Renzi: «Spreco sui centri migranti, mentre gli italiani pagano bollette stellari»
Intervista di Matteo Renzi per «Huffington Post» del 28-03-2025
di Giulio Ucciero
Intervista col leader di Italia Viva: «La visita a Mar-a-Lago fu una cosa da influencer: a Washington non la invitano. La premier ormai è fuori da tutti i tavoli che contano. I centri per migranti albanesi sono uno spreco assurdo, mentre gli italiani strapagano le bollette. Lo dice anche Draghi, ne sono confortato».
Senatore Renzi, oggi lei è andato in Albania per una visita ai centri italiani per i migranti. Che cosa ha trovato?
Ho trovato poliziotti, carabinieri, finanzieri, agenti di polizia, operatori tutti molto motivati e professionali. La struttura è all’avanguardia, ci sono computer nuovissimi per i videocollegamenti. L’italia ha speso centinaia di milioni di euro, tutto nuovo di zecca. Peccato solo che… mancano i migranti. Io non riesco a capire come sia possibile che l’opinione pubblica accetti l’aumento delle bollette, l’aumento del costo della vita, l’aumento del gasolio mentre Meloni spreca quasi un miliardo in un provvedimento demagogico, assurdo e soprattutto inutile.
La premier vorrebbe riconvertirli in Cpr con un decreto. Può essere una soluzione? Anche l’Ue ha dato un primo via libera alla trasformazione dei centri in return hubs…
Da quello che abbiamo visto con i senatori di Italia Viva che sono venuti con me in Albania se domattina la Meloni fa un decreto per riconvertire in CPR deve spendere almeno altri cinquanta milioni di euro. Noi abbiamo suggerito a Meloni di trasformarli direttamente in un carcere. Ma la verità è che questa vicenda del centro in Albania è nato male e ho paura che finirà peggio.
Perché allora Giorgia Meloni continua a credere in questa battaglia? Riuscirà a trovare le sponde giuste a Bruxelles o anche quella in Albania, come scrive lei nel suo nuovo libro, è una mossa da “influencer”?
Giorgia Meloni è la perfetta influencer, bravissima a comunicare ma incapace di governare. Parliamoci chiaro: ha ragione Confindustria quando dice che anziché fare centri di detenzione per i migranti dovremmo fare centri di formazione per insegnare un mestiere. Chi vuole restare, lavora: abbiamo bisogno di almeno trecentomila lavoratori. Chi lavora e rispetta le regole di legalità e sicurezza, resta. Chi delinque lo stanghi. Semplice, no? Basta volerlo. Ma la Meloni non è preoccupata di risolvere il problema, ha solo l’ansia dei sondaggi. E sa che per la sua base deve mostrarsi dura con i migranti. E quindi l’Albania è funzionale al suo racconto, non alla realtà.
Andiamo sull’America. Sembra che ci sia un po’ di confusione nell’esecutivo su come si tratta con la Casa Bianca. Lei da premier ha mantenuto un ottimo rapporto con il presidente Barack Obama. Come si coltiva una relazione così importante? Volando a Mar-a-Lago o con pazienza e lunghi bilaterali?
Mar-a-Lago è una roba da influencer. È andata lì, con un volo di stato di dodici ore, con una sosta in Islanda. Ha fatto venticinque ore in aereo per stare un quarto d’ora con Trump e vedere un film con tutto il mondo Maga. Ma ha potuto raccontare ai giornali che lei ha la relazione speciale con Trump. peccato che quando c’è stato da discutere di dazi o Ucraina Trump ha ricevuto Macron. E Starmer. Persino l’irlandese è già andato da Trump alla Casa Bianca, ma Giorgia ancora no.
Nessuno vuole far innervosire Trump. Eppure, sono celebri le storie di sfuriate tra alleati. Ogni tanto bisognerà pure alzare la voce, no? Le capitò mai di rispondere male al presidente americano?
Diciamo che non sono mancati momenti di confronto anche aspro, il principale dopo il summit Nato in Galles. Ma poi è giusto cercare una buona relazione con la Casa Bianca. solo che se Trump mette dazi, servono subito reazioni dure.
E poi? Come si scioglie la tensione? C’è un lavoro diplomatico oppure lei ha chiamato Obama al telefono?
Per fare questo lavoro ci sono gli sherpa. La telefonata arriva a suggellare l’accordo. Oppure se la crisi è proprio molto complicata. La cosa che mi fa male è vedere Giorgia Meloni non toccare palla sulle questioni più importanti. L’Europa è fuori dai tavoli che contano, l’Italia purtroppo non c’è. A me questo dispiace perché io sono un patriota. Tre mesi fa i Fratelli d’Italia dicevano che l’Italia aveva la leader più potente del mondo, oggi vediamo che non riusciamo a farci ricevere alla Casa Bianca.
