Renzi: "La svolta c’è, ora ripartiamo con vaccini e ripresa economica"

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Intervista di Annalisa Cuzzocrea, "la Repubblica", 19 aprile 2021.      

Matteo Renzi, Enrico Letta punta a un centrosinistra largo che dialoghi con i 5 stelle. Lei è dentro o fuori?
«Noi dentro, i Cinque Stelle no. Questa è anche la tesi di chi, tra i dem, ha visto all'opera i grillini a cominciare dai romani che hanno subìto l'amministrazione Raggi».

Cosa non la convince?
«Per me l'esperienza dei 5 Stelle è al capolinea. E dubito che Conte - che si definisce equidistante da destra e sinistra - accetti di guidare il Movimento. Non mi stupirei se alla fine rinunciasse: troppe tensioni a cominciare dalla rissa sul terzo mandato. Non sottovaluti la questione giudiziaria. Noi avremo un processo sul finanziamento illecito solo perché un magistrato dice che la fondazione che organizzava la Leopolda era in realtà un partito. Si immagina cosa accadrà quando gli inquirenti entreranno nel rapporto tra la Casaleggio, il Movimento, Rousseau, i gruppi parlamentari? Non mi stupirei se Conte provasse a fare qualcosa da solo. Credo gli convenga».

Il consenso di Conte è alto, quello dei 5 Stelle buono, il suo è sceso.
«Questo interessa a chi confonde la politica con il Grande Fratello. Eppure nella recente crisi abbiamo dimostrato che il Parlamento non è Facebook. Noi abbiamo fermato Salvini nel 2019 e creato le condizioni per il governo Draghi nel 2021. Siamo orgogliosi di questo, ma non basta. Nei prossimi giorni organizzeremo meglio Italia Viva».

Salvini al governo lo avete riportato.
«Abbiamo salvato il Paese, svoltando sui vaccini e mettendo in sicurezza il debito pubblico con Draghi. Per me è positivo che la Lega abbia accolto l'appello di Mattarella: sembrava impossibile due anni fa quando Salvini imperversava per le spiagge e Di Maio flirtava con i gilet gialli. Allora i media scrivevano che i populisti avrebbero governato decenni, ora votano la fiducia all'ex banchiere centrale europeo. Per queste operazioni serve la politica, non i sondaggi».

Goffredo Bettini ha parlato di interessi sovrannazionali che hanno fatto cadere il Conte due. È così?
«Complotto internazionale è il nome che Bettini dà all'incapacità di ammettere che ha scelto una linea suicida: Conte o elezioni. Ha sbagliato, ha perso, lasci stare i fantasmi. Ma quali interessi? Serve più rispetto per Draghi ma soprattutto per Mattarella».

Come bisogna correre alle amministrative? A Bologna avete candidato Isabella Conti. A Napoli appoggerete Roberto Fico?
«Che siano i territori a decidere e scegliersi i sindaci, meglio se con le primarie».

Salvini è stato rinviato a giudizio su Open Arms per il sequestro di 147 persone. Il leader della Lega si difende scaricando quella decisione sul governo di allora. Troppo facile?
«Che il M5s viva contraddizioni è vero: sulla Diciotti hanno votato per Salvini, sulla Open Arms contro. Del resto, l'espressione taxi del mare fa parte del loro vocabolario, non del mio. E la guerra alle Ong l'ha fatta il governo Conte, non noi. Sei anni fa firmai un atto per raccogliere non solo i vivi, ma anche i morti, dopo un terribile naufragio al largo di Catania: per noi dare sepoltura era un dovere civile. Altri premier hanno chiuso i porti, ma vengono considerati leader di sinistra, chissà perché».

Sulle riaperture Mario Draghi, che lei incontrerà oggi, ha deciso di assumere un rischio ragionato. Sta subendo l'influenza della Lega?
«Non è l'influenza della Lega, è la leadership di Draghi a fare la differenza. Con Draghi è cambiata l'immagine dell'Italia nel mondo e abbiamo svoltato su vaccini e riaperture. Sbaglia chi lascia a Salvini questa bandiera: dobbiamo intestarcela noi, sia sulla scuola che sulle attività commerciali. Non di solo pubblico impiego vive l'Italia. E non di sola dad possono vivere i nostri figli».

