Renzi, nel giorno in cui esplodeva la guerra termonucleare tra Grillo e Conte ha fatto scalpore un suo tweet ironico: tutto bene, tutto come previsto. Che intendeva?
«Non era ironico. Sono semplicemente molto felice: sei mesi fa Conte e Grillo guidavano il paese, oggi si contendono lo statuto del Movimento Cinque Stelle. È un grande passo in avanti per l'Italia. Draghi gestisce i vaccini, la ripresa, i meeting internazionali. Conte discute del terzo mandato di Toninelli. Sinceramente mi sembra che stia andando davvero tutto bene».

Da tempo aveva previsto una prossima implosione grillina. Perché? Quanto c'entra il governo Draghi?
«È tutta colpa - o forse direi merito - del governo Draghi. E spero che adesso, sei mesi dopo, qualcuno inizi a darci atto dello straordinario coraggio che abbiamo avuto aprendo una crisi contro tutti, controcorrente. Oggi con Draghi i Cinque Stelle implodono. Ma attenzione: nei prossimi mesi cambieranno anche gli altri partiti, sia a destra che a sinistra. E anche quelli più centrali, ovviamente. Nulla sarà più come prima. Lo considero un bene per l'Italia».

Col nuovo governo le cose stanno cambiando più in fretta del previsto. Saltano uno dopo l'altro gli assetti di potere e le misure simbolo dell'era contiana: vuole tirare un primo bilancio?
«Il fatto che non ci siano più Arcuri, Bonafede, Costa, Boccia, Provenzano, e che al loro posto ci siano persone più capaci come Figliuolo, Cartabia, Cingolani, Gelmini, Carfagna mi sembra una svolta positiva. Ovviamente è solo l'inizio. Però io sono molto ottimista. L'Italia vedrà tra il 2022 e il 2023 un nuovo boom economico. Il fatto che lo gestisca Draghi e non i grillini è un gran bene per il Paese».

Per sfruttare le sue doti divinatorie: cosa accadrà ora in casa 5s? Conte riuscirà a mettere insieme nuovi gruppi di "responsabili"? Farà un partito? E come si collocherà rispetto al governo?
«Tireranno avanti con qualche accordicchio per un po'. Ma nel frattempo il capitale di credibilità residuo scenderà ancora. Per il governo non è un problema, i numeri ci sono comunque, anche in caso di scissione».

Conte ha asserito l'altro giorno di aver favorito la nascita del governo Draghi. Lei, massimo imputato di «conticidio» secondo Travaglio, come ricorda quei giorni di frenetici tentativi di arruolamenti (anche in casa sua) per costruire il Conte ter?
«Ho appena finito un libro he uscirà per Piemme tra due settimane. Si chiamerà ControCorrente e racconterà cosa è accaduto davvero in quelle ore. Ognuno scrive la storia come vuole. Ma quando ho sentito Conte dire che lui ha lavorato per il governo Draghi non sapevo se ridere o piangere. Andrà a finire che sostenitori del Conte Ter eravamo solo io e Ciampolillo. Gli altri sono già diventati tutti per Draghi. Evidentemente le espressioni "o Conte o elezioni" che mi sembrava di leggere nei documenti Pd e Cinque Stelle erano allucinazioni».

In casa grillina c'è chi parla di "dossier" e carteggi tra Grillo e Conte sulle manovre parlamentari di quei giorni. Le pare credibile? Pensa che questo possa intralciare la nascita del mitologico partito contiano?
«Il partito dello streaming e della trasparenza potrebbe fare una cosa molto semplice: pubblicare il carteggio Grillo-Conte, così da evitare che fioriscano leggende metropolitane. Sarebbe una lettura preziosa, anche solo per capire che cosa frulla in testa ai massimi dirigenti del partito più sensibile alle poltrone della storia repubblicana. Nemmeno il Psdi di Nicolazzi era sensibile agli incarichi di sottogoverno quanto il Movimento Cinque Stelle di Conte».

Si prefigura un parlamento balcanizzato dalla frantumazione grillina in vista dell'elezione del nuovo presidente della Repubblica. Letta lancia l'allarme. Che scenario prevede? E lo sa che nel Pd c'è chi si preoccupa per il ruolo che giocherà lei?
«Non capisco l'allarme di Letta. Si vota tra sei mesi, ci sono tutti i tempi per fare un buon lavoro tutti insieme. I numeri per eleggere un presidente della Repubblica che sia filo europeo e filo atlantico ci sono. Non vedo perché mettere il carro davanti ai buoi. Ora occupiamoci di vaccini e di riaperture. Poi facciamo un grande G20 con Draghi alla guida del Paese. E poi, a febbraio, ci porremo il tema del successore di Mattarella. Capisco che per qualcuno del Pd io sia un ossessione, ma fossi in loro mi preoccuperei dei Cinque Stelle, non di Italia Viva».

Il Pd pare dividersi tra chi vuol perseverare nell'intesa con quel che resta di M5S e chi chiede di riaprire il dialogo con lei e i riformisti del centrosinistra, facendo propria l'agenda Draghi. Cosa si aspetta? E perché finora il Pd lettiano non sembra avere una linea precisa tra nostalgie contiane e sostegno a Draghi?
«L'Agenda Draghi è l'agenda che serve al Paese. Gli inconsolabili che rimpiangono Conte, a mio avviso, fanno del male al Pd. Ma credo sia un dibattito lezioso: se persino Grillo dà dell'incapace a Conte, penso che siamo arrivati ai titoli di coda del Movimento Cinque Stelle. Lasciamoli fare da soli: si stanno distruggendo tra loro, inutile intervenire».

Sul ddl Zan è muro contro muro tra Pd e Lega, e da sinistra lanciano sospetti sul "tradimento" di Iv. Come risponde?
«Sui diritti una certa sinistra gode nel fare i convegni e poi farsi bocciare le leggi in aula. È andata cosi sui Dico, sui Pacs e su tutto il resto. Poi siamo arrivati noi e abbiamo fatto le Unioni Civili. Perché per fare passi in avanti sui diritti occorre il dialogo, non la clava. Ormai siamo alle strette in Senato. Noi ci siamo, pronti a fare la nostra parte. Se si va a scrutinio segreto la legge secondo me rischia. Forse conviene a tutti quantomeno andare a vedere le carte. Il Pd deve decidere se andare alla conta rischiando di affossare la legge o tentare un accordo, Salvini deve decidere se emulare Orban o tentare un accordo. Io sono da sempre per l'accordo. In questa fase della mia vita ormai sono più zen che Zan: mi auguro che prevalga il buonsenso, il dialogo, i diritti. E nel mio piccolo do una mano in questa direzione. Poi se vogliono andare alla conta, ci conteremo».

Quella sulla giustizia è la madre di tutte le riforme, e finora è tenuta in ostaggio da M5s. Si riuscirà a forzare il blocco?
«Il crollo dei Cinque Stelle aiuta a gestire meglio le partite principali della giustizia, a cominciare dalla folle riforma della prescrizione. Ma è ancora presto per dire come si svilupperà il dialogo, lo vedremo a settembre».

Cosa pensa dei referendum radicali sulla giustizia, cui ha aderito anche la Lega?
«Non sono un fanatico dell'istituto referendario, ci ho pure perso Palazzo Chigi su un referendum. Però se le cose restano ferme allora la spinta di un referendum - secondo la grande esperienza di Marco Pannella - può essere decisiva. Spero nel Parlamento. Se il Parlamento non fa la sua parte, ben vengano i referendum».