Glielo chiedo perché oggi l’imbarazzo tra Europa e Usa c’è. Sulle pagine di tutti i quotidiani stanno girando le conversazioni private di importanti membri dell’amministrazione americana, da J.D. Vance al segretario alla Difesa Hegseth, in cui dileggiano gli europei. Oltre alla gravità della fuoriuscita di dati così sensibili, cosa ci dicono le parole di odio per l’Europa espresse dal vicepresidente Vance?
Non sono sorpreso. Trump ha detto che l’Europa è nata per fregare gli Stati Uniti. La cosa sconvolgente non è quello che pensano, ma che sbaglino la chat in cui mettono i piani di guerra. Spero che i codici del nucleare siano nelle mani di qualche generale serio, altrimenti con questi finiscono nelle chat delle mamme della scuola dei figli di Vance. L’Europa deve darsi una smossa oppure finirà ai margini. L’Italia deve decidere se seguire la linea Salvini che parla con Vance con la stessa intelligenza strategica con cui gestisce i ritardi delle ferrovie o la linea europeista.
L’astio americano, almeno quello di una certa parte d’America, per Bruxelles, Parigi e Roma, è un sintomo di qualcosa di più profondo oppure è solo un atteggiamento da bulli, una dimostrazione di forza e basta?
Sono sintonizzati su un mondo in cui l’Europa è poco più che un fastidio. Trattano con la Russia, mettono al centro il Medio Oriente, si preoccupano della Cina. Per loro l’Europa è un fastidio.
Anche pubblicamente l’amministrazione Trump non nasconde un certo disprezzo per gli europei, tanto che ieri il presidente ha difeso Vance: “Gli europei sono dei parassiti”. Stati Uniti e Unione europea si possono considerare ancora alleati? O è finito l’euroatlantismo per come lo abbiamo conosciuto?
L’Amministrazione Trump passerà, gli Stati Uniti d’America resteranno. E comunque Trump è imprevedibile, può fare di tutto, anche cambiare posizione nel giro di qualche settimana. Non drammatizzerei: noi siamo e saremo alleati degli americani.
In tutto questo, l’Europa è in affanno. Il piano Readiness 2030 è tutt’altro che ready, pronto, e c’è il rischio che ognuno vada per contro proprio. Come giudica la reazione delle istituzioni europee di fronte al ciclone Trump?
Servono statisti e non influencer. E purtroppo a Bruxelles scarseggiano. Servirebbe un Mario Draghi al posto di Ursula von der leyen, altro che discorsi. Quando Draghi ha detto l’altra settimana in Senato che la prima misura per la competitività è affrontare il caro energia e il dramma bollette mi sono sentito rinfrancato: pensavo di essere l’unico a menare come un fabbro su questo punto. Ci rendiamo conto che negli ultimi dieci anni abbiamo dimezzato la produzione italiana di gas e petrolio e abbiamo raddoppiato il costo delle bollette? La Meloni oggi fischietta ma vi ricordate quando mi attaccava sulle trivelle? Il tempo è davvero galantuomo.
Sembra che per non guastare il rapporto con il presidente americano, Meloni stia diventando più prudente. Parla meno, prende meno posizioni pubbliche: fa bene o è un comportamento costretto? La premier dovrà decidere tra l’Ue e gli Usa?
Noi siamo l’Unione Europea, checché ne pensi la nostra Premier. Giusto mantenere un canale diplomatico con Washington. Ma fare politica estera non significa invitare Musk ad Atreju o venire bene in foto: significa fare politica. Meloni ha perso la voce: non spiega il caso Al-Masri, non spiega il caso Paragon, non spiega che fare sui dazi. Ritrova il fiato solo per provocare su Ventotene.
E per andare al congresso di Azione dal suo ex ministro Calenda. I giornali dicono che l’ha fatto per rispondere all’uscita del suo libro “L’Influencer” in larga parte dedicato proprio a Giorgia Meloni.
Non so perché Meloni sia così ossessionata dal mio libro, lo ha citato persino in Senato. Mi fa pubblicità, la devo ringraziare. Ho visto che Calenda l’ha invitata e che lei ha accettato: sono contento per loro se passano il sabato mattina insieme. Spero che dopo essere andata da Azione trovi il tempo anche per andare alla Casa Bianca. Sempre che Trump si ricordi di invitarla. A noi serve una premier che si fa sentire sui dazi.
Gli alleati però non aiutano la premier. Antonio Tajani si è sentito scavalcato e ha reagito minacciando l’uscita dal governo, mentre Matteo Salvini cavalca l’onda trumpiana. Lega e Forza Italia bisticciano da due giorni. Qual è la linea internazionale dell’esecutivo? Esiste una voce unica o Meloni è in balia dei battibecchi dei suoi vice?
Troveranno un accordo, il loro è solo wrestling. Dicono di avere posizioni diverse ma poi non rompono: tengono troppo agli incarichi ministeriali per sfasciare tutto. Le posizioni di Tajani e Salvini sono insignificanti, la verità è che Giorgia non è la leader coraggiosa che i media di palazzo avevano dipinto. E chi legge il libro fino all’ultima riga se ne rende conto.