Che intende quando dice noi?
«Noi, i riformisti. Quando vedo i bauli in piazza dico che riaprire i luoghi di cultura è la cosa più giusta da fare: gli artisti non sono come diceva Conte "quelli che ci fanno divertire". La cultura è l'anima della nostra comunità: alzare i sipari è un dovere civile. Non so se è di sinistra, ma sicuramente è un concetto giusto».

La Gran Bretagna ha cominciato a riaprire con numeri molto migliori di quelli che abbiamo oggi. Non pensa che il rischio possa diventare azzardo?
«Anche lasciare milioni di persone senza stipendio, chiusi in casa senza prospettive quando un quarto degli italiani ha già avuto il virus o la prima dose di vaccino è un azzardo. Ripartiamo, con prudenza ma ripartiamo».

Perché non ha difeso Roberto Speranza dall'assedio della destra?
«Veramente noi votiamo contro la mozione di sfiducia, che è un mediocre giochino di Giorgia Meloni per acquisire consenso. E tuttavia avanzare dubbi sulla gestione del ministero non è lesa maestà. Aggiungo che Iv propone di investire trenta miliardi sulla salute con il Piano Sanità 2030: non possiamo essere di nuovo impreparati».

E il Mes, che sembrava così importante prima, non lo è più?
«Che i 30 miliardi servano è un dato di fatto. Continuo a pensare che sia meglio usare il Mes che le forme tradizionali di indebitamento».

Ha proposto una commissione d'inchiesta sull'operato di un governo di cui faceva parte.
«Certo. L'abbiamo chiesta ufficialmente in aula, per primi, un anno fa. E dopo quello che è successo siamo ancora più convinti. Quando vedi 100 milioni di euro buttati via nei banchi a rotelle esigi chiarezza. Non contro Speranza, ma per la verità. A cominciare dalle mascherine, dai report Oms, dai ventilatori comprati a caro prezzo in Cina ma non funzionanti, nonostante le garanzie dell'onorevole D'Alema».

Non crede nella trasparenza di quell'operazione?
«Non lo so e non mi interessa. D'Alema è il campione di una certa sinistra che ha sempre sognato di eliminare l'avversario per via giudiziaria e non politica. Io non sono come lui e dunque non strumentalizzo i suoi ventilatori mal funzionanti. Certo, c'è una doppia morale: se fossi stato io l'uomo dei ventilatori cinesi sarebbe già esplosa una campagna social di Leu e M5S con richiesta di condanna all'ergastolo e di dimissioni da parlamentare, che è il loro vero obiettivo da quando abbiamo mandato a casa Conte».

Si è pentito delle conferenze in Arabia Saudita con Bin Salman?
«Ma pentirsi di cosa, scusi? Uno si pente dei crimini. O, se cattolico, dei peccati. La mia attività internazionale non è un crimine, né un peccato. Lavoro rispettando le leggi e pagando le tasse in Italia, non spaccio ventilatori o mascherine».

Non pensa che un politico non dovrebbe fare conferenze pagate all'estero per evitare conflitti di interessi?
«Non vedo alcun conflitto di interessi: si tratta di un'attività che svolgono anche altri ex premier italiani e stranieri. Essere stimato oltre confine non è un crimine. Rispetto le leggi che ci sono, se cambieranno ne prenderò atto».

Del Pnrr di Draghi si sa poco, ma Italia Viva non protesta come ha fatto contro Conte.
«Non è una questione personale, ma di merito. Il Pnrr presentato a dicembre, di notte, da Conte aveva una crescita cumulata stimata nel 2.3%. Con il lavoro di Draghi e dei ministri Franco e Cingolani siamo al 3.6%. Ballano oltre 20 miliardi in più: sostenere che questo governo ha svoltato rispetto al precedente è una semplice questione di matematica. Ma chiederemo a Draghi di fare di più specie su sanità e infrastrutture».