Renzi: "II voto utile è quello a noi. Draghi è la sola alternativa a un governo di destra"
Intervista di Maria Teresa Meli, “Corriere della Sera”, 9 settembre 2022.
«Il voto utile? È quello a noi, così avremo un governo Draghi e non un governo Meloni»: nell'intervista a Venanzio Postiglione sul Corriere.it Matteo Renzi rovescia il ragionamento di Enrico Letta. Ma prima parla del tema che preoccupa di più gli italiani e i lettori del nostro giornale: l'emergenza gas. E, come Calenda, spiega che «occorre ragionare sul nucleare di nuova generazione».
Letta si lamenta del Rosatellum...
«Io avevo in testa un modello istituzionale che è fallito, in cui i cittadini sceglievano sulla base di un ballottaggio come per i sindaci. La mia legge elettorale si chiamava Italicum e purtroppo è stata spazzata via dal no al referendum perché stava in piedi solo con il monocameralismo. Quando si è capito che non c'era più la possibilità di fare la riforma costituzionale Pd, Forza Italia e Lega hanno votato una legge che l'allora capogruppo dem alla Camera Rosato sottoscrisse come primo firmatario, ma è una legge su cui la fiducia non l'ho messa io, l'ha messa Gentiloni che mi risulta iscritto al Pd. E la ministra che in aula disse "pongo la questione di fiducia" era Anna Finocchiaro, iscritta al Pd anche lei».
Il Pd chiede il voto utile per non far vincere la destra...
«Cos'è il voto utile? Per me è mandare gente competente in Parlamento perché se hai gente competente può capitare che anche se hai il 2 per cento riesci a mandare a casa Conte e a portare Draghi. Questo Parlamento è un Parlamento in cui per due terzi si vota nel proporzionale e i voti sul proporzionale sono decisivi per mandare una pattuglia di persone in grado di fare la differenza: 40 parlamentari a noi fa già la differenza e quello è il voto utile. Viceversa se tu pensi che l'unico voto utile sia quello dei collegi uninominali commetti un errore: in molti di quei collegi la partita è già decisa perché Letta ha fatto una scelta suicida».
Cioè?
«Lui aveva due possibilità: o allearsi con i grillini perché al Sud potevano vincere diversi collegi oppure fare un accordo con l'area Draghi, ossia con Calenda e noi. Roso e dominato dal rancore personale verso di me ha chiuso alla prospettiva dell'area Draghi e non se l'è sentita di aprire sul M5S. Oggi fa l'appello al voto utile sapendo perfettamente che sui collegi non tocca palla».
Nel caso in cui il centrodestra avesse la maggioranza voi gli dareste un aiuto ?
«Se la destra ha i numeri e indica Meloni noi stiamo all'opposizione: opposizione seria, civile e costruttiva. Se non ci sono i numeri c'è solo un'alternativa: andare tutti insieme da Draghi e dire "Mario in attesa che noi facciamo la riforma costituzionale governa tu il Paese", ed è chiaro che in quel caso saremmo in maggioranza. La partita è a due, o vince la destra e va al governo la Meloni o noi facciamo un buon risultato e a Palazzo Chigi ci va Draghi».
Non sarebbe meglio lasciare da parte la polemica con il Pd e concentrarsi a togliere voti a Forza Italia?
«L'unica cosa che può cambiare gli equilibri in atto è che noi facciamo il 10 per cento, perché così è probabile che si arrivi a un governo Draghi e non a un governo Meloni. Per arrivare a quella percentuale noi abbiamo due aree dove prendere i voti: il centrodestra moderato, quindi Forza Italia e quel pezzo di Lega che non sopporta più Salvini e quell'insieme di persone riformiste che ha i brividi quando sente dire dal Pd che il Jobs act era il male e il reddito di cittadinanza il bene. Letta ha abbracciato l'agenda del M5S. Quanto alle polemiche non voglio fare la logica "gnè gnè" dell'ha iniziato prima lui, ma tutti i santi giorni Berlusconi da un lato e Letta dall'altro attaccano il terzo polo. C'è un limite di decenza alle bugie. Quando Letta ha detto "ha ragione Meloni, ha torto Renzi" ha fatto uno spot per lei: ossessionato dal rancore per me sta facendo la campagna per Meloni».
Lei è favorevole al presidenzialismo?
«Sono favorevole all'elezione diretta. In Italia credo che il sistema che funziona meglio sia quello dell'elezione del premier e non del presidente della Repubblica, perché con la nostra Costituzione il presidente deve restare arbitro. Però non mi preoccupa il presidenzialismo, ma significa modificare lo Stato, i poteri del presidente della Repubblica. Comunque fa bene Meloni a proporre una Bicamerale per fare le riforme insieme, io trovo questa idea tutt'altro che disprezzabile».
Meloni al governo fa paura?
«A me no: io non credo che sia fascista, però ho paura per i conti pubblici».